Paese che vai, stadio che trovi. Anfield, la Main Stand e lo stadio trasformista

Al lettore. 
Nasce quest’anno, in esclusiva per tutti i lettori di MondoNapoli.it, una rubrica tanto insolita quanto innovativa, sviluppata per garantire e trasmettere le irripetibili emozioni che solo un luogo potrà concedervi: lo stadio.
Quante volte è capitato, a chi non ha la fortuna di seguire la propria squadra da vicino, di accendere la tv e, sintonizzandosi sul canale che trasmetterà la partita, vedere inquadrato lo stadio che la ospiterà e non conoscerlo? O reputarlo buffo? Affascinante? Curioso? Particolare?
La risposta preventiva a questi amletici dubbi o alla semplice curiosità che si insinua nella mente dell’appassionato la troverete in questa speciale rubrica, nata dall’idea di una Redazione che vuole riservare ai propri lettori ogni particolare, curiosità o notizia di prima necessità che possa soddisfare anche i fruitori più esigenti, garantendo sempre un’informazione sana e pulita, di piacevole lettura.
Vi racconterò, dunque, il giorno prima di ogni sfida del Napoli in trasferta, dell’impianto che ospiterà i nostri beniamini per 90 minuti o anche più.
Snocciolando informazioni tecniche avvolte da aneddoti e curiosità, attraverso una speciale galleria fotografica, vi sembrerà di scorgere in lontananza l’impianto e di avvicinarvici mano mano, assaporando l’ambiente, quasi mistico, trapunto di bandiere e colori, animato dai cori che si fanno via via più forti, più vivi.

A cura di Giuseppe Buro

NAPOLI,  YOU’LL NEVER WALK ALONE!

La brigata partenopea é pronta per affrontare una delle trasferte storicamente più difficili ma allo stesso tempo affascinanti della storia del calcio continentale. 
Il fatto che la stessa sia estremamente decisiva per le sorti europee delle due compagini rende accuratamente l’idea della tensione, della foga ma anche del (positivo) timore che aleggia specialmente in casa azzurra. 
La formazione di Ancelotti ha dalla sua una maggior flessibilità di risultati nonché l’enorme bacino d’esperienza che il neo tecnico può mettere a disposizione della sua rosa per far sì che le gambe che correranno sul terreno del mitico Anfield non tremino. Non oltre il fischio d’inizio. 

IL MITICO ANFIELD E IL SUO CAMBIO DI ‘FEDE’

La storia della casa dei ‘reds’ è trapunta di aneddoti e curiosità che, nel corso degli anni, hanno radicalmente modificato il fluire dei fatti in quel di Liverpool. 
Non è noto a tutti, infatti, che la prima squadra della città dei Beatles è quella dell’Everton, nata nel 1878 e che la stessa, per ben 14 anni, giocò nello stadio che invece oggi ospita Salah and Co. 
I ‘Toffes’, grazie ad una convezione stipulata con il lungimirante birraio di Liverpool John Houlding, si stabilirono in una pianeggiante zona della città conosciuta come Anfield Road sulla quale, in parallelo con i successi di gioco, sorsero e si svilupparono anche le prime forme di un impianto sportivo. Lo stesso Huolding, infatti, investì migliaia di sterline per ergere intorno al campo due tribune per una capienza complessiva di circa 8000 posti a sedere, nonché un albergo nelle imminenti adiacenze presso il quale la formazione di casa doveva appoggiarsi per vestirsi e svestirsi. 
Proprio le continue pretese del birraio, aggravate da un aumento degli interessi sui finanziamenti in favore dell’Everton, spinse il club ad abbandonare lo stadio prima di essere sfrattato, stabilendosi definitivamente sul terreno di Goodison Park, attuale dimora dei ‘toffes’, distante non più di 500 metri da Anfield.

Impressionante scatto dai cieli di Liverpool: ecco l’esigua distanza tra Anfield (casa del Liverpool) e Goodison Park (casa dell’Everton)

ANFIELD DIVENTA ‘RED’

Houlding, salutato definitivamente l’Everton, riuscì comunque a proseguire sulla sua strada, fondando da solo un nuovo club di calcio e seconda squadra della città: il Liverpool
Parlare della storia di questa società emblematica del calcio inglese è superfluo, dunque ci soffermeremo sulla splendida struttura che la ospita. 

Anfield Road prende il nome dall’omonima strada intorno al terreno su cui è stato erto questo tipico stadio britannico  e proprio l’aggettivo ‘britannico’ è quello che meglio qualifica, in toto, lo stadio dei ‘reds’. 

Esclusiva foto di Anfield nei primi anni del 1900

BRITANNICO IN TUTTO 
Come nella miglior tradizione inglese, infatti, questo stadio presenta in modo fiero ed inequivocabile una struttura tipica d’oltre manica: tutti e quattro i lati del campo sono immediatamente seguiti dagli spalti o – per meglio dire – le gradinate sono praticamente ‘incollate’ al terreno di gioco in ogni punto, conferendo una prospettiva del gioco ineccepibilmente perfetta nonchè un effetto monumentale, impressionante del tifo dal campo. 
Nonostante la continuità degli spalti in ogni punto, il celebre impianto di Liverpool presenta una forma tutto sommato irregolare: in ottemperanza alle diverse esigenze del club, i quattro lati sono messi in comunicazione da tribune che negli angoli non si curvano ma proseguono in modo retto finchè non incontrano il prolungamento degli spalti sull’altro versando, accentuando quella forma di spigolosità negli angoli tipica degli stadi di Premier.

Ecco la magnifica prospettiva di cui si gode dalla Main Stand. La foto ci è stata recapitata in esclusiva da Federico Roccio.

Di ‘british’, però, Anfield possiede anche la peculiare caratteristica del ‘trasformismo’ d’oltre manica, dove con questo termine si suole individuare la capacità di uno stadio a ‘cambiare’ faccia, adattandosi ai momenti storici. 
La lista degli stadi inglesi che sono stati sottoposti ad ingenti lavori di ristrutturazione nel corso della propria storia è infinita, ma basta citare i vari Stamford Bridge, Old Trafford e St. James Park per rafforzare il concetto: nel Regno Unito si può stare (egregiamente) al passo con i tempi anche accontedandosi di uno stadio di oltre cento anni. 

Anfield Road più che mai mette in mostra i segni dei lavori subiti nel tempo: ad ogni lato le tribune presentano una forma diversa ed una differente altezza totale; a causa dei numerosi accorgimenti strutturali apportati  nel corso degli anni, infatti, ci sono ‘stand’ (tribune) con un solo anello di spalti -come la mitica Kop per esempio- ed altre distribuite addirittura su tre livelli di altezza. 

LA MAIN STAND, FIORE ALL’OCCHIELLO DEL TRASFORMISMO INGLESE


Esemplare, efficiente, elegante e quasi inimitabile è stata l’ultima, recente modifica strutturale che, nel caso specifico, ha interessato la Main Stand del favoloso impianto che ospita i ‘reds’.
Nello specifico, come si può ammirare dalle immagini proposte in questo articolo, i lavori sono stati lunghi e minuziosi, complicati dal fatto di dover intervenire su una struttura esistente e senza minimante intaccarla per garantire a Manè & co. di poter disputare tranquillamente la stagione senza creare molti disagi ai numerosi tifosi che puntualmente affluivano allo stadio. 

Ecco come si presentava la Main Stand all’inizio dei lavori. Come si può notare, appena al di sopra degli spalti originari venivano collocati i due anelli ‘nuovi’, sorretti dalla capriata in acciaio.


Il copioso materiale proposto ha proprio l’obiettivo di far rendere conto al lettore della perfezione con cui è stato progettato e realizzato l’ampliamento della Main Sand: oltre ad aumentare la capienza totale di 8 mila posti (passando dai vecchi 46mila agli oltre 54mila attuali), è stata riprogettata l’intera zona antistante la tribuna con innovative rampe d’accesso, nonché il rifacimento della facciata esteriore che, come ben intuirete, è stata ‘traslata’ di diverse decine di metri più fuori, mettendo in bella mostra le sue enormi vetrate (alte 23 metri) perfettamente incastonate tra i pilastri in mattoncino rosso che contraddistinguono tutte e quattro le facciate di Anfield dalla maggior parte degli altri impianti europei.


Il colpo d’occhio all’esterno è monumentale, accresciuto dalla verticalità che i grossi pilastri conferiscono alla struttura, ma una volta entrati il vero spettacolo sono gli spalti.
Gli architetti incaricati dell’arduo lavoro di implementare – e non di poco –la capienza di uno stadio ultracentenario, facendo attenzione a non ‘estraniare’strutturalmente e stilisticamente la nuova struttura a quella preesistente,hanno svolto in modo egregio il compito: al singolo anello originario ne sonostati aggiunti altri due (quello centrale più piccolo dell’ultimo, maggiormente riservato alle zone ‘ospitality’ e agli sky box), perfettamente conformi ai colori e alle forme preesistenti.
Per sostenere l’enorme copertura in vetro translucido (che copre fin sopra laprima fila di spalti), nonché la mole degli spalti supplementari, è stata sollevata già nel 2015 – nella fase embrionale dei lavori – un’enorme capriata a traliccio in acciaio, del peso complessivo di 650 tonnellate, destinata a svettare tra le case di Liverpool per farsi riconoscere anche dalle lunghe distanze.

Continuare con la disamina sulla struttura del mitico Anfield può risultare noioso per chi legge, dunque lascio alle immagini e ai video (alcuni dei quali fattici gentilmente recapitare dal ‘Cacciatore di Stadi’ Federico Roccio), la conclusione di questo viaggio in uno dei stadi più affascinanti d’Europa.

La testimonianza che viene da Liverpool è chiara a tutti: non è necessario demolire e costruire cattedrali nel deserto se si lavora accuratamente su strutture di per sé storiche, capaci di conservare il fascino che le contraddistingue, e allo stesso tempo innovarsi e guardare al futuro di questo splendido sport.




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