Luci ed ombre per Hamsik, lo slovacco sembra essersi perso

Il dottor Jekyll-Hamsik è sempre un dolce, timido capitano che sussurra parole e prova a ricamare passaggi col piede leggero. Invece mister Hyde-Hamsik con quel piede non riesce più a combinare nulla di buono. È sparito dai radar azzurri,come se certe cose non lo riguardassero più. L’ultimo segnale a Marassi, prima di campionato. Poi niente altro. Marekiaro non è più lui. E non è neppure la fotocopia. Se non fosse per la cresta, qualcuno dubiterebbe che si sta parlando dello stesso Hamsik di un anno fa.

Tra due giorni torna a casa, a Bratislava, dove ha vissuto quattro anni della sua gioventù e dove ha esordito in prima squadra nel luglio del 2004, tre giorni prima di compiere 17 anni. La famiglia di Marek pagò il trasferimento di tasca propria perché lo Slovan non aveva i soldi per farlo perché lo Jupie Podlavice, il club con cui giocava, aveva fiutato le sue doti e sparò una cifra altissima per lo Slovan. “Sarà una serata particolare per me e per la mia famiglia“, ha spiegato Marek. Improbabile che Benitez gli tolga la gioia di mettere piede,a capitano del Napoli, nel suo primo grande stadio.

Eppure, per Hamsik, questo è senza dubbio il momento peggiore di sempre. Con il Sassuolo, spesso ha dato la sensazione di non sapere persino dove mandare la palla, girando a vuoto tra Higuain, InsigneCallejon. E quando si decide, la manda nel posto sbagliato. Corre tanto e pressa tantissimo, ma non s’arrabbia, non si smarca e in alcuni momenti non ragiona. Alberto Cavasin, Rolando Maran, Zdenek Zeman, Mario Somma, Serse Cosmi, Edy Reja e Walter Mazzarri: sono gli allenatori che l’hanno avuto nel Brescia e nel Napoli e Marek Hamsik ha saputo metterli tutti d’accordo. Chi l’ha fatto debuttare, chi gli ha dato fiducia, chi gli ha affidato i calci di rigore. Un’esplosione naturale per un talento tuttofare: mediano, mezz’ala e regista, ma anche esterno, mezza punta, addirittura terzino.

Ma ora, che succede a Hamsik, quello che Nedved battezzò come suo erede? “Quello che conta adesso è aver vinto contro il Sassuolo: sono dei punti molto importanti per noi”, ha spiegato sul sito ufficiale. “Non è stata una prestazione straordinaria, ma siamo felici lo stesso. Avevamo davvero bisogno di questa vittoria. Ora siamo pronti a sfidare lo Slovan Bratislava in Europa League“. Non c’è traccia di un suo gol in campionato dalla penultima della scorsa stagione (in casa della Sampdoria ) mentre in questo avvio di annata è suo il gol dell’illusione a Bilbao. Poi niente altro. Non segna un gol al San Paolo dal 2 novembre (2-0 al Catania) poi è sparito. Per colpa di un infortunio, ma non solo. Marek con Benitez non è più il faro illuminante. Manca di continuità, non c’è traccia della sua genialità.

Rafone lo ha investito dei gradi di capitano dopo aver escluso dai titolari Paolo Cannavaro. “Farà il leader“, disse a Dimaro. “No, il leader è tutta la squadra“, disse restituendo al mittente una investitura che proprio non gli piace. Eppure da leader si mosse all’Olimpico, la sera del 3 maggio, quando i responsabili dell’ordine pubblico gli chiesero di andare sotto la curva degli ultrà del Napoli per ascoltare le loro richieste e garantirgli che quel tifoso, Ciro Esposito, non era morto a Tor di Quinto. La notte della trattativa. E lui, Hamsik era lì, con la cresta appuntita e il resto del cranio ben rasato.

Con il Sassuolo Marek ha sfiorato il gol del vantaggio, ma ha sbagliato in maniera clamorosa. E poi?Niente altro. Dicono che sia stato quell’infortunio proprio contro il Catania, il 2 novembre scorso, lo spartiacque tra il dottor Jekill-Hamsik e il mister Hyde-Hamsik. Dicono tutti che da quella botta ha faticato a riemergere. Ma adesso è diverso. E Benitez deve trovare la soluzione a questo mistero slovacco.

Fonte: Il Mattino

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