Romanzo Calcistico: Gianfranco Zola, il “tamburino sardo” stimato da Maradona

Parte oggi una nuova rubrica di Mondo Napoli, Romanzo Calcistico. Ispirato all’omonima pagina Facebook, questo spazio ripercorrerà ogni sabato le gesta dei grandi calciatori che hanno calcato il San Paolo, scrivendo importanti capitoli di un romanzo lungo 92 anni. Ad aprirlo sarà Gianfranco Zola. Il 52enne sardo è attualmente vice di Maurizio Sarri al Chelsea, ambiente in cui da giocatore è diventato Magic box, quella “scatola magica” capace come nessun altro di emozionare il pubblico dei “blues” (a tal punto da essere nominato “baronetto”). A Londra, Zola giunse dopo aver strabiliato il calcio italiano in quel di Parma, che non esitò però a venderlo per incompatibilità tattica con l’allora tecnico Carlo Ancelotti.

La scalata al successo del piccolo “tamburino sardo” era però partita da Napoli, in cui approdò 23enne dalla Torres. Fu Luciano Moggi a catapultare il giovane Zola dalla serie C direttamente nel grande Napoli di Diego Armando Maradona, cui nel primo anno fece da “vice”. È la stagione 1989-90, Dieguito arriva in ritardo rispetto all’apertura del campionato e l’allenatore Bigon punta molto su Zola. Le prima gare sono di ambientamento, fino al 3 dicembre, quando Gianfranco si esalta in Napoli-Atalanta con un gol bellissimo: dribbling su un difensore, destro a giro e San Paolo in tripudio per lui. Destino volle che quel giorno Maradona fosse in panchina, e quindi la numero 10 toccò proprio a Zola. Lo stesso Zola segnò un gol al Genoa nel girone di ritorno, quando in scivolata diede agli azzurri una pesantissima vittoria al 90’. A fine anno arrivò lo scudetto, ma quella stagione di “apprendistato” fu per Zola fondamentale per imparare dal Pibe de oro l’arte dei calci di punizione. L’anno dopo la cocaina portò via pian piano Maradona da Napoli, col talento sardo sempre più impiegato con la numero 10 e, ironia della sorte, l’ultima gara al San Paolo di Maradona (contro il Bari) fu decisa proprio da un gol di Zola su suo assist. Un vero e proprio passaggio di consegne, che nel 1991-92 divenne effettivo. Con Claudio Ranieri in panchina, Zola si esalta a tal punto da essere convocato in Nazionale da Arrigo Sacchi: per lui ben 12 gol e tanti assist per Careca e Padovano. Eppure il Napoli, basato ancora sul gruppo storico (Ferrara, Francini, De Napoli, Crippa, Alemao e Careca), è solo quarto. Nel campionato successivo, per lui ancora 12 gol ma la squadra va in crisi. Ranieri viene esonerato e viene richiamato Ottavio Bianchi, che punta tutto sul fantasista di Oliena, il quale segna a pochi minuti dalla fine un gol pesantissimo al “suo” Cagliari. A conti fatti, quella prodezza valse la salvezza per un Napoli che iniziava a soffrire economicamente. E Corrado Ferlaino cedette così Zola al Parma, sacrificando quel talento che dopo Maradona fu l’unico a portare degnamente la maglia azzurra numero 10 (poi successivamente ritirata con buonsenso). Tra i tifosi resta un grande rimpianto, perché Zola avrebbe davvero potuto diventare una bandiera, ma la crisi economica lo portò via dall’azzurro.

Al Parma fu protagonista di annate memorabili (con vittoria di Coppa Uefa e Supercoppa Europea), mentre al Chelsea vinse 5 trofei (di cui la Coppa delle Coppe del 1998, decisa da un suo gol). In mezzo, le delusioni con la Nazionale (Usa ’94, dove fu ingiustamente espulso con la Nigeria, ed euro ’96 in Inghilterra, dove sbagliò un rigore contro i tedeschi). Nel 2003, a 37 anni, avrebbe potuto ritirarsi con tutti gli onori, ma Zola volle regalarsi un’ultima esperienza nella sua Cagliari. In maglia rosso blu vinse il torneo di serie B e fece un grande campionato di A con l’entusiasmo di un ragazzino, per poi smettere a 39 anni.

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