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Romanzo Calcistico: Alain Boghossian, tenace centrocampista d’oltralpe

Alain Boghossian, centrocampista francese del Napoli degli anni ’90, è il protagonista della puntata numero 17 della rubrica Romanzo Calcistico. Arriva all’ombra del Vesuvio nel 1994 dall’Olympique Marsiglia, in crisi dopo i successi di qualche anno prima, per sostituire Jonas Thern. Un compito che nel primo anno non può svolgere, a causa di un grave infortunio. In 9 presenze, tuttavia, si toglie la soddisfazione di un gol a Roma, nell’1-1 contro la squadra giallorossa, non potendo poi partecipare al bel campionato della squadra di Boskov (che manca per un punto la qualificazione Uefa).

Discorso ben diverso l’anno dopo, quando Alain, gran lavoratore di centrocampo dalla buonissima tecnica, è uno dei punti di riferimento di una squadra che si piazza a metà classifica dopo gravi problemi societari. Segna all’Atalanta e, soprattutto, al Torino, con un bel colpo di testa decisivo per una vittoria scaccia-crisi, durante la quale gli azzurri di “Zio Vujadin” stavano addirittura per essere risucchiati nella lotta per non retrocedere.

La migliore annata di Alain Boghossian a Napoli è però il 1996-97, quando si conferma pilastro della squadra di Gigi Simoni. Gi azzurri, tra alti e bassi, riescono a salvarsi (dopo aver toccato anche il secondo posto in classifica). Ma è in Coppa Italia che il Napoli dà il meglio, eliminando Monza, Pescara, Lazio e Inter. Con i nerazzurri, due sfide esaltanti, entrambe terminate 1-1. Si va così ai calci di rigore, dove Alain lascia al San Paolo la sua firma sul penalty che vale la finale col Vicenza, facendo poi un esaltante giro di campo.

Gli azzurri (guidati da Vincenzo Montefusco al posto di Simoni) perdono però amaramente il trofeo, subendo due gol negli ultimissimi minuti dei tempi supplementari allo stadio Menti. La società (appesantita dai debiti) decide di cedere pezzi pregiati come Pecchia, Cruz e lo stesso Boghossian, venduto alla Sampdoria, per poi passare al grande Parma, dove vince ben quattro trofei.

Senza dimenticare il suo apporto ai Bleus, con i quali diventa campione del mondo nel 1998 e non partecipa alla vittoria di Euro 2000 solo a causa di un altro infortunio (ci sarà poi nella disastrosa spedizione mondiale in Giappone-Corea del 2002).

Rimane successivamente nell’ambito federale come secondo di Domenech e Blanc, ricordando con grande affetto l’esperienza napoletana anche a distanza di anni: “A Napoli il calciatore è adorato! -raccontò Alain in un’intervista a La Provence- Entravi nel locali o nei negozi e uscivi senza pagare. Magari ti poteva capitare di essere a cena con la tua fidanzata e al tavolo si potevano sedere un paio di ragazzini per discutere della partita. E poi la bellezza di quella terra è straordinaria”.

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