San Paolo, tiemp bell ‘e na vota…

San Paolo pensaci tu… Ma poi, quando pure il San Paolo comincia a rispondere picche, c’è veramente da preoccuparsi. La si comincia cioè a vedere davvero nera da più punti di vista. “Tiemp bell ‘e na vota”, quelli che furono, ma nemmeno tanto di una volta. Basti guardare solo a un anno fa. Quando però c’erano le premesse molto attraenti di un Napoli pronto a voltare pagina, con un nuovo tecnico che suscitava tanta simpatia mista a curiosità (oltre a presentarsi con charme ed un curriculum ben fornito). Quando c’era l’entusiasmo-Champions, ma quella raggiunta dalla porta principale.

RAFFRONTO. E, per dirla col linguaggio dei numeri, bisogna iniziare a fare una comparazione che non rivela nulla di buono. Nelle prime quattro partite interne della scorsa stagione, al San Paolo si contarono quasi 190mila presenze, un anno dopo se ne son perse per strada più di 70mila che, per un totale di quattro match, sono una vera e propria emorragia. Napoli-Bologna (25 agosto 2013): 39.700 spettatori; Napoli-Atalanta (14/9): 38.800; Napoli-Borussia Dortmund (18/9): 55.766; Napoli-Sassuolo (25/9): 55.677. I tempi erano quelli di adesso, e con le prime quattro gare disputate a Fuorigrotta si riuscì a mantenere un trend piuttosto elevato. Ma stavolta, a distanza di un anno, si va invece giù a picco. Con la partenza sprint di Napoli-Bilbao: 50.000 spettatori; poi il Chievo: 35.000; lo Sparta Praga: 15.000 ed il Palermo: 18.521. Un inabissamento. Cosa ne emerge allora? Che il vero e proprio tonfo c’è stato dopo le prime due casalinghe. Sino a quel punto eravamo (diciamo così) sugli standard anche delle precedenti annate. Poi i primi evidenti e malinconici vuoti un po’ in tutti i settori dello stadio. Di già? Ebbene sì: il Napoli in nuova versione non convince quasi per niente, è imploso nel gioco e nei risultati, si ha la sensazione che lo stesso timoniere stia progressivamente perdendo la rotta. I tifosi hanno risposto di conseguenza. Disertando la casa azzurra, tanto che la stessa, ad una sola mezz’ora dall’inizio del rocambolesco ed indigesto match col Palermo, presentava un quadro desolante. Che poi tale è rimasto.

RICONQUISTARE. Questi sono se vi pare gli scenari attuali, e questo è un bel campanello d’allarme. Visto che, per sostenere e sospingere una squadra che non ne azzecca più una, che campeggia mestamente giusto e metà classifica, risulterebbe necessaria la (massiccia) presenza del dodicesimo uomo. Quello che tante volte a Fuorigrotta è stato in grado di fare la differenza. Bisogna perciò assolutamente riportare la gente allo stadio, cercando incessantemente l’appeal smarrito. Impegnandosi allo spasimo. Se si vuole provare a raddrizzare in tempo utile la barca già pericolosamente pendente da un lato.

Corriere dello Sport

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