NUMERIAMOCI SU – JUVENTUS-NAPOLI: un suicidio in pieno regola!

Ritorna l’appuntamento con la rubrica di MondoNapoli denominata “Numeriamoci su” nella quale, il giorno dopo ogni partita del Napoli, andremo rivivere il match degli azzurri valutandolo dal punto di vista tattico e statistico. Un analisi utile per comprendere ed approfondire le scelte di Sarri e dell’avversario di turno.

Ieri sera allo Juventus Stadium la Juventus ospita il Napoli per la gara valevole l’undicesimo turno di campionato. Sarri schiera il consueto 4-3-3 preferendo Chiriches Maksimovic in difesa. In mediana spazio ancora al giovane quanto strabiliante Diawara mentre in attacco sdogana il tridente leggero: Mertens, Insigne, CallejonAllegri risponde con il 3-5-2, modulo proposto con l’intento di limitare il centrocampo azzurro costringendo le ali di spinta a doversi preoccupare più di difendere che di attaccare.

 

Il grande Napoli – Il Napoli visto a Torino ieri sera è stato, paradossalmente, una delle migliori della stagione. Questa considerazione poggia su numeri piuttosto evidenti: sono 12 le conclusioni effettuate contro una squadra che, di media ne concede 7 a partita; dall’altra parte del campo, i tiri sono stati 10, ovvero 7 in meno rispetto alla quota di 17 ogni 90′ che ha caratterizzato l’inizio di stagione della Juventus. Se consultiamo poi il dato della occasioni create attraverso key pass notiamo che 6  ne ha create la Juventus, 8 Napoli. Altro dato significativo è l’altezza media del baricentro: 50 metri Juventus, 51 Napoli. In una serata in cui da due errori sono nati i due gol avversari, la difesa del Napoli ha comunque giocato una partita esemplare, forse anche migliore in atteggiamento e automatismi rispetto a quella della Juventus.

 

juve-napoli

 

Sopra vi abbiamo proposto le mappe posizionali delle due squadre, divise per terzi di campo in verticale. La Juventus è riuscita a salire oltre il proprio primo terzo di campo per il 60,40% delle volte; per il Napoli, questa percentuale arriva anche oltre il 72%. Numeri che certificano un lavoro importante dal punto di vista organizzativo e che certifica quanto sia stata positiva la prova degli azzurri. Se contestualizziamo le percentuali, prima citate, al solo primo tempo noteremmo che la Juventus ha giocato palla nel suo primo terzo di campo per il 47% del tempo di gioco, mentre lo stesso dato del Napoli si attesta al 25%. Nel corso del secondo tempo poi la squadra di Allegri è venuta ad aggredire più alta, migliorando le sue statistiche e trovando in maniera sistematica il cambio di gioco o l’uno contro uno sulle fasce, vera giocata chiave della partita. Altro dato piuttosto importate da sottolineare è che il gioco azzurro sia stato costruito su fascia destra e fascia sinistra per la stessa percentuale, 34%. Un dato assolutamente singolar vista la tendenza di gioco del Napoli, dato che fa ricordare lo spartito del match di febbraio dell’anno passato quando la Juventus decise di sbilanciarsi tutta da un lato pur di contenere i triangoli Ghoulam-Hamsik-Insigne sull’out sinistro.

 

Il piccolo Napoli – La fase offensiva della squadra di Sarri ha pagato l’assenza di un riferimento centrale, come era prevedibile. Il tridente leggero, però, ha saputo creare occasioni di gioco diversificate, sfruttando anche la zona centrale del campo grazie al continuo movimento dei tre davanti. Poi, però, è da considerare anche se non soprattutto i meriti dell’avversario: tra Bonucci, Barzagli e Chiellini, si contano 14 eventi difensivi positivi e il 50% dei duelli aerei vinti. Dinanzi a queste realtà e alla pochezza di un attacco senza punte vere, riuscire a produrre più di quanto fatto era difficile se non impossibile. Ciò che realmente ha segnato in negativo la partita del Napoli sono stati gli errori, assolutamente evitabili, che hanno spianato la strada agli avversari distruggendo quanto di buono prodotto. Se il primo è da considerarsi un’infortunio, usando lo stesso aggettivo con il quale Sarri lo ha descritto nel dopo partita, il secondo è di tipo concettuale in cui, complice la stanchezza, si evidenzia anche disattenzione. Analizzando la rete di Higuain notiamo infatti che la difesa stringe benissimo al centro, Ghoulam indovina perfettamente una diagonale anche rischiosa (Mandzukic in realtà resta solo, sulla destra) ma è sfortunato nel tocco del pallone, contrastato anche da Khedira. Il problema è il cattivo posizionamento dei tre centrocampisti: Diawara è troppo avanzato, Hamsik è fuori ritmo e Allan resta fermo fuori area invece che accompagnare l’ingresso in area di Higuain. Chiriches, forse, ha dei tempi di reazione lenti, ma non avrebbe potuto fare molto di più.

 

L’annotazione finale – Cosa si potrebbe non sintetizzare la partita dicendo che ha vinto la sfortuna? Il Napoli ha giocato una partita altamente qualitativa soprattutto in virtù del valore dell’avversario. Pur senza punte è riuscita a produrre gioco offensivo, segnando anche il gol del momentaneo pareggio. Due errori grossolani castigano gli azzurri vanificando, invece, un piccolo capolavoro. Dispiace dover digerire un risultato negativo quando le premesse erano assolutamente differenti. Ciò che invece deve essere più forte, anche della comprensibile amarezza, è il buono che si è evidenziato e la qualità che non è affatto mancata. Ripartendo da questa prestazione, magari anche corroborata dal ritorno di Gabbiadini e Milik, i risultati arriveranno. Permetteteci una battuta: a Torino si gioca solo una volta all’anno e quindi, si spera, che la sfortuna effettui altri giri senza far pagare dazio al Napoli. Le fondamenta di questa squadra, evidenziate anche ieri nella sconfitta, dovranno essere più forti di ogni delusione, solo così su di esse si potranno costruire nuovi piani per avvicinarsi sempre più verso le vette d’Italia ed europee.

 

 

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fonte foto: www.whoscored.com

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