La solitudine (apparente) del numero 17

A dir la verità, l’inizio di stagione del capitano è stato difficile. Giocatore simbolo del Napoli “rinascimentale” di De Laurentiis, diventato il giocatore più sostituito d’Europa. Numeri che fanno riflettere, ma non preoccupare. Perché Hamsik non è un semplice calciatore che ha e veste tutt’ora la maglia azzurra. E’ qualcosa di più.

Il semplice fatto di essere li, a due passi dal superare il più grande della storia, fa capire quanto sia imprescindibile, non solo per la squadra, ma per la città intera. Si, l’intero popolo napoletano. Esagerazione? Assolutamente no. Tutti, in questi dieci anni, ci siamo curati le ferite dei vari Lavezzi, Cavani ed Higuain pensando ad un solo giocatore: Marek Hamsik. Lui è sempre stato così, poche parole, tanti fatti, centoquattordici per l’esattezza. Gli altri sono rimasti folgorati da Napoli ma hanno preferito altro, lui no. Come in ogni matrimonio che si rispetti, il momento di difficoltà c’è stato, il pensiero di tradire è passato per la testa ma è bastato affacciarsi alla finestra, vedere il tramonto sul Golfo per decidere di restare, per amore, quello vero, come non ne esistono più.

Sarri dice di lui: “Per me potrebbe giocare anche senza una gamba, è un fuoriclasse assoluto ed io ho bisogno di un giocatore simile sempre”. Ora però, il momento per il capitano slovacco è complicato. Spetta al popolo azzurro far capire non solo a Marek ma a tutto il mondo, che quella faccia leggermente triste al momento della sostituzione è soltanto la voglia di voler far di più per il Napoli e non una smorfia o l’insulto di presunti fenomeni. La solitudine per chi ama davvero non esiste. I tifosi sono pronti a piangere dalla gioia insieme ad Hamsik per il record ma soprattutto, per quell’obbiettivo che da troppo tempo vive nel cuore di chi, nato in Slovacchia, batte la mano forte sul cuore dopo ogni goal, perché Napoli ed Hamsik è un legame destinato a non finire mai.

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