L’ANALISI – Arrivederci Champions, tra “mal di testa” e orgoglio partenopeo

    Finisce l’avventura Champions del Napoli contro i Galacticos, ma quanto visto nei giorni e in questi 180′ servirà certamente per il prossimo anno dove il Napoli conta di esserci ancora e di far ascoltare l’urlo Champions del San Paolo a tutta Europa come avvenuto ieri sera.

    Quella di oggi vuol essere un’analisi del cammino Champions azzurro fatto di piccoli intoppi ma di grande carattere che li ha portati a vincere per la prima volta nella storia un girone di Champions espugnando il Da Luz di Lisbona al cospetto del Benfica, surclassato anche al San Paolo. Il tuo passando per la vittoria all’esordio di Kiev dove tutti abbiamo scoperto Milik e le sue qualità offensive e la grande paura vissuta nelle due gare con il Besiktas, costellati di tanti errori e al centro del periodo forse più buio degli azzurri in stagione, conseguente anche all’infortunio di Milik e Albiol, due pilastri della squadra di Sarri. E poi la notte dei desideri finita in polemica a Madrid fino all’uscita di scena contro il Real al San Paolo ma con 50′ di grandissimo calcio davanti a 60mila persone che hanno incitato la squadra da tre ore prima della gara fino a dopo il fischio finale. Grande onore e grande orgoglio partenopeo. Proprio i tifosi azzurri sono stati infatti i vincitori di questa serata di sport vissuta al San Paolo con una vigilia mia così lunga, partita con l’apertura dei cancelli dalle 15 e con persone giunte da ogni parte del mondo per dare il proprio contributo e vivere il San Paolo e la propria fede calcistica come mai prima. Quel senso di appartenenza rivendicato anche dal presidente del Napoli a fine gara anche se contornato dai quei piccoli eccessi che ne fanno sempre personaggio scomodo per i media. Tante le verità dette dal Presidente, ma spesso la verità non è mai il modo migliore per raggiungere i propri scopi perché adesso, ne siamo certi, ci sarà un maggiore accanimento mediatico contro il Napoli. Speriamo di sbagliarci ovviamente.
    Tornando alla gara contro il Real Madrid, tutti attendevano CR7 e invece è stato SR4 il killer degli azzurri. Per 50′ tutti, nessuno escluso, sia al San Paolo che dalla poltrona di casa davanti alla TV, aveva iniziato a credere davvero nell’impossibile, ovvero fare lo sgambetto ai campioni del Mondo e d’Europa, i più titolati al mondo. La zampata di Mertens dopo una rete di ben undici (!!) passaggi consecutivi, di cui gli ultimi due di Insigne e Hamsik, che mandano in bambola la difesa dei Galacticos e fanno esplodere il catino di Fuorigrotta. Il palo nega al Real il pari ma anche al Napoli con una conclusione, manco a dirla, sempre di Mertens su cui Navas poco avrebbe potuto fare. Sembravano tremare le gambe a Ronaldo e compagni ma al rientro dall’intervallo tutto cambia. Il Napoli per 10′ tiene ancora in bambola i blancos ma un grossolano errore di fraseggio di Hamsik, regala una ripartenza al Real per il primo dei due mortiferi calci d’angolo su cui sale in cattedra il campione che il Napoli non ha in rosa. Quel Sergio Ramos che ha regalato anche una Coppa, la Decima, ai suoi, proprio con uno di questi 47 colpi di testa che gli sono valsi altrettanti gol sugli 82 realizzati in carriera. Quando una squadra ha questi campioni, in ogni momento la gara la possono rimettere sui binari giusti. Anche nel primo tempo il Real aveva avuto alcuni calci d’angolo ma non era stato così mortifero. Un uno due che non ha lasciato repliche ma solo tanti spunti di riflessione e lasciato un grande “mal di testa” a cui trovare una cura. C’è chi accusa la zona di Sarri in difesa, intimandogli la marcatura ad uomo come soluzione. Ma con giocatori come Ramos, il Napoli paga quella sua scarsa fisicità che lì in difesa, specie in occasioni come queste, fa la differenza. Certamente oltre che fisicamente, il Napoli deve crescere tatticamente in diverse situazioni come queste, che non sono o saranno le uniche che dovranno fronteggiare gli azzurri. Basti pensare ai gol presi contro Atalanta e altre. Non possono saltare Hysaj e Mertens a contrastare avversari di oltre 1 metro e 90 ma anche non si può permettere a Ramos o ad altri in futuro, di entrare in area senza essere disturbato minimamente. Anche questo fa parte della crescita non solo della squadra ma dell’allenatore stesso che ieri, finalmente, si è meritato il pubblico elogio del suo Presidente. Elogi che adesso non devono restare disattesi o estemporanei.

    Il giorno dopo, l’amarezza del momento ha lasciato la consapevolezza che il Napoli può continuare il percorso iniziato con Sarri di squadra giovane che vuole diventare una grande squadra, magari con qualche campione in rosa a fare da chioccia per accelerare il percorso. L’obiettivo adesso è chiudere la stagione magari con un trofeo, come la Coppa Italia, che passa per una ennesima remuntada da provare contro la Juve. Ma soprattutto la stagione passa per una qualificazione in Champions per il secondo anno consecutivo, che non si può fallire, per far sì che serate come quella con il Real non restino una mosca bianca ma siano la normalità per la piena consacrazione degli azzurri nel gota del calcio europeo.

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