Statistiche – Scudetto o coppe? Anche il San Paolo ha dato la sua incredibile risposta…

E’ lì, è «terribilmente» lì, è esclusivamente lì la testa: in quel maggio in cui s’è proiettato il «sogno», in quel simbolo da sistemarsi al petto, in quella favola che riavvolga il tempo e lo riporti indietro di trentuno anni, per fargli vivere l’«Emozione» che ormai può essere semplicemente assaporata lasciandosela raccontare. E’ scritto nell’aria, è
stampato nel cielo, è impresso – anzi, persino scolpito, nel San Paolo ed è diventata una scelta condivisa rapidamente e complessivamente mica andando di conti ma di sensazioni, di richiami della pelle, delle proprie coscienze calcistiche: 454.979 spettatori
nelle dieci partite di campionato e la media (facile, facile) di 45mila per volta, per lanciarsi un messaggio, per ripeterselo ad alta voce e fare in modo che ascolti chiunque, anche quella squadra che sembra (Sarri dixit) inconsciamente alimentata dalle stesse, uniche, ambizioni della propria gente. «Noi vogliamo vincere». E vogliono vincere lo
scudetto, nient’altro che lo scudetto, esclusivamente lo scudetto, altrimenti non si spiegherebbe perché mai, nelle notti di Champions, Napoli se ne sia stata a casa, forse distratta dal (mal)tempo o sedotta dalla poltrona e dalla tv.

CI CREDONO. Il picco (hai visto mai) contro Madame, in quella che viene comunemente definita come la madre di tutte le partite: 55.567; il minimo, ma perché forse erano ancora in vacanza, o magari in rodaggio, con l’ Atal anta, la prima interna di questo 2017-18, alla quale arrivarono «appena» in 35.102. Poi, (quasi) sempre oltre i quarantamila, e persino in prossimità dei cinquantamila, per confermare una tendenza collettiva ed anche una fiducia, quasi una convergenza parallela: puntare sullo scudetto.

LO VOGLIONO. E’ finita per essere una specie di opzione insindacabile, alla quale ha aderito Napoli, che deve anche aver ragionato logicamente, pensando che la Champions fosse qualcosa di irraggiungibile e la coppa Italia un cadeau fino ad un certo punto intrigante: però la folla si è riversata verso Fuorigrotta praticamente in massa quando c’ è stato il campionato, a volte ha colto anche l’invito dei prezzi convenienti (come con il Sassuolo), ma sistematicamente ha seguito le proprie pulsioni.

DISTACCO. C’ è un abisso tra la Napoli da stadio, quella che ci va alla domenica (o al sabato) per lasciarsi av volgere da un drappo tricolore, e quella che vuole vivere invece nella dimensione internazionale, fascinosa e certo sfarzosa e anche festosa e però evidentemente ritenuta vagamente effimera, sportivamente labile e con relative prospettive: in 44.483 contro il Manchester City, e ci sta, perché ci sono appuntamenti a cui è impossibile dire di no; ma pure (soltanto) 10.573 contro lo Shakhtar, nello scontro diretto da vincere a tutti i costi (come poi accadde) per restare ancora in corsa per gli ottavi di finale e aspettare il sorteggio, magari un altro Real Madrid…

NIENTE E’ IMPOSSIBILE. E’ una sida impari, mica soltanto nei numeri, perché il «turbamento» del campionato è altro, e induce a sospettare che, avendo a disposizione
altre nove partite di campionato e almeno una di Europa League (e in quanti saranno suggestionati da quella gara?) si possa approdare intorno al milione di spettatori, scatenati ad inseguire l’orizzonte: è verde bianco e rosso.

Fonte: Corriere dello Sport

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