Retròpassaggio – La festa prima della tempesta

Se settimana scorsa abbiamo parlato dello scudetto del 1987, ci sembra altrettanto doveroso parlare del secondo alloro del Napoli griffato Maradona, stagione 1989 – 1990. Come recita il titolo, il secondo scudetto dei partenopei è proprio da considerarsi, rielaborando un noto titolo di un’opera leopardiana, la festa prima della tempesta. Già, perchè da lì iniziò lentamente la parabola discendente del Napoli, culminata con dei vai e vieni dalla cadetteria e condita con prestazioni non consone all’ambiente azzurro. Tutto ciò accompagnato dal fallimento arrivato qualche anno più tardi e la retrocessione in Serie C. Un mix di avvenimenti incredibili, un cocktail indigesto per qualsiasi tifoso partenopeo.

Ma torniamo al 1990 e facciamo un ulteriore passo indietro: è la domenica del secondo turno e muore Scirea in un incidente, passa qualche settimana e Lionello Manfredonia vede la morte in faccia a Bologna e per poco non muore, salvato dal rapido intervento dei sanitari.

Un campionato triste, per questi avvenimenti, che si tingerà di giallo in occasione del fantomatico Atalanta-Napoli dell’8 aprile 1990, quando la truppa azzurra affronta l’Atalanta di Agroppi: a dieci dalla fine, l’azzurro Alemão viene incivilmente colpito da una monetina scagliata dagli spalti. Il centrocampista brasiliano viene prontamente medicato dal massaggiatore Carmando: all’inizio sembra potercela fare, poi esce sostituito da Zola. I risultati? Polemiche a raffica come non mai e il 2-0 a tavolino per il Napoli di Bigon, che prenderà il volo per lo scudetto.

Le polemiche, principalmente targate Milan, saranno talmente feroci che dal quel momento in poi verrà abolita la sconfitta a tavolino automatica. Un avvenimento curioso senz’altro, che però è erroneamente da definirsi un aiutino per il Napoli: la squadra di Bigon, insieme al Milan di Sacchi, era la squadra più forte. Per i più curiosi, il Milan cadrà dalla vetta alla penultima giornata contro il Verona e il Napoli vincerà lo scudetto la stessa giornata a Bologna.

Un Napoli caparbio, difeso per bene dal portiere Giuliani e dai titani difensivi Ferrara, Baroni, Corradini, Francini e Renica. Quest’ultimo rimarrà spesso ai box per guai fisici. In mezzo al campo, il Napoli poteva contare su una batteria di cursori, come De Napoli, Alemão e Crippa. I quali fungevano da trampolino di lancio per gli attaccanti Careca e Carnevale, supportati dal Pibe, con Mauro e Zola come ottime alternative in caso di turnover o infortuni.

Quello del ’90 è l’ultimo scudetto del Napoli, un alloro che manca da ventisei anni: troppi, per una squadra ambiziosa che da poco meno di quindici anni a questa parte ha ritrovato il piglio vincente e che è da sempre una grande realtà del calcio italiano.

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