NUMERIAMOCI SU – NAPOLI-LAZIO: il dominio apparente

Ritorna l’appuntamento con la rubrica di MondoNapoli denominata “Numeriamoci su” nella quale, il giorno dopo ogni partita del Napoli, andremo rivivere il match degli azzurri valutandolo dal punto di vista tattico e statistico. Un analisi utile per comprendere ed approfondire le scelte di Sarri e dell’avversario di turno.

Ieri il Napoli ha ospitato la Lazio in occasione della dodicesima giornata di campionato. Sarri conferma il consueto 4-3-3 optando per Chiriches in difesa, Diawara Zielinski in mediana e in attacco al trio:Insigne, Callejon, MertensInzaghi risponde con un 3-5-2 inconsueto per i biancocelesti, puntando sugli esterni (in particolare Anderson) per mettere in difficoltà il gioco partenopeo. Al centro dell’attacco il solito Immobile, compagno di Insigne ai tempi di Pescara.

 

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Qualità e limiti del Napoli – Leggendo i numeri della partita azzurra potremmo avere l’impressione di una gara a senso unico, di un dominio territoriale che in campo gli abbia permesso di vincere agilmente la partita. Il Napoli, infatti, termina la gara con un possesso palla del 65% a 35%, 18 tiri a 7, 8 a 3 se contiamo quelli nello specchio della porta, 15 occasioni reali o potenziali create a 7. La qualità numerica non si è però tradotta in un risultato soddisfacente. Al Napoli è mancato qualcosa, come sempre di questi tempi, per ottenere il massimo risultato. La chiave era riuscire a sfruttare adeguatamente la fascia sinistra per il Napoli o quella destra per la Lazio. Gli azzurri hanno sofferto, come dall’altra parte, dell’intasamento di quella zona di campo. Il giocatore che su tutti si p distinto per qualità ed efficacia di gioco è stato, ancora una volta: Marek Hamsik. Lo slovacco si è messo letteralmente la squadra sulle spalle, facendo contemporaneamente  il regista, l’incursore, l’attaccante. Le 4 conclusioni, i 3 passaggi chiave, i 3 dribbling e le ben 105 palle toccate (a naso, per lui il dato più alto di sempre) rappresentano numeri che da soli spiegano senza appello la qualità della sua partita. Al tempo stesso, però, la Lazio poteva approfittare di qualche spazio lasciato proprio in quella zona. Non è un caso che il pareggio sia arrivato forse nell’unica situazione in cui è mancata la copertura di Hamsik da quella parte.

L’analisi del gol della Lazio – Hamsik e Diawara cercano il pressing alto non riuscendo a intercettare il pallone, il quale arriva a Basta che ha tempo e spazio per avanzare. Più avanti c’è Parolo, già inseritosi nella porzione di campo lasciata scoperta, i centrocampisti del Napoli sono in ritardo nella chiusura della diagonale. Koulibaly tenta l’uscita senza successo lasciando Keita uno contro uno con Chiriches. Il resto, purtroppo, è l’errore grossolano di Reina che non riesce a deviare un pallone innocuo.

 

La qualità della Lazio –  I meriti dell’avversario esistono e sono palpabili. Il 3-5-2 biancoceleste ha tenuto in modo impeccabile, soprattutto nel primo tempo. Inzaghi, sapientemente, si assume consapevolmente più di qualche rischio rinunciando, di fatto, al contributo offensivo di Felipe Anderson, sacrificandolo invece in posizione di esterno destro a tutta fascia. Come alcuni suoi colleghi (Gasperini e Juric) dispone marcature non individuali a centrocampo ma a “blocchi”, in corrispondenza delle catene di fascia azzurre. Basta, Parolo e Felipe Anderson sul centrosinistra avversario a controllare gli scambi tra Ghoulam, Hamsik e Insighe; dall’altro lato, Radu, Milinkovic-Savic e Lulic nella zona di Hysaj, Zielinski e Callejon.

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Come possiamo apprezzare dall’immagine poco sopra, la catena di destra è stata contingentata in una determinata zona di campo senza riuscire a penetrare o a essere incisiva. La heatmap dei tre giocatori laziali in esame (Radu, Milinkovic e Lulic) evidenzia che di fatto sono rimasti sempre lì, senza nessuna possibilità o quasi di sganciamento ma svolgendo il loro compito alla perfezione. Situazione che, infatti, ha vincolato il Napoli da quella parte a proporre gioco solo per il 24% dei propri attacchi. Dato che certifica quanto appena detto è la statistica di Callejon, il quale ha concluso il match senza conclusioni verso la porta e che, a parte Reina, è stato quello che abbia toccato meno palloni di tutti: soltanto 39. In mezzo, Biglia guardava più che altro a vista Diawara (autore, a proposito, di un’altra prestazione di gran sostanza, con 99 palloni toccati, un impressionante 94% di passaggi riusciti ma anche con 9 eventi difensivi), magari spostandosi dove ci fosse maggiormente bisogno d’aiuto. Il rischio maggiore, per la Lazio, era l’uno contro uno potenzialmente concesso per vie centrali a Mertens contro Wallace. Di questo, però,  il Napoli raramente è riuscito ad approfittarne se non nei primi minuti. Una volta abituatasi al nuovo modulo, la Lazio non ha quasi più concesso quel tipo di situazione al centro, e anche quando è successo il difensore brasiliano si è disimpegnato bene contro la velocità e le leve corte del belga. Che ha provato a incidere (4 conclusioni, un passaggio chiave, 3 dribbling) ma senza riuscirci più di tanto. La Lazio ha mostrato tutte le sue potenzialità: squadra che riesce a stare corta e raccolta e che può contare su attaccanti rapidi e che vedono la porta. Immobile si è reso protagonista di una partita non appariscente ma di sostanza nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa (3 conclusioni, un passaggio chiave, 2 dribbling), riuscendo in più di un’occasione ad allungare la linea difensiva del Napoli.

 

L’annotazione finale – Il Napoli, fortunatamente, non ha un problema di gioco ma di concretizzazione della propria manovra. Manovra che, purtroppo, è penalizzata dall’assenza di una punta centrale in grado di offrire il giusto peso offensivo. Il tridente leggero garantisce una maggiore imprevedibilità ma non è sufficiente per trovare in modo copioso la via della rete. Questo problema, annesso agli svarioni difensivi, sono i motivi per i quali la squadra pur sciorinando una prestazione altamente qualitativa non ha vinto. Gabbiadini, unico attaccante in rosa, così come diciamo da tempo dovrebbe essere valorizzato. Così come lo stiamo vedendo non rappresenta infatti un giocatore su cui -ahimè- far affidamento reale. Il cantiere Napoli è ancora aperto per ricercare la soluzione alla perdita di Milik. La nota confortante è che, almeno, a latitare non sia il gioco. Da questa base è possibile costruire nuove certezze per arrivare a gennaio senza disperdere troppi punti per strada. A quel punto, però, forse sarebbe giusto considerare l’acquisto di un attaccante. Il rammarico in cui affogare le proprie amarezze è certificato da questa domanda: Dove sarebbe ora il Napoli se avesse avuto a disposizione una vera prima punta? Speriamo che questa domanda non rappresenti il castigo della stagione azzurra.

 

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