FOCUS REPORT CALCIO – Il problema degli stadi: tra sicurezza e tifosi

Templi del calcio, luoghi di culto per molti tifosi ma semplici guadagni per chi ne detiene la potestà. 

In Italia gli unici casi di stadi nuovi sono quelli realizzati su siti preesistenti come lo Juventus Stadium, lo stadio di Udine e quello di Bergamo. 

Appena il 7% degli stadi del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica. L’età media degli impianti è di 63 anni e la percentuale di posti coperti non supera il 58% e solo il 13% degli stadi utilizza fonti di energia rinnovabile.

La mancanza di uno stadio adeguato, che ha dei settori chiusi oppure pericolanti, mette a rischio la presenza dei tifosi. Infatti negli ultimi 40 anni si è assistito ad un forte decremento dell’affluenza allo stadio in tutti i livelli del calcio professionistico. 

In parallelo al decremento dell’affluenza, si è registrata una forte crescita della percentuale di partite vinte in trasferta:

  • DAL 1978-1979 IN SERIE A IL DATO RISULTA IN AUMENTO DAL 17% AL 28%; 
  • IN SERIE B DAL 12% AL 22%;
  • IN SERIE C DAL 14% AL 28%.

Inevitabilmente ne derivano molti ricavi mancanti da gare nel calcio professionistico negli ultimi 5 anni che, a livello aggregato, ammontano a 1,3 MILIARDI DI EURO a fronte di quasi 82 milioni di biglietti invenduti.

Lo scenario rimane critico sotto questo punto di vista siccome il riempimento della capienza:

  • IN SERIE A NON SUPERA IL 63%;
  • IN SERIE B CI TROVIAMO AL 49%;
  • IN SERIE C SIAMO AL 30%.

Nelle altre principali Top League europee, il riempimento medio della capienza passa

dal 95% della Premier League all’89% della Bundesliga, fino al 74% della Liga e al 70% della Ligue 1.

C’è però un dato positivo negli ultimi 14 anni: gli incontri con feriti sono diminuiti del 71% e le persone arrestate ammontavano all’86%.

Fonte dati: Report Calcio 2020.

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