L’ANALISI – Le solite vertigini e la tempesta perfetta

Non smette di sorprendere il Napoli di Sarri capace, ancora una volta, di passare dalle luci di San siro alle ombre del San Paolo. Un pari casalingo contro il Palermo che sa di sconfitta e lascia l’amaro per l’ennesima occasione sprecata.

Sembrava prospettarsi la tempesta perfetta per il Napoli. Le sconfitte di Roma e Lazio stavano spianando la strada agli azzurri per agguantare il secondo posto e tenere a distanze le contendenti per il terzo, Inter a parte che va come un treno. Ma ormai questo Napoli non fa che stupirci. Ed ecco che il Palermo, targato Lopez, dopo 6’ trasforma l’entusiasmo in ansia. Il gol di Nestorovsky sembra la realizzazione della premonizione di Sarri nella conferenza di Sabato. Temeva tanto la gara il tecnico azzurro e aveva avvertito che l’impegno di Coppa Italia avrebbe potuto avere strascichi sulla squadra per l’impegno profuso e che il Palermo, nonostante la classifica, era avversario ostico. Così è stato ma tutto era evitabile, magari con un pizzico di sufficienza in meno. Il tabellino a fine gara parlerà di 19 tiri a due a favore del Napoli, ma il punteggio, come fu con Lazio e Sassuolo, è ancora una volta bugiardo e lascia solo un punto su tre agli azzurri. Stavolta non si può parlare di Harakiri, per un errore individuale, ma di certo l’errore, se c’è in occasione del gol, è di squadra, perché non si può lasciare che al Palermo così tanto spazio per procurarsi un angolo nei primi minuti e sfruttare uno schema che sembra provato in allenamento. Poi è sempre un tema già noto. Avversari tutti in area a difendere il vantaggio e Napoli incapace di trovare varianti tattiche adeguate.

La fortuna aveva aiutato gli audaci contro la Sampdoria raccogliendo una vittoria in rimonta nei minuti finali. Questa volta la fortuna ha voltato le spalle agli azzurri che hanno forse osato poco nonostante Posavec, papera a parte, avesse fatto più di un miracolo sulle conclusioni azzurre. L’ingresso di Zielinski ha dato al centrocampo quell’apporto di qualità che con Allan e Jorginho era mancato per 60’. Meno felice l’impatto di Pavoletti apparso purtroppo non solo fuori condizione ma anche ben lontano dall’intesa con i compagni. Solo due i cambi del tecnico azzurro per ribaltare una partita che era da vincere in maniera sporca e con pochi fronzoli. Il Napoli non ha mai perso il pallino del gioco per tutta la gara ma non ha saputo cambiar pelle oltre agli uomini in campo. Perché l’ingresso di Pavoletti avrebbe meritato maggior sostegno dal resto dei reparti con più cross per sfruttare la fisicità dell’attacante ex-Genoa. Ed invece proprio i cross sono mancati come il pane e Ghoulam è apparso, già da metà primo tempo, in debito di ossigeno. Poche idee anche per Hamsik e Callejon, quest’ultimo autore di un clamorosso errore nella prima frazione a porta praticamente sguarnita. Con loro anche Insigne ha sulla coscienza un gol praticamente fatto e fallito malamente.

Si chiude una porta e si apre un portone, direbbe qualcuno, ci rifaremo alla prossima ma questa sportellate in pieno volto che il Napoli subisce, non sono certo un bene, perché denotano ancora una volta una carenza nella mentalità. Male fa Sarri a parlare di squadra giovane cercando alibi. Ieri in campo c’erano 10/11 della squadra arrivata seconda lo scorso anno e un’età media non certo inferiore. Paradossalmente chi era in panchina come Diawara, Rog e il subentrato Zielinski, avevano forse molto più agonismo e determinazione di altri compagni in campo. Contro il Palermo, e non ce ne vogliano i rosanero, non si deve per forza fare affidamento sugli Hamsik o Callejon, spompati in Coppa, per vincerla, ma ci si può anche “rifugiare” nella panchina lunga per trovare valide alternative, anche di esperienza, come Giaccherini. Certo, le voci di mercato su di lui e su Gabbiadini, hanno privato gli azzurri di due possibili cambi “facili” per tentare di indirizzare la gara diversamente. Su questo c’è molto da riflettere, perché in un momento importante della stagione, come quello di ieri sera, non si può non notare che, ancora una volta, il mercato ha indirizzato le scelte tattiche e la panchina è stata ignorata o meglio accantonata, quando invece era stata definita come l’arma in più per far fronte a momenti di calo psico-fisico che i tanti impegni avrebbero portato. C’è ancora tanto da lavorare ma, soprattutto, la serata di ieri serva come bagno di umiltà per tutto l’ambiente, dai tifosi ai giocatori, passando per la dirigenza. Madrid è lontana ed è da gare come quella con il Palermo che si acquisisce la mentalità per essere competitivo su tutti i fronti evitando brutte figure nei momenti clou, come già avvenuto. Bisogna essere più cinici. E Sarri questo deve metterlo in pratica trasmettendo in primis non solo la tensione della gara ai suoi ragazzi, come ha ben fatto alla vigilia, ma anche leggendo lui stesso in corsa le gare per vincerle anche senza fraseggi ma solo gettando il cuore oltre l’ostacolo. E questo solo lui può trasmetterlo al gruppo che deve anche avere la maturità, a volte, di trovare la sua “fuga per la vittoria” uscendo dagli schemi.

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