De Laurentiis: “Sono arrivato nel mondo del calcio che non sapevo nulla. Crtitiche a Napoli? Arrivano solo dai fuorilegge. Provai a comprare la squadra già nel 99, ma Ferlaino…”

De Laurentiis festeggia: "Da una bella serata all'altra, dalla vittoria alla Festa del Cinema"

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un’intervista a Rsi, la Radiotelevisione svizzera. In questa, ha parlato del suo ingresso del mondo del calcio e di come il suo successo imprenditoriale abbia portato il Napoli alla ribalta. Di seguito, le sue dichiarazioni integrali.

“Sono arrivato nel mondo del calcio che non sapevo nulla. Quando mi parlavano del 4-4-2 pensavo fosse un modo di sedersi a tavola e tutti mi ridevano dietro. Io da bambino ho giocato a basket quindi avevo maldigerito le emozioni che italiani e non solo provano da bambini giocando a calcio. L’Italia è un popolo di pallonari, in senso buono”.

Lei è un imprenditore di successo: nel cinema e nel calcio. Come unire questi due mondi? Il cinema ha insegnato una cosa: la disciplina e l’amore per il lavoro e la professionalità. Soprattutto essere un imprenditore vero, non un prenditore. Il cinema ha come bellezza che sei in piena libertà, è un oceano immenso di idee, per cui la tua creatività è individuare quale idea ti piace di più e svilupparla in una storia. Gli ingredienti più importanti di un film sono la storia e poi la sceneggiatura. Per quanto riguarda il calcio non hai mai una visione totale di cosa piò accadere, non c’è una sceneggiatura scritta”.

Il suo metodo non sempre è piaciuto nel calcio ma funziona nel cinema popolare. Sono due modalità diverse? Il mio cinema ha rappresentato le mutazioni italiane. Dopo aver fatto dei film con Monicelli, ho lavorato con Festacampanile, poi sono passato a lavorare con Carlo Vanzina, dove abbiamo ideato l’istant movie. Ovvero, un film che fotografava un momento storico in Italia che passava dall’edonismo craxiano al berlusconismo. A me divertiva, ma criticavo questo momento, quindi ho detto di rappresentarla perché può essere un nuovo modo di fare commedia all’italiana. Quando facevo le anteprime, la cosa più divertente è che vedevo che le persone importanti che avevo invitato in prima fila ridevano. Ridevo ancora di più perché raccontavo loro sullo schermo, e loro non lo capivano. Per 35 anni ho fatto i cosiddetti cinepanettoni, ho fotografato italiani diversi gli uni dagli altri”.

Ha sempre detto non seguo il mio gusto ma quello del pubblico. Poi però decide lei... Devi saper interpretare il gusto del pubblico. Stai mettendo un abito a dei personaggi che devono rappresentare l’umanità. Quindi questi devono avere pregi, difetti, sentimenti che sono riscontrabili, sennò non ti puoi identificare”. “Sono stato fortunato. Ho toccato centinaia di film per mano con autori come Besson e Aldomovar, Woody Allen… Ho saputo fare marketing e convogliare l’interesse del pubblico verso quei film. Sono partito da aiuto segretario”.

Nel calcio c’è stata un’educazione sentimentale? Dissi, io faccio cinema, la nostra famiglia viene da Napoli, cosa ci sarebbe di meglio da fare? Mi presentai nel 99 con un assegno circolare di 120 miliardi. Davanti ai giornalisti lo spezzai in due e dissi: “Questo è per Ferlaino, questo lo metto in tasca. Quando mi farà verificare che non ci sono storture bilancistiche, dissi che avrei dato anche l’altro”. Lui mi fece causa dicendo che gli avevo disturbato la campagna abbonamenti. Ad un certo punto ho abbandonato l’idea del calcio e ci dedicammo al cinema. Poi un giorno stavo andando a Capri, vedo un signore che si voleva comprare il Napoli. Mi disse che era fallito. Allora misi in piedi una macchina avversato da moglie e figli, pensavano fossi matto. Senza sapere nulla di calcio comprai un pezzo di carta. Quando il giudice fallimentare mi diede l’ok gli chiesi dei calciatori, mi disse che non c’era niente. Andammo a fare il primo ritiro a Paestum, dove allevano le bufale, e comprammo le magliette dal tabaccaio. Non avevamo nulla! Poi, piano piano ce l’abbiamo fatta e siamo diventati uno dei club più importanti del mondo”.

Per tanto tempo è stato criticato e visto come uomo d’affari. Ora dopo due scudetti potrebbe diventare sindaco… Veda, il calcio lo si vive partita per partita. Non ho mai sentito i miei tifosi cinematografici pretendere di più. Nel calcio non basta mai, non fai mai abbastanza. Ci si lamenta di mancati acquisti, ecc. Tutta gente che però fa fantacalcio e che di calcio capisce poco. Quando hai certificati dalla Nielsen che segnala 85 tifosi del Napoli di cui 15 negli Usa ti dice che sei amato dai più e criticato da chi va allo stadio. Ma tra quelli che vanno allo stadio ci sono un 10/15% di ultrà che nella maggior parte dei casi sono fuorilegge. Ha visto cosa è successo a Milano con Milan e Inter?”.

Ora com’è il rapporto con i napoletani? Mi hanno sempre abbracciato, chiesto foto, firme. Consideri una cosa, le do una risposta al contrario. Anni fa scendo a Torino dall’aereo e viene da me una persona con la maglia della Juve. Mi hanno chiesto una foto ed un autografo. Io gli chiesi “Ma non sei juventino?”. E mi rispose “Un presidente come lei non ce l’abbiamo”. Sai, tutto questo ti fa piacere, significa che rappresenti una diversità”.

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