Paese che vai, stadio che trovi – San Siro: quando la storia incontra la genialità

Al lettore. 
Nasce quest’anno, in esclusiva per tutti i lettori di MondoNapoli.it, una rubrica tanto insolita quanto innovativa, sviluppata per garantire e trasmettere le irripetibili emozioni che solo un luogo potrà concedervi: lo stadio.
Quante volte è capitato, a chi non ha la fortuna di seguire la propria squadra da vicino, di accendere la tv e, sintonizzandosi sul canale che trasmetterà la partita, vedere inquadrato lo stadio che la ospiterà e non conoscerlo? O reputarlo buffo? Affascinante? Curioso? Particolare?
La risposta preventiva a questi amletici dubbi o alla semplice curiosità che si insinua nella mente dell’appassionato la troverete in questa speciale rubrica, nata dall’idea di una Redazione che vuole riservare ai propri lettori ogni particolare, curiosità o notizia di prima necessità che possa soddisfare anche i fruitori più esigenti, garantendo sempre un’informazione sana e pulita, di piacevole lettura.
Vi racconterò, dunque, il giorno prima di ogni sfida del Napoli in trasferta, dell’impianto che ospiterà i nostri beniamini per 90 minuti o anche più.
Snocciolando informazioni tecniche avvolte da aneddoti e curiosità, attraverso una speciale galleria fotografica, vi sembrerà di scorgere in lontananza l’impianto e di avvicinarvici mano mano, assaporando l’ambiente, quasi mistico, trapunto di bandiere e colori, animato dai cori che si fanno via via più forti, più vivi.
A cura di Giuseppe Buro

Il Napoli di Carlo Ancelotti torna a viaggiare in giro per lo Stivale e si dice pronto ad affrontare la prima trasferta del 2019 che, per l’occasione, non poteva che essere la migliore.
La compagine azzurra calcherà il terreno di San Siro (noto anche come stadio ‘Meazza’) e non potrà che provare l’immutabile ‘timore’ che chiunque avverte trovandosi di fronte – e all’interno – di una struttura tanto colossale quanto pregna di storia.

Lo stadio al servizio dell’ippica
L’impianto di San Siro deve il suo nome alla vicina chiesa di ‘San Siro alla Vespra’ e la sua costruzione a Piero Pirelli, storico presidente del Milan nonché figlio del fondatore dell’omonima azienda produttrice di pneumatici.
Lo stadio fu inaugurato il 19 settembre 1926 con un tipico derby tra Milan ed inter dove, però, solo una delle due squadre giocava realmente in casa (i rossoneri), mentre l’altra (i nerazzurri) era ancora accasata presso l’altro impianto milanese, l’Arena Civica.
San Siro nasce a ridosso del famosissimo e preesistente ippodromo e, per lungo periodo, ne paga anche una certa ‘inferiorità’ in termini di importanza, divenendo al contempo stadio ma anche appoggio, stalla e fienile per la più ridente e frequente attività ippica. La struttura era alquanto essenziale ma già in linea con i più efficienti tratti tipici dello stile ‘inglese’: quattro tribune non connesse tra loro e a ridosso del campo perché senza pista atletica, capaci di ospitare tra le 30 e le 35mila persone, di cui solo una piccola parte al coperto in quanto solo la gradinata principale (l’attuale tribuna rossa) godeva di una copertura in ferro, a traliccio.


Il catino prende forma
Lo storico impianto di viale Piccolomini continuerà ad essere utilizzato soltanto dal Milan fino al secondo dopoguerra, periodo in cui anche l’Inter si decise a lasciare la vecchia Arena Civica per trasferirsi definitivamente a San Siro e condividere l’impianto con i ‘cugini’ rossoneri.
Nel frattempo, dato il crescente interesse che il pubblico riservava all’emergente sport del calcio e la proporzionale competitività delle due compagini milanesi, il comune meneghino decise di acquisire lo stadio di San Siro ed operare ulteriori ammodernamenti.
Fu tra gli anni quaranta ed i cinquanta che lo stadio di Milan ed Inter subì notevoli modificazioni: in un primo momento furono congiunte tra loro le quattro tribune preesistenti con la costruzione di spalti ‘angolari’ mentre in un secondo momento fu edificato per intero il secondo anello dello stadio.


Questo secondo livello di spalti, a sbalzo sul primo, incrementò vertiginosamente la capienza della struttura nonché il suo slancio in verticale, prendendosi con prepotenza lo skyline della città meneghina.


L’esigenza di costruire un nuovo anello di spalti fu abilmente soddisfatta con una geniale invenzione architettonica: affinché il secondo livello non si allontanasse troppo dal campo – rendendo così difficoltosa la visuale del terreno di gioco – fu pensato di ‘sovrapporre’ la nuova struttura alla vecchia, costruendo questo secondo livello in larga parte in linea d’area ‘sopra’ il primo anello, godendo di una vertiginosa ripidità a tutto vantaggio della prospettiva.
Il problema, visto il periodo, era: come sostenere una simile struttura?Facile! Con la costruzione di numerosissimi fasci di rampe elicoidali che, oltre a sostenere il peso del secondo anello, fungevano da accesso e deflusso agli spalti di migliaia di tifosi.


L’ultima svolta e la consacrazione della Scala del Calcio
La svolta decisiva per la modernissima e geniale struttura di San Siro si ebbe con la candidatura dell’Italia ad ospitare i mondiali del 1990 in occasione dei quali, ancora una volta, l’impianto milanese si è dimostrato all’avanguardia.
Fu edificato un terzo anello di spalti continui su soli tre lati – incrementando la capienza ad 85.700 posti – ma lasciando aperta ‘una finestra’ sulla città in corrispondenza della tribuna arancio, dalla quale si può ancora oggi ammirare il cielo che sovrasta la metropoli.


Come in occasione dei precedenti ammodernamenti, anche allo scadere degli anni ’80 furono utilizzati dei brillanti escamotage architettonici: per sostenere la nuova struttura del terzo anello furono costruite 11 enormi torri in cemento armato che, oltre a mantenere il peso dei nuovi gradoni, seguivano l’esempio delle preesistenti fasce elicoidali e fungevano – dunque – da rampe d’accesso che dal livello di terra accompagnano i tifosi fino all’ultimo anello dello stadio.

Di queste 11 torri – capaci di rendere ancora più emblematico un impianto che di per sé già si ergeva a tale – se ne distinguono in particolare quattro che, poste in corrispondenza degli angoli dello stadio, sono più alte delle rimanenti sette perché assolvono ad un altro compito: quello di sostenere (oltre agli spalti) anche l’imponente struttura della copertura quadrata, poggiata su quattro travi a traliccio a loro volta ancorate alle solide strutture delle torri.

San Siro, con il raggiungimento degli oltre 85mila posti comodamente a sedere, tutti interamente coperti da una mastodontica copertura sostenuta da un altrettanto mastodontico sistema di travi e torri, è destinato – dagli anni ’90 ad oggi – a preservare intatta la lungimiranza tecnica e filosofica di chi ha compreso la portata degli ammodernamenti che si prospettavano e non ha gettato al vento l’opportunità di stagliarsi con decisione nella storia del calcio, ma soprattutto dell’architettura.

In ultima analisi, è doveroso sottolineare l’eccellente riuscita di un’ultimo tentativo di ammodernamento dello storico impianto: nel 2015 sono stati, infatti, svolti dei lavori nella zona ‘bordocampo‘ dello stadio: via le vecchie panchine interrate ed avanti con la costruzione di ‘ground box‘: un sistema già incontrato con i c.d. ‘pitch view’ che consiste nell’edificazione di un palchetto di poltroncine ‘vip’ a bordo campo, all’interno delle quali incorporare anche le panchine delle due squadre.

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