Hamsik, record amaro. Bandiera azzurra in un pomeriggio da dimenticare

Doveva essere una domenica da sottolineare in rosso nell’album dei ricordi di Marek Hamsik, si è trasformato, invece, in un pomeriggio tutto da dimenticare. Ecco perché lo slovacco ha lasciato il terreno di gioco particolarmente rabbuiato ed anche abbastanza nervoso. La sconfitta interna con il Chievo Verona aveva macchiato uno di quei traguardi a cui un calciatore tiene in modo particolare: il numero delle presenze in campionato con la stessa maglia, lo stesso club, lo stesso simbolo.

Una sorta di oscar alla fedeltà. Hamsik, con il Chievo Verona ha tagliato il ragguardevole traguardo delle 248 presenze in maglia azzurra scavalcando nella classifica di tutti Ciro Ferrara. Il record riguarda solo le gare nella massima serie italiana. Per quelle comprensive delle partite europee, invece, resta ancora avanti il napoletano con 322 gettoni. Ora lo slovacco che meritatamente indossa la fascia di capitano dopo la partenza di Paolo Cannavaro è quinto in graduatoria, preceduto da Ottavio Bugatti (256), l’Otto volante; Moreno Ferrario (310), la roccia di Lainate; Antonio Juliano (355), il popolare Totonno di San Giovanni a Teduccio; e Giuseppe Bruscolotti (387), detto “palo ‘e fierro” perché dalle sue parti nessuno osava più di tanto. Personaggi entrati nella storia del Napoli. Ora in punta di piedi ma a pieno titolo, in quella lista dorata spicca anche il nome del primo straniero, quello di uno slovacco che s’è innamorato della maglia già prima di indossarla; che ha resistito a tutte le sirene provenienti dall’estero e dall’Italia; che non ma hai creato un problema al club.

Marek Hamsik ha saputo archiviare (e distinguere) anche qualche spiacevole episodio che gli è capitato per strada. Forse è destinato a restare una delle ultime bandiere di un calcio che ormai non conosce più sentimentalismi ed affetti. E come se non bastasse, lo slovacco ama Napoli ed il Napoli quanto un napoletano vero. In otto campionati, Hamsik sì è strutturato sul piano fisico, ha realizzato sessantotto gol in campionato, sette nelle coppe europee, tre in coppa Italia. Ha vinto due Coppe Italia e partecipato a due Champions League. Ma ora vive il momento più delicato della sua carriera.

A ventisette anni (compiuti a luglio scorso) e con la fascia di capitano al braccio dovrà dimostrare di aver raggiunto la maturità necessaria per ergersi a leader in campo e nello spogliatoio. Con il Chievo s’è dannato l’anima nel tentativo di trovare la posizione in campo e dialogare con i compagni. La sensazione è che appena riuscirà a sbloccarsi in zona gol, ritroverà anche autostima e l’entusiasmo per riprovarci. Quel bersaglio centrato a Bilbao ebbe solo l’effetto contrario, ora ne occorre qualcuno che valga punti e Marek è pronto a recitare da primo attore già con lo Sparta Praga, glielo impone quella montagna di presenze in maglia azzurra, nonché la fascia che porta al braccio.

Fonte: R. Cesarano, Corriere dello Sport

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