NUMERIAMOCI SU – NAPOLI-BOLOGNA: la nuova costante azzurra

Donadoni e il Bologna sono riusciti a mettere in difficoltà la fase difensiva della squadra di Sarri. Tendenza che ha avuto maggiore impatto nel primo tempo, cioè quando la condizione fisica ha sorretto il piano partita dei felsinei. Notando il dato sulle conclusioni delle due squadre notiamo sia pari infatti: 10 per gli azzurri e altrettante per i rossoblu.
Il gol di Palacio è la prova di una conseguenza rispetto all’applicazione dei principi di gioco dei rossoblu: aggressività, verticalità (intesa come immediatezza) nelle ripartenze.

La partita del Bologna – L’idea di Donadoni era semplice: squadra schiacciata e cortissima, chiusura degli spazi e transizioni armoniche, portate avanti con molti uomini. Il Bologna ha tenuto un baricentro bassissimo (45 metri), con reparti compatti (lunghezza media della squadra pari a 23 metri) e compressi al centro (larghezza media di 28 metri). Nel dettaglio abbiamo potuto notare come il recupero palla avveniva in zona difensiva, ma la grande densità permetteva una ripartenza rapida e con molti uomini a supporto del portatore.
È un’impostazione non speculativa, almeno dal punto di vista filosofico. La qualità e prerogativa del Bologna è stata quella di sfruttare le tipicità del suo organico, cercando nel particolare di adattare il proprio sistema al contesto tattico imposto dalla maggiore qualità del Napoli.
Evidente che il tutto è stato avvantaggiato dall’ausilio della condizione fisica. Finché gli uomini di Donadoni hanno retto, la partita ha vissuto su un equilibrio abbastanza netto.

La partita azzurra – L’assenza di Albiol, vera guida spirituale e tattica della difesa, ha pregiudicato qualche sicurezza in fase arretrata togliendo sicurezza anche a Koulibaly. Il Napoli, in fase offensiva, invece, ha proposto qualcosa di diverso potremmo dire. O comunque di diverso. In particolare il gioco di Mertens è stato differente rispetto al solito. Il belga spesso spostata il proprio raggio di azione a sinistra per creare situazioni di superiorità numerica. È evidente come questa variabile sia stata studiata, implementata, sperimentata per questa partita in vista del finale di stagione.

Il gioco appena descritto da Mertens ha accentuato una tendenza già presente nel sistema azzurro. Il Napoli ha costruito il 53% delle sue azioni sulla fascia sinistra, non è una novità ma una percentuale così alta non è un caso. L’aiuto di Mertens è stato fondamentale, soprattutto per “scardinare” una partita dallo sviluppo tattico prevedibile, passato dalla costruzione affidata a Jorginho(primatista di palloni giocati in campo, 113), dal supporto di Koulibaly e Mario Rui (112 e 98 palloni giocati) e dal solito contributo creativo di Insigne (il migliore per passaggi chiave, 2 in 90′).
Lorenzo ha trovato l’assist numero 6 del suo campionato sfruttando proprio una sovrapposizione dal suo lato di Mertens.

Il gol di Palacio – I movimenti di Palacio sul filo del fuorigioco sono stati male interpretati da Chiriches. Il centrale azzurro ha dimostrato di non essere a suo agio finché il Bologna ha avuto la forza mentale e fisica per attivare il suo dispositivo offensivo. Il centravanti argentino ha un profilo meno statico, quindi difficilmente leggibile per una difesa sistemica come quella di Sarri. La prestazione non eccellente dell’ex Tottenham ha in qualche modo “aggravato” lo scompenso naturale per l’assenza di Albiol.

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