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Il Mattino: “Va bene il polo del Sud, ma la priorità deve essere un’altra”

Quattordici anni fa De Laurentiis entrò nel mondo del calcio per ridare fiato al Napoli, dichiarato fallito il 2 agosto 2004 perché schiacciato da 62 milioni di debiti. Continua a pag. 39Dopo aver costruito un impero tecnico ed economico, ha deciso di puntare su un’ altra piazza del Sud: da ieri sera è anche il proprietario del Bari, che non è stato iscritto al campionato di B e dovrà ripartire dalla D. Nel 2004 gli azzurri ricominciarono appena un po’ più su, dalla C1, prima di un’ irresistibile scalata.

Cosa c’ è dietro questa operazione? Il desiderio del produttore di creare un «polo calcistico del Sud», un asse tra due piazze che non hanno avuto lo stesso percorso e hanno tifoserie rivali. Ci sono esempi di multiproprietà sinergiche: l’ Udinese di Pozzo – il club del profondo Nord che ha i migliori rapporti con De Laurentiis: calcolati movimenti di mercato per 100 milioni, gli ultimi sono stati i portieri Meret e Karnezis – gestisce anche il Watford nella Premier inglese e il Granada nella Seconda divisione spagnola; Lotito, presidente della Lazio, prese con il cognato Mezzaroma la Salernitana quando finì tra i Dilettanti. E verso l’ Arechi sono stati spesso dirottati giocatori delle giovanili biancazzurre: tre anni fa anche il tecnico Simone Inzaghi era stato sul punto di trasferirsi a Salerno. L’ idea del «polo calcistico del Sud» era emersa anni fa, quando il Palermo era in A e il Napoli in C. Ma con Zamparini vi è stato un solo affare, peraltro importantissimo: Cavani, acquistato dal club siciliano a 15 milioni e rivenduto a 62 al Paris St. Germain, dopo aver segnato 104 gol in maglia azzurra. Si conosceranno oggi le strategie di De Laurentiis e i dirigenti, il tecnico e i giocatori a cui sarà affidata la mission di rilanciare il Bari.

Ma sia chiaro che l’ impegno con la Ssc Bari non dovrà provocare neanche il minimo disagio alla Ssc Napoli e su questo siamo certi che il produttore darà con i fatti le più ampie garanzie: il Napoli prima di tutto e oltre tutto. Per De Laurentiis un’ altra ambiziosa sfida nel mondo del calcio, quello che è diventato il core business delle sue attività, dopo gli interessamenti a società minori in Gran Bretagna e Portogallo. Il Sud è una risorsa straordinaria, purtroppo rovinata da quanto è accaduto in questa estate, con l’ esclusione dalla serie B di Bari e Avellino. Il patron vara un progetto imprenditoriale ad ampio respiro, sembra di capire non limitato al territorio pugliese, con una sinergia tra la casa madre napoletana e il club biancorosso che ha vissuto l’ ultimo felice periodo con la potente famiglia Matarrese. Dal 2004 al 2018, il Napoli ha avuto una costante crescita. Era un pezzo di carta, senza giocatori, in quella estate di 14 anni fa, quando il titolo venne pagato 32 milioni, cifra ovviamente molto più alta di quella da investire a Bari (si rassicurino i tifosi azzurri più perplessi: ci sono i soldi per un altro portiere e un altro terzino da consegnare ad Ancelotti prima dell’ inizio del campionato), ed è diventato un club che lotta per lo scudetto, partecipa con regolarità alla Champions League, prende alcuni tra i migliori giovani calciatori al mondo e allenatori di altissimo profilo come Ancelotti.

Manca lo scudetto, che stato sfiorato con Sarri e che è l’ obiettivo del suo successore. Su questa strada deve proseguire il Napoli, magari investendo sulla Campania, intesa come immensa scuola calcistica che ha prodotto talenti del livello di Insigne, per citare l’ ultimo in ordine di apparizione sulla ribalta internazionale. L’ individuazione di un’ area dove costruire la nuova casa del settore giovanile è un buon segnale di partenza e sta particolarmente a cuore a chi non vuole più vedere giovanissimi e promettenti calciatori prendere altre direzioni.

Fonte: Francesco De Luca, Il Mattino

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