Spiragli tattici Vol.10: Dio esiste e ama i francesi

I credenti di tutto il mondo perdoneranno la blasfema supposizione, ma ieri sera a Parigi Dio si è schierato nettamente. Ama i francesi. Lo ha chiarito al 93′, quando la perla che dal piede di Di Maria è terminata in fondo al sette difeso da Ospina ha fatto esplodere di gioia il Parco dei Principi. E non hanno nemmeno vinto.

Rivelazioni ironicamente trascendenti a parte, la partita tra PSG e Napoli è stata forse il match più bello degli ultimi anni di Champions, almeno per quanto riguarda la squadra azzurra. Intensità, pressing, qualità individuali, personalità. Ci si aspettava di tutto e tutto è accaduto. Nel bene e nel male.

Pregi e difetti

Il primo tempo è trascorso tra ondate psico-fisiche impressionati a tinte parigine e una più moderata gestione del Napoli. La squadra di Ancelotti ha tenuto botta, confermando in fase di possesso palla il 3-5-2, che ha garantito equilibrio.

Eclatanti sono stati i difetti di Neymar e compagni: maglie della difesa larghissime, uscita dal pressing pari a quella di un gruppetto di amatoriali e poca unione. Difesa e centrocampo erano perennemente sfilacciati, imbucati da Fabian e Insigne.

Il goal dello 0-1 di Insigne è la sintesi della prima frazione. La difesa avversaria è immobile e mal posizionata. Il numero 24 si inserisce con i tempi giusti e con un pallonetto delizioso batte Areola.

Con il passare dei minuti, anche la personalità dei partenopei è cresciuta: palleggio nello stretto, giocate di fino e intelligenza tattica hanno contraddistinto una serata quasi perfetta.

Altro tempo, altra squadra

Il tonfo quasi umiliante della prima parte di gara costringe Tuchel a cambiare. Toglie Bernat, incolore, e inserisce Kehrer passando alla difesa a 3. Questa svolta si rivelerà cruciale: darà alla squadra transalpina più equilibrio, lasciando invariata la qualità offensiva.

La difesa a 3 consente al Paris di avere più spazio di manovra, permettendo ai centrocampisti francesi di abbassarsi con più facilità.

Mbappé e Neymar, infatti, troveranno sempre spazio tra le linee del Napoli che ovviamente non avrà sempre le energie per chiudere le sfuriate dei francesi. E non è finita. Perché il nuovo schieramento consente anche a Verratti di tornare al centro del gioco e tornare l’ago della bilancia tra zona offensiva e difensiva.

Ancelotti non è fesso

Lo scippo di Mertens, purtroppo, non segnerà la vittoria tanto meritata che il Napoli meritava. Ma qualcosa resta. Il dominio territoriale in una delle squadre più forti del mondo vale anni di lavoro, cominciati dall’era Benitez e che continuano ancora oggi.

Troppo si è sparlato circa l’avvento di Ancelotti: il tecnico di Reggiolo ha cambiato man mano l’ossatura di una squadra che sembrava essere limitata. La stessa scelta di schierare titolare Maksimovic in due gare potenzialmente decisive ne è il segno.

Il Napoli occupa tutta l’ampiezza del campo. Da Mertens a Mario Rui, passando per Hamsik e Callejon.

Hamsik & co. palleggiano meno nello stretto, ma occupano meglio tutto il campo. Ruiz ne è l’autentica dimostrazione: partito da esterno sinistro, si adatta al ruolo di mezzapunta con sacrificio, facendo movimenti diversi da Insigne, come è ovvio, ma trovando sempre la posizione più giusta in cui far male al PSG.

Allan Marques Lodeiro 

Oltre gli aspetti tattici, PSG-Napoli ha evidenziato la presenza in campo del più in forma centrocampista che giochi a calcio al momento. Verratti ha potuto solo ammirare la forza fisica, la determinazione e la ferocia di Allan, vero migliore in campo del match.

“L’unica cosa che può dare timore a certi campioni è vedere gli occhi dell’avversario una determinazione fuori dal comune”. Diceva così Maurizio Sarri, a proposito della sfida tra Real Madrid e Napoli, nel lontano marzo 2017.

Il centrocampista brasiliano ha fatto sue le parole del suo ex maestro e continua a sciorinare qualità straordinarie. Determinante è stata la sua posizione, spesso davanti alla difesa per proteggerla dagli attacchi avversari.

Ritorno e situazione nel girone

La consapevolezza crea mondi inaspettati perché riempie l’anima. L’entusiasmo, invece, si scontra duramente con la realtà, presto o tardi che sia. Il Napoli ha concluso il girone d’andata della Champions a 5 punti, è secondo e a +1 sul PSG, mentre ha 1 punto in meno del Liverpool.

Tra due settimane al San Paolo ci saranno i parigini. E lì, probabilmente, si deciderà il futuro. Replicare la fantastica sfida di ieri sarà arduo, ma ci si dovrà provare. Questa squadra ha potenziali enormi e un allenatore che sa sfruttarli.

Fiducia, compostezza e tranquillità: il Napoli sta superando le aspettative. Ma soprattutto, è ancora artefice del proprio destino.

Articolo precedentePetras (ag.Hamsik): “Qualcuno lo disegnava come un calciatore da 60 minuti ormai…”
Articolo successivoLippi a Radio Goal: “Ancelotti? Forse il migliore di tutti. Intelligente a non buttare il lavoro di Sarri…”