MAREKIARO: “Mi sono innamorato di Napoli senza sforzi e rinunce, le critiche non le ascolto, ho il sangue azzurro”

Rieccoci ad analizzare il viaggio del capitano azzurro in questo, ormai consueto, appuntamento settimanale. Lo slovacco, ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia edita da Mondadori Electa, contenente un racconto introduttivo dello scrittore Maurizio De Giovanni. E’ proprio con la prima parte di questo testo che abbiamo inaugurato la rubrica. La volta scorsa abbiamo iniziato con l’analisi delle parole direttamente raccontate da Marek Hamsik. Quest’oggi daremo voce a nuove curiosità, riguardanti questa volta l’evoluzione della sua cresta e il forte sentimento che l’ha spinto a restare a Napoli.

Accarezzarmi capelli dopo un gol è ormai un’abitudine consolidata nel tempo. È anche una dedica al mio barbiere che spesso alla vigilia di ogni gara mi raggiunge il ritiro e mi dà una sforbiciata. Questo rito così scaramantico è iniziato quando segnai contro il Palermo il mio primo gol in maglia azzurra. Correva l’anno 2008 ed in panchina c’era mister Edy Reja, si giocava di sera. La partita era ormai compromessa dalla nostra cattiva prestazione ed il Palermo era più in partita, ma fortunatamente il risultato era fermo sullo 0-0. Nei minuti di recupero però Lavezzi mi offrì un’occasione d’oro ed io mi lanciai di corsa nell’unico corridoio possibile e staccai di testa. Un gol decisivo che ci portò ad una vittoria inaspettata ed è lì che ho iniziato ad accarezzarmi il ciuffo.

Ho sempre avuto un rapporto particolare con i capelli perché li avevo sempre abbastanza lunghi però mia madre diceva che essendo molto ribelli tagliarli era l’unico modo per avere un aspetto più curato. Furono però le prime uscite con le ragazze che mi diedero la spinta a curare da solo la mia capigliatura. Infatti arrivato in Italia per un po’ di portati anche i capelli biondi, poi arrivò il primo ciuffo con il gel, grazie alla mia prima fidanzata.

La vera cresta però l’ho sperimentata a Napoli quando un mio compagno della primavera mi presentò un barbiere di Pozzuoli, Rino. Mi disse che per me era arrivato il momento di dare una svolta alla mia capigliatura e che dovevo rasare i capelli ai lati e farli crescere di più al centro. La cresta da lì cominciò subito a portarmi fortuna.

La cresta di Napoli non ho mai modificata, salvo due casi molto speciali:
-il primo fu durante la stagione 2011-12 quando avevamo appena vinto la coppa Italia contro la Juventus e fui costretto a rispettare una promessa fatta ai miei compagni. Lavezzi non esitò un minuto, prese il rasoio e non mi lasciò neanche un capello in testa. Mi vedevo bruttissimo ed anche a mia moglie rimase pietrificata. Quella capigliatura non mi donava proprio;
-poi nel 2014 vincemmo di nuovo la coppa Italia e per l’euforia del trionfo mi sono tinto completamente la cresta di azzurro. Quella scelta è stata come sentire il colore della mia maglia ancora più vicino a me, come sposare per l’ennesima volta un progetto di cui sono sempre stato protagonista, anche quando le cose non andavano bene e quando non riuscivo a dare il contributo che avrei voluto.

Io mi sono innamorato di Napoli e sono sempre stato fedele a questa società, anche quando qualcuno diceva che avevo paura di andar via perché non sapevo se, come e dove avrei trovato lo stesso affetto. Non mi sono mai curato delle critiche, soprattutto quelle relative al mio carattere.

Sono nato in Slovacchia e probabilmente a fine carriera tornerò nel mio paese, ma anche a Napoli mi sento a casa. Abito fuori città e vicino al centro sportivo. Vivo la comunità che mi ha adottato tutti giorni. La mia famiglia si trova bene, anche se all’inizio abbiamo vissuto degli episodi negativi: il 2008 mi rapinarono l’orologio, nel 2011 mia moglie è stata minacciata con una pistola, ma abbiamo sempre creduto nella gente di Napoli e nei valori delle persone corrette che ci hanno sempre dimostrato tantissimo affetto.

Potevo lasciare la mia squadra per andare al Milan o anche alla Juventus nel momento migliore della mia carriera ma non l’ho mai fatto perché credo che vincere qui sia un’esperienza unica ed irripetibile. Ho sacrificato i sogni di gloria di qualsiasi ragazzino per amore e per cercare una gioia più grande solo con il Napoli.
Per me contano molto di più sentimenti che i soldi che nel nostro ambiente girano moltissimo.

Se un popolo ti da la possibilità di diventare una bandiera non puoi tradirlo. Ho sempre rispettato tutte le scelte dei miei ex compagni che sono andati via ma io non ho mai avuto motivo.

Il Napoli è una seconda famiglia nella quale ho la mia parte di responsabilità. Ci sono stati allenatori che mi hanno apprezzato e valorizzato al punto di volermi con loro nelle altre squadre, ma ho scelto con il cuore di restare qui perché non sono napoletano ho il sangue azzurro”.

Articolo precedenteSalvini: “Verrei volentieri al San Paolo, voglio sdebitarmi con Insigne e Callejon e conoscere finalmente una persona!”
Articolo successivoFOTO – La Serie A celebra un centrocampista azzurro: “E’ lui il calciatore più in forma del campionato!”