CHI SALE E CHI SCENDE – La denuncia di Sarri e i cori razzisti degli interisti (e non solo)

CHI SALE – Negli stadi bisognerebbe andare per tifare: una frase pressoché tautologica, ma che oggi nasconde sfumature diverse dal mero appoggio alla propria squadra del cuore.
Il fulcro pensante della società, la mistificazione di un popolo che non riesce mai a scindere la rivalità calcistica dall’odio per un popolo. Sabato sera, mentre la maggior parte era concentrata a vedere sugli spalti il big match tra il Napoli e l’Inter, qualcuno in panchina ha aguzzato vista e udito, captando dietro quella barricata nerazzurra, cori tutt’altro di incitamento o simpatici sfottò. Ancora una volta è andato in scena lo scempio made in Italy del “Vesuvio lavali col fuoco”. Probabilmente c’erano anche tanti campani ad urlare questo ridicolissimo coro (sempre se così si può definire). Sarri, questa volta, non ce l’ha proprio fatta. L’indignazione è stata troppo forte, cosicché ha subito avvertito il quarto uomo e il direttore federale dello schifo che si stava manifestando nel settore ospiti. Si è palesato in prima persona, dunque, per cercare almeno di arginare questa macchia sociale. I napoletani ringraziano il proprio allenatore, il quale ha avuto il coraggio di parlare nuovamente di questo tema, ribadendo nelle varie interviste post gara quanto sia importante inasprire le pene nei confronti di chi genera odio.
Purtroppo quel razzismo territoriale è valso una multa di soli 12.000 €, ma il problema non è risolvibile soltanto con pagamento che per la società dell’Inter e del tutto irrisoria. Bisogna incentivare allo studio, alla cultura, alla conoscenza, per evitare che in futuro le generazioni possano avere tali soggetti come esempio. Il calcio deve rimanere calcio, la politica e tutto ciò che ne concerne deve restare fuori dallo sport.

CHI SCENDE – Lo spettacolo in campo spesso non viene accompagnato da quello sugli spalti. Come già detto, a perdere ancora una volta non sono stati i giocatori ma bensì quei tifosi, ricordiamo la minoranza, che non sanno scindere le compagini dell’odio calcistico da quello territoriale. Così come gli interisti, purtroppo un episodio negativo è successo ancora una volta nella curva della Lazio, ove è presente l’indomita fazione di stampo fascista che va a penalizzare l’intero settore. L’ultima triste trovato è stata attaccare figurine raffiguranti Anna Frank vestita con la maglia della Roma in senso dispregiativo.
È veramente arrivato il momento di arginare questo fenomeno diffuso da bestie piuttosto che da uomini.
Ora la palla passa alle istituzioni, le quali hanno istituito un minuto di silenzio accompagnato da una voce che leggerà un estratto tratto dal diario della povera bambina ebrea, la quale perse la vita a causa dei nazisti.

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