Il capro espiatorio e il ritorno delle cassandre

    Il sabato del villaggio ha ridato voce alle polemiche sembravano essere state messe a tacere dopo la conferenza di venerdì. E adesso più che mai l’ambiente deve compattarsi per non far crollare la montagna senza andare alla ricerca di inutili capri espiatori.

    Il Napoli si è fermato al 70’ di Napoli-Benfica. Come una supernova, la squadra azzurra sembra essere esplosa in tutta la sua luce più forte in quel minuto di Napoli-Benfica. Da allora, abbagliati da tanta bellezza, i ragazzi di Sarri si sono rinchiusi in un buio pesto sfociato nella pessima prestazione di Bergamo, dove sono mancate le energie mentali e non fisiche, e nella sconfitta di ieri al San Paolo, la prima dell’era Sarri, nata da errori individuali e dalla consapevolezza di aver perso il filo di un gioco che è sempre stato l’arma in più di questo gruppo. Il triplice fischio di Orsato è stato il richiamo per le cassandre. Eccole, tutte pronte a sparare a zero e a gettare il sale sulle ferite di una squadra che sembra aver perso i suoi punti di riferimento. Ma è più facile adesso per molti trovare un capro espiatorio che ha la forma di un cerbero dalle tre teste.

    La prima testa è quella di Gabbiadini. Non ha mai pienamente convinto da prima punta da più di un anno, lui che dietro le spalle vestirebbe più l’11 che il 9. Ieri tutti a puntargli il dito per essere stato subito dirompente e decisivo come lo era qualcuno prima di lui… Si chiede forse troppo a questo ragazzo che sembra davvero incompatibile con il ruolo che Sarri sta provando a ricucirgli addosso, più per necessità che per convinzione. Un ragazzo che ormai sembra vittima di se stesso, incapace di sorridere anche alle battute più esilaranti e soprattutto messo in disparte dalla squadra stessa. Forse Manolo è più vittima che carnefice in tutta questa storia. Mertens nella sua mezz’ora ha dimostrato che pur non essendo una punta centrale con grinta e voglia può gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ma ora più che mai non si può perdere il patrimonio che Manolo costituisce per questa società e forse gli andrebbe ritagliato un ruolo a lui più consono.

    La seconda testa è quella di Maurizio Sarri. Le cassandre sarebbero già pronte a farne le valigie dimenticando quanto il tecnico di Fligine ha fatto questo e lo scorso anno, riportando il Napoli in Champions da protagonista con il supporto decisivo di un gruppo di calciatori, allievi modello fino alla supernova con il Benfica. Tradito dai suoi allievi il maestro, perché le prove di alcuni calciatori ieri sono state decisive, al negativo. Croce e delizia Koulibaly che il tecnico azzurro aveva più volte bacchettato per queste sue amnesie che ieri hanno probabilmente dato il “la” alla sconfitta contro la Roma. E poi il fantasma di Jorginho che seppure lottando, come ha detto il suo allenatore, non ha mai trovato il pallino del gioco finendo nella morsa del pressing giallorosso. e divorandosi un gol che poteva riaprire la gara. Sarri si è trovato così senza la sua “spina dorsale” già dilaniata dagli infortuni di Albiol e Milik e ha provato, anche con un pizzico di confusione di troppo, a cambiare qualcosa, senza gli effetti da lui sperati. L’ingresso di El Kaddouri è apparso a molti, sempre alla ricerca della polemica, come un messaggio alla società… come furono quelli di altri suoi predecessori che, in mancanza di alternative, facevano di necessità virtù.

    Ed ecco che entra in gioco la terza testa del Cerbero, quella del presidente De Laurentiis. Al San Paolo ci è tornato su invito proprio del suo tecnico che, probabilmente, ha voluto fargli vedere che “senza centravanti nun si cantano messe”. Ma ecco che i 128 milioni spesi in estate, di cui quasi 50 in panchina, vengono al pettine. Avrà pure una rosa da cui attingere il tecnico di Fligine, ma forse, in emergenza, qualcosa la società deve fare. Non si può restare ciechi di fronte alla situazione apparsa chiara a molti ieri. In tre mesi Sarri ha perso due centravanti e seppure ha a disposizione il miglior centrocampo di sempre, deve pur sempre “buttarla dentro”. Il suo appello verrà ascoltato? Speriamo che nessuno ieri abbia deciso di iniziare il gioco delle tre scimmie. Non vedo, non sento, non parlo….

    Detto questo, oggi più che mai, bisogna affidarsi alle mani sapienti di Sarri. Unico che può riprendere il bandolo della matassa. Il tecnico azzurro sa di avere una brutta gatta da pelare, ma ricordiamo momenti peggiori, come quello dopo la sconfitta di Torino e ancor prima gli inizi dello scorso anno dopo i due punti in tre gare. Meno male che si gioca subito e sarà quella con il Besiktas una gara che può segnare già il cammino Champions in discesa ma soprattutto ridare fiducia e punti di riferimento ad un gruppo che ora più che mai ha bisogno dei suoi leader ma soprattutto di Sarri e della fiducia di un ambiente che deve smetterla di dilaniarsi come Guelfi e Ghibellini.

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