MAREKIARO: Tra tantissime persone lui era uno degli undici, il Capitano

Rieccoci ad analizzare il viaggio del capitano azzurro in questo, ormai consueto, appuntamento settimanale.  Lo slovacco, ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia edita da Mondadori Electa, contenente un racconto introduttivo dello scrittore Maurizio De Giovanni. E’ proprio con la prima parte di questo testo che abbiamo inaugurato la rubrica ed oggi continueremo con l’analisi di quest’ultimo, che ci permetterà, nelle prossime settimane, di iniziare a dar voce alle parole raccontate proprio da Marek Hamsik.

“Il bambino ed il Capitano”

Quest’ultima parte del nostro racconto introduttivo si apre con la descrizione di un bambino che si reca per la prima volta allo stadio e come tutti non riesce a spiegare la sensazione che prova prima di arrivare in quello che è il tempio per ogni tifoso di qualsiasi squadra e soprattutto non riesce a immaginare la sensazione che proverà quando finalmente si troverà lì, vicino al campo e vedrà per la prima volta il manto erboso con i suoi eroi che sbucano dal tunnel sotterraneo.
Il bambino in questione si chiama Luca, aveva vissuto l’amore per il calcio credendolo come un cartone animato, qualcosa di fittizio e surreale.
Contro la volontà della madre il padre riuscì a portarlo per la prima volta allo stadio, e mentre il bambino si preparava, così come tantissimi tifosi erano in trepidante attesa per la partita, il capitano era già negli spogliatoi con tutti gli altri. Iniziò con la solita sequenza di gesti il pre-partita: indossare la divisa, mettere i parastinchi, alzare i calzerotti, allacciare le scarpe.
Tutte azioni che avrebbe potuto fare qualsiasi calciatore, o qualsiasi ragazzo che amasse questo sport. Ma ciò che lo contraddistingueva dagli altri era la sua fascia, quella apparteneva solo ed unicamente a lui.
Una volta al campo, Luca e suo padre raggiunsero i gradoni della tribuna ed il bambino non poté fare a meno di restare senza parole, così come si resta nel giorno di Natale con i regali, mentre osservava l’immensità ed il verde di quel campo, dove poi avrebbe visto tutto ciò che aveva sempre e soltanto immaginato.
Il capitano iniziò a prendere posto in prima posizione salutando i suoi compagni che lo seguivano e si fermò vicino ad ognuno dandogli una rapida stretta di mano e guardandoli fissi negli occhi per dare loro la carica.
Questo era il suo ruolo ed il suo compito, e lo sapeva fare molto bene. I calciatori uscirono dal tunnel e il capitano era lì davanti, Luca lo intravide per primo notando la sua cresta alta. E allo stesso tempo Marek pensò a tutti, a partire dalla sua famiglia che l’aveva sempre appoggiato, passando per tutti i bambini e gli uomini che riponevano in questo sport tantissima fiducia e sogni infiniti. Pensò all’amore che riceveva ogni giorno quando si trovava a passeggiare per le strade della città, perché lui non era più lo straniero venuto dalla Slovacchia ma era diventato profondamente napoletano. Luca ed il capitano in quel momento si sentivano a casa e vivevano l’uno per l’altro.

Articolo precedenteSTADIO – Ass. Borriello, l’intesa c’è: “Ci sono grandissime novità. In avvio già molti lavori dai bagni nuovi ai parcheggi”
Articolo successivoFOTO – Ounas dall’Algeria carico per il match con la sua nazionale