Si dice che certe cose capitino quando meno te lo aspetti, e per questo Napoli è stato davvero così.
Quando spesso hanno scritto degli azzurri, si è detto che senza il bel gioco difficilmente avrebbero vinto. Ci siamo innamorati di allenatori che hanno fatto dell’identità di gioco la loro impronta principale.
Nel calcio, però, non esiste un pensiero unico, esistono le idee che non collidono con le altre.
Abbiamo visto il Napoli di Spalletti, bello come il sole, vincente e cazzuto, che ha deciso il campionato dalle prime partite.
Quello del 2023 è stato stupendo, il primo per molti millenials, il primo dopo 33 anni, il primo in cui vi è stato un dominio assoluto. Due anni dopo, dopo una crisi, dopo scelte sbagliate, dopo lacrime non più di gioia, il più lungimirante di tutti i presidenti in serie A, ha fatto ‘mea culpa’ ed ha portato a Napoli, insperatamente, l’allenatore perfetto al momento perfetto. Sia lui che la società avevano bisogno di rilanciarsi, un bisogno reciproco di sentirsi nuovamente forti e decisivi.
Antonio Conte ha smentito tutti quelli che vedevano nella vittoria esteta l’unica strada.
Se non ci fosse stato lui in panchina questo scudetto non sarebbe mai arrivato. Neppure con Guardiola.
Conte ha avuto l’umiltà di lavorare con un organico non da primato, e ha capito che con una squadra spesso dimezzata soprattutto in difesa, il gioco propositivo avrebbe fatto dei danni assurdi.
Se si vuole vincere bisogna essere pragmatici.
A prescindere gli va fatta una statua e se andrà via, solo applausi.
È stato, dunque, un percorso intensissimo, fatto di alti e bassi, di speranze e di amaro in bocca. Dai risultati conquistati dopo la bebacle di Verona ma anche la cessione di Kvaratskhelia e quella serie di risultati non proprio positivi tra febbraio e marzo.
Si dice che gli scudetti li vinca chi è sempre costante, invece il Napoli ha dimostrato che si vincono con pazienza e nervi saldi, soprattutto quando le cose non vanno come vorresti.
Gli uomini di Conte non hanno mai mollato, ma ci sono voluti anche tanta fortuna e i passi falsi in contemporanea dell’Inter.
Una menzione particolare va ad un giocatore meraviglioso, che è andato oltre ogni più rosea aspettativa: Scott McTominay.
Su di lui potremmo scrivere la sceneggiatura di un film. Uno sliding doors pazzesco.
“Napoli beffato, Brescianini all’Atalanta” si potrebbe intitolare, perché è proprio quella scelta dell’ultimo minuto ad aver cambiato le sorti di due giocatori, una squadra ed un’intera città. Il trascinatore, lo scozzese dallo sguardo freddo e il cuore ormai più azzurro che mai.
Un ringraziamento va a questi ragazzi, a chi è stato decisivo, a chi è stato uomo spogliatoio, a chi ci ha creduto, a chi è stato capopopolo.
Va a Conte, un guerriero perfetto.
Al suo staff, sempre pronto per far rendere al meglio la squadra.
Alla società Napoli che negli anni ci ha insegnato che per vincere non bisogna buttare soldi, indebitarsi fino al collo, scendere a loschi compromessi.
Va soprattutto ad Aurelio De Laurentiis, che ha regalato per ben due volte ai tifosi azzurri il massimo che si possa desiderare.