Spalletti alla Juve, nel suo libro scrisse: “Penale per il timore che io segua Giuntoli? Fosse così è perché ADL non aveva capito con che uomo aveva a che fare”

Fonte foto: SSC Napoli.

Luciano Spalletti è prossimo a diventare il nuovo tecnico della Juventus. L’approdo dell’ex allenatore del Napoli in bianconero ha suscitato alcune perplessità tra i tifosi, dovute ad alcune sue dichiarazioni nei mesi passati, in cui diceva che non avrebbe più allenato squadre in Italia anche perché non avrebbe voluto giocare contro i partenopei. Nel libro pubblicato da lui lo scorso maggio intitolato Il paradiso esiste… Ma quanta fatica, ha sottolineato a proposito della penale voluta da Aurelio De Laurentiis che se il suo intento fosse stato quello di non volere un suo approdo alla Juventus “aveva capito poco dell’uomo con cui aveva a che fare”. Di seguito, un estratto.

“Quando a metà luglio fui convocato per definire l’accordo capii che le mie rassicurazioni verbali non erano state sufficienti al presidente. Oltre alla rescissione per l’ulteriore anno, ADL pretese anche l’aggiunta di una penale da pagare qualora fossi andato ad allenare un’altra squadra nei successivi dodici mesi. Qualcuno mi fece notare che, probabilmente, il motivo per il quale desiderava inserire quella clausola era il timore che potessi raggiungere Giuntoli alla Juventus. Fosse vero, sarebbe l’ennesima dimostrazione che aveva capito poco dell’uomo con cui aveva a che fare. Dissi di sì alle sue condizioni, nonostante rappresentassero per me un’ulteriore prova della sua totale irriconoscenza. Ero deciso a non mettere in alcun modo i bastoni tra le ruote a un popolo che mi aveva regalato tanto amore. Accettai dunque la forzatura della penale, dando così la possibilità alla Ssc Napoli di regolarizzare la posizione del nuovo tecnico, tra l’altro già presentato e operativo da un mese”.

“La proposta improvvisa e inattesa della panchina della Nazionale, che non avrei mai potuto immaginare firmando quell’accordo, cambiò completamente lo scenario. Tra me e questo prestigioso traguardo, nonostante non ci fosse alcun rischio di incrociare il Napoli da avversario, c’era però di mezzo quella clausola. E tutto ciò dopo aver passato ventiquattr’ore al giorno nel mio bunker di Castel Volturno affinché il sogno mio e dei napoletani diventasse realtà. Non tutte le cicatrici sono il ricordo di un dolore. Ci sono cicatrici bellissime che uno si porta dietro. La mia storia con il Napoli è la mia cicatrice bellissima. Per averla sempre sotto gli occhi me la sono incisa sul braccio. Ne ho fatto il mio tatuaggio dell’anima”.

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