“IL GIORNO DOPO, LA PARTITA IN 5 PUNTI”: Napoli-Arsenal

Gentili lettori e lettrici di MondoNapoli bentornati a “IL GIORNO DOPO, LA PARTITA IN 5 PUNTI” la rubrica di approfondimento sui temi più importanti che ogni partita del Napoli ci fornisce.

Analizziamo quest’oggi la sfida di ritorno dei quarti di finale di Europa League tra Napoli ed Arsenal: serviva una rimonta storica e quasi impossibile agli azzurri per accedere alle semifinali ma la suddetta rimonta non è arrivata. La squadra e l’ambiente ci credevano, come testimoniato dalle splendide coreografie delle due curve, ma in campo poi non si è avuta la giusta dose di cattiveria e concretezza. Giusta la qualificazione dei Gunners che si sono dimostrati nettamente superiori sia dal punto di vista mentale che da quello fisico. Ma procediamo adesso con i nostri consueti 5 punti:

1) Per il modo in cui è finita questa stagione ora tutti grideranno al fallimento ignorando però che i risultati sono i medesimi degli ultimi anni ma con un percorso europeo leggermente superiore. Purtroppo c’è da ammettere che il Napoli ha raggiunto il massimo possibile con l’organico attualmente a dispozione e per fare il famoso salto di qualità servirebbero giocatori decisivi e con gli attributi giusti che gli azzurri non possono evidentemente permettersi. Spetterà ora ad Ancelotti farsi sentire dalla società e pretendere acquisti di livello, non necessariamente costosi ma quantomeno mirati ed utili ad innalzare il livello dell’organico partenopeo.

2) Negli ultimi anni ci siamo abituati forse troppo bene e abbiamo frainteso la vera dimensione di questa squadra. Il Napoli resterà tra le migliori in Italia e una mina vagante in Europa ma è destinata, di questo passo, ad arrendersi sempre “a testa alta”. Con l’Arsenal inoltre il “testa alta” non c’è stato nemmeno, un doppio confronto europeo impietoso per le condizioni mentali in cui ci è arrivata la squadra di Ancelotti. Era evidente che staccare la spina in campionato avrebbe portato solo a questo tipo di conclusione. Sono esseri umani anche loro e non hanno un interruttore. La famosa “mentalità vincente” si vede anche da queste cose e qui deve ancora formarsi.

3) Ieri ero allo stadio, in Curva B come sempre, e ho visto cose belle ma anche e soprattutto cose brutte sugli spalti. Ho visto e vissuto un tifo eccezionale fatto di passione e speranza finché il risultato era in bilico ma dopo è calato il buio. I cori beceri che non sono mirati ad una critica costruttiva contro ADL e i fischi ad Insigne al momento della sua sostituzione sono note stonate che fanno parte di un mondo che non mi piace. Come ripeto da molto tempo la crescita del Napoli dipende molto dalla società e dai calciatori che poi scendono realmente in campo, ma in gran parte passa anche da quella dei suoi tifosi. Scene così sono il lato oscuro di un calcio malato che non porterà mai a nulla di buono, passare da Anakin Skywalker a Dart Fener è un attimo. Passatemi la metafora fantascientifica ma rende al massimo il concetto.

4) Il mercato di gennaio, come temevo, ha indebolito clamorosamente il Napoli. In molti hanno detto che le cessioni di Hamsik e Rog (anche se ben diverse tra loro) sarebbero state compensate dalla rosa molto profonda degli azzurri a disposizione di mister Ancelotti. Questa squadra purtroppo però, già da mesi vittima di un clamoroso equivoco tattico, ha perso nell’istante esatto in cui sono avvenute queste due cessioni il suo unico vero cervello di centrocampo e il primo più o meno valido ricambio di Allan. Se poi aggiungiamo il fatto che entrambi non sono stati rimpiazzati durante la sessione invernale del mercato il quadro è completo. Almeno il 50% delle fortune di una squadra passano dal proprio centrocampo e ritrovarsi con i soli Zielinski (incostante per definizione), Allan (rimasto con la mente ai milioni promessigli dagli sceicchi del Psg), Fabián Ruiz (alla sua prima vera stagione in un club importante e debilitato per quasi un mese da una strana sindrome influenzale) e Diawara (infortunato e palesemente involuto) ha consegnato al Napoli da febbraio in poi un reparto logorato e tutt’altro che competitivo. È chiaro che a conti fatti, a stagione ormai conclusa, ognuno debba prendersi le proprie responsabilità. Ma quest’anno, più che mai, mi sento di addossarne qualcuna in più alla società che non ha saputo gestire per niente bene il mercato in entrata e in uscita e ha esposto Ancelotti e i suoi ragazzi a pericoli e problematiche del tutto evitabili.

5) Ora, all’indomani della sconfitta con l’Arsenal, sorge il problema più grande: con quali stimoli e con quale spirito guarderemo le prossime ed anche ultime sei partite del Napoli in campionato? Innanzitutto c’è da blindare un secondo posto che gli azzurri non hanno mai abbandonato nel corso di tutta la stagione e poi bisogna conquistarsi matematicamente (ci siamo quasi) la qualificazione alla prossima Champions League. Forse troppo poco per i mesi di Aprile e Maggio dove speravamo di poter vivere un altro tipo di emozioni ma comunque sempre di più di quanto avevano pronosticato per noi i santoni del giornalismo italiano lo scorso Agosto.
Bisognerà poi, una volta archiviate tutte le pratiche stagionali, iniziare a pensare al futuro e prepararsi ad una possibile più o meno vasta rivoluzione estiva all’interno dell’organico azzurro. Molti giocatori hanno dimostrato di non essere all’altezza di un club come il Napoli o semplicemente di non essere funzionali all’idea di gioco di Ancelotti e per questo andranno sicuramente ceduti per il bene loro e del Napoli in generale. Non sono poi da escludere alcune cessioni eccellenti (Allan e Insigne in pole position) per incassare cifre piuttosto alte da poter reinvestire nella nuova e futura colonna portante della squadra. Ogni possibile scenario estivo ad oggi è impronosticabile ma una certezza la abbiamo: se questo primo anno di Ancelotti doveva servire come anno di transizione tra il triennio Sarrista ed un nuovo ciclo dalla prossima stagione bisognerà iniziare a fare sul serio. Spero e immagino che il mister metterà le cose in chiaro con la società e assieme potranno allestire una rosa davvero competitiva e completa in ogni sua parte. Ma per questo ci sarà tempo, ora c’è da sostenere la squadra e gioire per la maglia a prescindere da tutto. Godiamoci queste ultime 6 partite del nostro Napoli perché poi durante l’estate ne sentiremo comunque la mancanza.

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