Spiragli tattici Vol.15: Quando il gioco si fa duro

Esordire nel racconto di una partita anomala quanto insufficiente (in tutto, dall’arbitraggio alla mentalità dei calciatori alle condizioni del campo di gioco) come Napoli-Chievo non è un’impresa facile. Ma le analisi servono a crescere e questa squadra ne ha ancora un bisogno irrefrenabile.

L’atteggiamento arrembante di un buon Chievo messo in campo dall’appena rientrato in trincea Mimmo Di Carlo è solo il pretesto per le brutture di un Napoli svogliato.
A partire dall’approccio al match, uno dei peggiori in stagione, fino ad arrivare agli strenui combattimenti finali nell’area di Sorrentino che non hanno mai scalfito il muro clivense.

Formazioni ufficiali di Napoli-Chievo.

Le imprecisioni di Insigne, Mertens e compagnia hanno fatto il resto: 17 tiri (di cui ben 10 nello specchio della porta) e 20 corner sono troppi, visto anche il potenziale offensivo di cui dispone la rosa partenopea, per non concretizzare una superiorità a tratti disarmante.

Mea culpa

Mea culpa, dunque. Deve farla tutta la squadra, perché se gli errori tecnici possono capitare e susseguirsi uno dopo l’altro nel corso di pochi minuti, la mancanza di determinazione e fame di vittoria, per una squadra che non ha vinto niente, è inammissibile.

Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, visibilmente disperato dopo una chance sciupata.

Dopo un inizio sciagurato e malaugurante, coronato dall’errore in fase di impostazione di Koulibaly dopo 15 secondi netti e dai continui tentativi di dribbling di un irritante Ounas, il Napoli ha fronteggiato bene il Chievo, stringendolo nella propria metà campo.

Il cross alto di Malcuit finirà come sempre preda della difesa del Chievo, sia per assenza di centimetri di Mertens, sia per il vuoto nell’area di rigore veneta.

Ma ad un vero e proprio arrembaggio è corrisposto un nulla di fatto. Oltre alla scarsa fortuna e lucidità, gli azzurri sono sembrati incapaci di costruire un’azione pulita e lineare, incaponendosi in giocate personali del tutto fuori luogo o, in alternativa, soluzioni improbabili come i continui cross alti di Malcuit, perfetti per una torre che non c’è.

Cambiar non nuoce

A tutta l’atmosfera opaca e nervosa dello scenario di Fuorigrotta vanno poi aggiunti i limiti tattici. In fase di costruzione, infatti, il Chievo ha sempre avuto libertà totale di impostazione, avendo un centrocampo a 3 più Birsa, mentre Zielinski e Diawara contraevano sempre difficoltà ad aggredire gli avversari.

Mentre il Chievo è in fase di possesso, a centrocampo le maglie gialle sono sempre in superiorità numerica: si verifica infatti un 3 vs 2. Inoltre, Birsa ha sempre tempo e spazio per inserirsi tra le linee e infastidire il Napoli. I limiti di avere una coppia di centrocampisti piuttosto che un trio si sono ben palesati a tutti.

Proprio per questo motivo risulta incomprensibile il mancato ingresso di Ruiz, magari per uno dei tanti attaccanti in campo, che avrebbe garantito, oltre che tecnica, quell’intelligenza nel posizionarsi tra le linee dei veneti che tanto è mancata agli uomini di Ancelotti.

Destra-sinistra

L’errore nell’interpretazione c’è stata: giusto essere offensivi e schierare quattro punte per allargare il gioco avversario, ma se poi questo non succede per evidenti errori tecnici dei calciatori in campo, perché non cambiare e insistere nel centro del campo anziché allargare sempre il pallone anche quando non necessario?

Come detto, nessun calciatore si prende la briga di spostarsi centralmente tra le linee per impensierire il centrocampo del Chievo. Il Napoli è spaccato a metà: a destra Zielinski porta palla ma non sa a chi passarla, mentre a sinistra Mertens e più dietro Hysaj sono fermi e attendono la giocata del polacco.

Ecco che, dunque, quella che doveva essere l’arma in più si è rivelata in realtà a doppio taglio: la larghezza del gioco ha portato solo palle perse in continuazione e poca densità nella zona nevralgica, consentendo al Chievo di ripartire con tranquillità.

Quando il gioco si fa duro

La fortuna, va detto, non può essere controllata. Il Napoli ha beccato due pali, uno con Insigne e l’altro con Koulibaly a distanza di una manciata di minuti, che se entrati avrebbero sancito un finale trionfante e sereno.

Come visibile in foto, le posizioni medie dei calciatori del Napoli sono estremamente larghe, al contrario di quelle del Chievo, che ha agito con grande densità a centrocampo,

Piano, dunque, con i drammi. Nulla è cambiato. La Juventus scivola a -8, suprema verità. Ma il Napoli deve fare la corsa solo su se stesso, pensando ora alla Stella Rossa e successivamente all’Atalanta. Il gioco si sta facendo davvero duro. E buttare un lavoro così ben organizzato sarebbe un peccato. Per tutti.

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