Spiragli tattici Vol.39: Il calcio ibrido di Gattuso

Fonte foto: SSC Napoli.

È iniziata male ed è finita peggio. Se già prima di ieri Inter-Napoli non rievocava sensazioni positive all’interno dell’ambiente azzurro, l’andamento della partita ha effettivamente giustificato i timori. Nonostante la migliore prestazione stagionale, il Napoli di Gattuso ha perso la partita, tra il 70esimo e il 73esimo. «Se dobbiamo giudicare, meritavamo più noi che loro, ma va bene così, anche perché i gol bisogna farli. Pensiamo alla Lazio. La prestazione rimane» ha detto Gattuso a Sky Sport nel post-partita.

L’allenatore del Napoli ha confermato gli undici più in forma del momento, adattando lo stile di gioco ai ritmi che l’Inter ha provato (non ci è mai riuscita) a imporre. Nel primo tempo soprattutto, il 4-4-2 compatto e piuttosto difensivo ha permesso al Napoli di giocarsela alla pari nella seconda frazione. Qui il Napoli ha dato il meglio di sé, totalizzando una cifra monstre di xGoals: 3.26; ma sia i miracoli di Handanovic sia la scarsa lucidità sottoporta degli attaccanti azzurri hanno impedito il raggiungimento del pareggio. Che comunque sarebbe stato stretto.

Così Gattuso ha incartato Conte

È da inizio stagione che contro squadre che difendono basse, e con pressioni solo individuali, l’Inter di Conte va in appannamento. Una delle poche varianti offensive dei nerazzurri è infatti il lancio sulla punta – Lautaro o Lukaku – che può connettersi con la mezzala del lato forte per il cambio gioco in velocità. Al di là di questo schema, l’Inter è una squadra piuttosto rozza dal punto di vista tecnico, che si affida più alle qualità fisiche e atletiche dei suoi campioni. Essendone a conoscenza, Gattuso ha preparato la partita ad hoc.

Il Napoli ha difeso con un 4-4-2 (nonostante la presenza di Zielinski suggerisse un prudente 4-5-1) stretto al centro, compatto nella chiusura delle linee di passaggio, così da orientare il passaggio dei difensori dell’Inter sugli esterni: in questa occasione è da sottolineare la fase difensiva di Insigne e Lozano, che hanno saputo stringersi e all’occorrenza recuperare palla. Questa mossa, unita alla quantità fisica e di interdizione del centrocampo, chiuso da Demme e Bakayoko, ha annichilito la fase offensiva dell’Inter. Togliendo l’occasione del rigore, la squadra di Conte ha prodotto 0.56 xGoals. Un sesto di quelli del Napoli, oltreché la metà di quelli che normalmente produce durante 90 minuti.

Il Napoli ha difeso con un 4-4-2 stretto al centro, per evitare i rifornimenti a Lautaro e Lukaku, principali fonti di gioco dell’Inter.

L’Inter ha calciato solo 4 volte verso la porta di Ospina, centrandola solo 2 volte. Una di queste è stata nell’occasione del rigore segnato da Lukaku. Sono numeri poveri per una squadra, come quella di Conte, che fa della quantità delle occasioni create durante la partita una delle proprie armi più pericolose. L’Inter è andata a sbattere contro l’inestricabile assetto tattico del Napoli, e ne è uscita solo grazie a una progressione di Lukaku, che ha causato l’errore in uscita di Ospina su Darmian.

Costruzione a 3

Il controllo difensivo sulla partita ha permesso al Napoli di tenere costantemente il palleggio, e di sperimentare nuove soluzioni. Anche Gattuso lo ha detto nel post-partita: «abbiamo provato a fare qualcosa di nuovo, con la costruzione a tre». L’allenatore calabrese ha recuperato uno dei mantra della gestione Ancelotti, e lo ha adattato alle nuove caratteristiche della squadra. Il Napoli ha occupato tutte le fasce verticali del campo con una sorta di 3-2-4-1 iper-offensivo. Come si evince dalla foto di cui sotto, infatti, in fase di possesso Di Lorenzo si è stretto al fianco di Manolas e Koulibaly, completando la difesa a tre.

In questo frame è evidente la difesa a tre in fase di costruzione: Di Lorenzo diventa il centrale destro, mentre a sinistra Mario Rui si alza per dare ampiezza.

Questa è stata una scelta molto ponderata: l’Inter ha un sistema di pressing veemente e collaudato, basato sui riferimenti a uomo. Con la costruzione a tre Gattuso ha reso più difficile la pressione nerazzurra, essendo sempre in superiorità numerica contro Lukaku e Lautaro. Così, era sempre uno dei due interni del centrocampo – tra Barella e Gagliardini – a uscire sul terzo difensore del Napoli. Il pressing dell’Inter è risultato così scoordinato, e con il passare dei minuti si è abbassato notevolmente. Una delle uniche pressioni efficaci della squadra di Conte c’è stata solo al 16′, quando Lautaro Martinez ha sparato a lato dopo un errore in uscita di Koulibaly.

I meccanismi di uscita del pallone da parte del Napoli sono stati però più complessi del solito, e hanno finalmente coinvolto gli half-spaces: mentre Mario Rui e Lozano avevano il compito di allargare la difesa dell’Inter, Insigne e Zielinski hanno occupato gli spazi rispettivamente di centro-sinistra e centro-destra sulla trequarti offensiva. Questo ha permesso alla squadra di Gattuso di affidarsi già dal primo palleggio alle qualità del proprio capitano, la cui posizione media è sembrata più quella di una mezzala sinistra che di una punta esterna.

In fase offensiva, come detto, il Napoli ha attaccato con una sorta di 3-2-4-1. Qui è evidente lo schieramento delle cinque punte al limite dell’area dell’Inter.
Episodi

Occupando bene gli spazi tra le linee di centrocampo e difesa dell’Inter, il Napoli è riuscito a costruire molte occasioni da rete. In particolare, le posizioni in ampiezza di Mario Rui e Lozano sono state fondamentali. Nell’occasione di cui sotto, ad esempio, Insigne e Zielinski dialogano al centro. L’esterno messicano – ieri praticamente immarcabile – sta già per tagliare alle spalle di Young, prima di anticipare l’uscita di Handanovic. Lozano non centrerà la porta, ma è stata un’importante arma tattica.

Per approfittare del grande momento di forma di Lozano, Gattuso ha provato a costruire sulla sinistra per chiudere l’azione sulla fascia del messicano. È successo spesso.

I meccanismi offensivi del Napoli erano infatti volti a liberare proprio Lozano, preferibilmente in campo aperto, contro Bastoni. È successo grazie a un rinvio di Ospina nel primo tempo, mentre nella seconda frazione – specialmente dopo l’espulsione di Insigne – il Napoli ha piantato le tende nella metà campo dell’Inter, e Lozano ha dovuto adattarsi. Malgrado l’inferiorità numerica, infatti, il Napoli ha creato quattro palle gol nell’ultimo quarto d’ora, e ha colpito un palo. Il baricentro della squadra è stato molto alto (55.94 m), a differenza di quello dell’Inter, che è crollato sui 45.65 m.

Il baricentro di Inter (a destra) e Napoli (a sinistra) nel secondo tempo. Nonostante l’inferiorità numerica, il Napoli ha dominato.

Insomma, il Napoli ha avuto le sue occasioni per pareggiare (e vincere) la partita in inferiorità numerica contro una delle squadre più attrezzate della Serie A. Non capiteranno molte altre partite in cui il Napoli sbaglierà così tanto sotto porta; sarebbe importante, però, ripartire dalla supremazia tecnica e tattica che Gattuso sta costruendo intorno al Napoli. Finora aveva prevalso il primo aspetto, ora anche l’allenatore azzurro sembra essere sempre più pronto a palcoscenici elevatissimi. Purtroppo, e per fortuna di chi vince, nel calcio la differenza sta sempre nei particolari: e ieri il Napoli ha avuto tutto meno che i particolari stessi.

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