MAREKIARO: “Con Benitez non c’era empatia e non mi ha permesso di crescere, Sarri mi ha motivato e con ADL…”

Rieccoci ad analizzare il viaggio del capitano azzurro in questo, ormai consueto, appuntamento settimanale. Lo slovacco, ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia edita da Mondadori Electa, contenente un racconto introduttivo dello scrittore Maurizio De Giovanni. E’ proprio con la prima parte di questo testo che abbiamo inaugurato la rubrica. La volta scorsa abbiamo iniziato con l’analisi delle parole direttamente raccontate da Marek Hamsik. Quest’oggi daremo voce a nuove curiosità, riguardanti, questa volta, del suo rapporto con Benitez, Sarri ed il patron Aurelio De Laurentiis.

“Con Rafael Benitez il rapporto è stato diverso rispetto a tutte le altre gestioni tecniche. Io ero uno dei tanti e con lui parlavo molto poco. Ero l’esponente di una vecchia guardia con cui evidentemente il mister non riusciva a identificarsi. Erano arrivati i nuovi giocatori e di un certo spessore. Ragazzi che lui aveva magari già conosciuto e apprezzato di più e quindi le gerarchie nello spogliatoio cambiarono del tutto. Con l’allenatore non si creò nessuna empatia, mi cambiò anche ruolo, ma l’ho sempre rispettato e stimato senza mai reagire, anche quando non condividevo il suo modo di fare, ma non credo di essere cresciuto nei due anni con lui.
Abbiamo vinto una Coppa Italia ed ottenuto tante vittorie anche in Champions League ma tra di noi è sempre mancato quel giusto feeling. Conclusi la stagione 2013-2014 subendo qualche critica da Napoli: molti tifosi dicevano che non avevo carattere, che non reagivo quando venivo continuamente sostituito, ma io scelsi il silenzio.

Poi arrivò Maurizio Sarri e con lui le sostituzioni sono addirittura aumentare ma è l’allenatore che più ha contribuito alla mia crescita. Ha insegnato a tutti noi un modo diverso di interpretare le partite e ci ha resi più precisi e maniacali nei movimenti, nel palleggio e nella tattica.
Ci ha fatto conoscere anche nel resto del mondo per il calcio più bello di Europa.
Sarri non parlava tanto con noi eppure non si sentiva mai la mancanza delle parole, è un uomo forte e per noi è stato sempre un grande maestro. Nella prima partita della stagione, alla ripresa degli allenamenti, dopo la partita mi è capitato di di dirgli: “Mister non mi fa piacere uscire sempre” e lui: “Non solo a te, fa incazzare tutti. Marek lavora meglio”.
C’è stato anche un periodo in cui non mi sentivo al meglio della condizione quindi gli suggerivo di non farmi giocare, glielo chiedevo quasi come un favore ma lui senza parlare, mi motivava e riusciva sempre a persuadermi. Qualche volta gli dicevo: “Grazie mister”, e lui neanche si girava ma avvertivo il suo compiacimento e la sua gioia.

Il presidente Aurelio De Laurentiis mi ha fatto entrare nella sua famiglia, come se fossi davvero suo figlio.
Il suo carattere a volte fa veramente arrabbiare ma ha messo tutto se stesso in un club che aveva solo debiti e l’ha portato in serie A ed in Europa in pochissimo tempo.
È un uomo ambizioso e cerca sempre di migliorarsi, di fare dei passi avanti e ha un’incredibile capacità persuasiva.
Nel 2013 mi ha chiesto di partecipare ad un film con due famosi attori liguri, dovevo fare una piccola parte. Io non volevo assolutamente e i provai ad inventare qualsiasi scusa, ma si sa con ADL non scampi mai e quindi decisi di prendere parte alle riprese. Alla fine un’esperienza molto divertente ed emozionante e capii che fare il calciatore è anche questo, ma preferisco parlare sul campo”.

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