Spiragli tattici Vol.9: È la dura legge del gol

È tornato il campionato, l’amata Serie A, ed è subito un Napoli travolgente. I partenopei sperimentano l’ennesima formazione diversa, introducendo dal primo minuto l’inedita coppia offensiva Mertens-Milik, ma la sostanza non cambia.

Tre punti prima della sosta, tre punti al ritorno. Le avversarie, certo, non sono quelle top (Sassuolo e Udinese), però vincere aiuta a vincere e il gruppo azzurro è evidentemente sulla buona strada, inanellando vittorie e buone prestazioni.

“Queste sono tutte prove di maturità” lascia trapelare, con un pizzico di soddisfazione, Carlo Ancelotti: del resto, per una squadra pronosticata quinta forza del campionato, non è male contare 21 punti ottenuti su 27 disponibili, nel mezzo di un calendario di fuoco.

Fabián Ruiz Peña

Per la cronaca del match, il Napoli approccia bene alla gara, impone il suo gioco, cerca di verticalizzare più possibile, ma l’arma che incute più timore all’Udinese è il pressing.

Spesso i difensori friulani, tutt’altro che tecnici, cercando di impostare dalle retrovie, perdono palla in maniera banale: la squadra azzurra approfitta e sblocca così il punteggio con il gran gol di Fabián, autentica rivelazione di serata.

La pressione del Napoli è mediamente alta: Ruiz stringe sul portatore di palla, ma Zielinski copre subito la sua uscita. I due centrocampisti sono distanti ben 20 metri. La squadra azzurra non è più simmetrica, ma si trasforma in base alle circostanze.

Subentrato al secondo minuto a causa dell’infortunio occorso a Verdi, il centrocampista spagnolo sale in cattedra e conferma di avere colpi fuori dal comune. Carlo lo schiera da interno sinistro nel centrocampo a 4 e lui si adatta alla perfezione.

In particolare, la dote maggiore che Ruiz ostenta, oltre alla tecnica sopraffina, è la capacità di adattamento a qualsiasi ruolo. Da ala destra ad esterno sinistro, passando per mezzala o play maker, le prestazioni non scendono mai.

Trait d’union

Tuttavia, è proprio a centrocampo che il Napoli ha sofferto di più. Complice un Allan non particolarmente in forma, la squadra azzurra ha spesso lasciato vuoti colmati dagli inserimenti bianconeri, che hanno rischiato più volte di pareggiare.

Qui è evidente la mancanza di un uomo davanti alla difesa: Allan esce in pressing, ma nessuno gli copre le spalle perché Ruiz ha in marcatura già De Paul. Lasagna ha tutto il tempo per prendere palla e girarsi, anche grazie al mancato intervento di Albiol che è troppo basso con la linea.

L’assenza di un trait d’union tra i due interni nel mezzo si sente ancora: Jorginho è un lontano ricordo e con un Diawara così mediocre, la sofferenza è logica conseguenza.

Il miglioramento in fase difensiva è innegabile, ma è doveroso sottolineare i difetti di un modulo che spesso mette in inferiorità numerica (ieri, ad esempio, all’ingresso di Barak si è verificato un pericoloso 3 vs 2) il Napoli nella zona nevralgica.

Pressing ed equilibrio 

Gli uomini di Velazquez, infatti, e va detto, hanno impensierito non poco Mertens e compagni. L’ampiezza difensiva sperimentata da Ancelotti ha limitato le qualità dell’Udinese, che ha però risposto bene cambiando in corsa.

Grazie all’uso di sovrapposizioni continue da parte di Pussetto e Strygaer-Larsen e gli inserimenti al centro di Fofana e De Paul, i bianconeri non si sono fatti domare in tranquillità, anzi.

L’equilibrio raggiunto dalla squadra di Ancelotti è atipico: i calciatori sono larghi, occupano tutto il campo, non si stringono in 20 metri come accadeva prima. Malcuit pressa immediatamente il suo avversario per consentire alla difesa di scivolare e riorganizzarsi.

La qualità maggiore dei friulani sembra proprio questa: grande gamba, strappi in velocità invidiabili. Il difetto principale sta invece nello scarso cinismo: in due occasioni Lasagna si è trovato di fronte a Karnezis, che è riuscito ad evitare disastri con una prova di personalità.

Cambiamenti

A chiudere il match ci hanno pensato poi Mertens, su rigore, e il neo-entrato Marko Rog, figlio di parecchie contraddizioni tecnico-tattiche, che è atteso al varco della maturazione.

Il risultato è però bugiardo: l’Udinese avrebbe meritato almeno una rete, se non altro per la determinazione mostrata sin dal primo minuto. A tal proposito ha avuto ragione di nuovo Ancelotti nel rischiare Koulibaly, vero pilastro della difesa partenopea.

Nonostante le difficoltà e il turnover, il Napoli ha tenuto il possesso, toccando quasi il 70%. Ma i tiri concessi sono troppi, considerando che più di uno ogni due sono arrivati alla porta di Karnezis.

Ma a volte si sa, nel calcio non vince né concretizza chi meriterebbe. E’ il paradosso più evidente di questo sport. Il destino ci mette sempre lo zampino, per fortuna o sventura.

Sta anche qui il segreto della competitività. Dice bene Ancelotti quando sottolinea che “l’unica statistica che conta nel calcio sono le reti segnate, le altre non mi interessano”.

Il pallone non è democratico, al di là di utopie fantascientifiche. E la partita della Dacia Arena ha dato il via all’unico decreto possibile in questo mondo: è la dura legge del goal.

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