GdS – La Cassazione mette fine a Calciopoli, ecco le decisioni su Moggi, Giraudo e gli arbitri…

Otto ore di dibattito e sei di camera di consiglio. C’è voluta un’intera giornata perché la Cassazione scrivesse la parola fine su Calciopoli, in un Palazzaccio ormai freddo e deserto. Proprio come era accaduto qualche giorno fa per il Rubygate di Berlusconi. Dopo nove anni di indagini e processi (sportivi e ordinari), lo scandalo che nel 2006 ribaltò il calcio italiano va in archivio con una sfilza di prescrizioni che evitano altrettante condanne, qualche assoluzione nel merito e appena una condanna definitiva. Dei 36 imputati iniziali (7 arbitri, più Paparesta la cui posizione però venne stralciata subito) il solo De Santis (che aveva rinunciato alla prescrizione) viene condannato ad 1 anno (con pena sospesa). Luciano Moggi e Antonio Giraudo sono prescritti ma non assolti, come Mazzini e Pairetto. Bertini e Dattilo, gli altri due arbitri che non si erano avvalsi della prescrizione, ne escono invece più che puliti: la sentenza di condanna nei loro confronti è stata annullata. In sostanza, Calciopoli penalmente è stato affare di due arbitri: oltre a De Santis, Racalbuto, prescritto in Appello.

L’IMPIANTO ACCUSATORIO — Così ha deciso la Terza sezione penale presieduta dal magistrato Aldo Fiale. Il presidente ha accolto le richieste del procuratore generale Gabriele Mazzotta, esposte nella requisitoria del mattino durata un’ora e quarantacinque minuti. L’impianto accusatorio che ha sostenuto le sentenze dei primi due gradi di giudizio poggiava sostanzialmente su un passaggio chiave: le sim svizzere date in dotazione ai membri dell’associazione (e a molti arbitri, definiti dal p.g. “di famiglia”) servivano a dare tutte le disposizioni utili a ottenere certi risultati. Questo impianto sostanzialmente ha retto fino alla fine: a parte un paio di “capi” di frode sportiva di cui anche Moggi è stato sgravato, l’ex direttore generale della Juventus si è visto negare il proscioglimento nel merito in relazione all’associazione a delinquere aggravata (per cui in Appello era stato condannato a 2 anni e 4 mesi), per la quale nel frattempo è sopraggiunta la prescrizione. Stesso esito hanno avuto le vicende dell’ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini e dell’ex designatore Pierluigi Pairetto, condannati in Appello a 2 anni, alla fine prescritti come Moggi e Giraudo. Per i tre arbitri che avevano rinunciato alla prescrizione, come detto, sono arrivati giudizi diversi: conferma della condanna d’Appello a 1 anno per De Santis, annullamento della sentenza, come da richiesta del pg Mazzotta, per Bertini e Dattilo, che escono da un vero e proprio incubo durato nove anni. Per Racalbuto, altro “non assolto” che aveva usufruito della prescrizione, la Corte ha rigettato il ricorso.

PARTI CIVILI L’altra partita si è giocata sui risarcimenti da riconoscere alle parti civili. Ministero dell’Economia e Figc erano già tutelati dalla sentenza d’Appello, le altre società che si erano costituite parte civile – con in prima fila Bologna, Brescia, Atalanta, Lecce, Victoria 2000 (la società allora presieduta da Gazzoni e unica azionista del Bologna) –, in favore delle quali Gup e Appello in rito abbreviato e il Tribunale in ordinario avevano condannato gli imputati a risarcire i danni, mentre l’Appello ordinario le aveva tagliate fuori con la faccenda dei “tre dispositivi”, si sono viste nuovamente riconosciute le proprie richieste risarcitorie, ma ora toccherà ai giudici civili d’Appello competenti per territorio stabilirle. Nel caso, pagheranno anche Lotito, i Della Valle, la Fiorentina, Foti, Racalbuto, prescritti in Appello per frode sportiva, i cui ricorsi sono stati rigettati. Inammissibili, invece, i ricorsi del pg dell’Appello contro le assoluzioni di Pieri, Dondarini e Lanese. Le altre notizie di questa lunghissima giornata.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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