Victor Osimhen, calciatore di proprietà del Napoli attualmente al Galatasaray, ha rilasciato alcune dichiarazioni a The Obi One Podcast, condotto da John Obi Mikel. Tra gli argomenti, si è parlato anche della sua esperienza al Napoli, oltre che delle sue sensazioni relative all’anno dello scudetto. Di seguito, un estratto delle sue dichiarazioni.
“Quando sono arrivato a Napoli, ricordo che quand’ero all’aeroporto c’erano così tanti tifosi che mi hanno dovuto far uscire da dietro. Mentre mi hanno portato attraverso la città al mio hotel, quando ho visto lo stadio Maradona, il logo del Napoli ovunque ho cercato di pormi domande sulla cultura perché è così quando vai a visitare un nuovo posto. Poi sono entrato nell’hotel ed erano ancora tantissimi. Non avevo mai visto prima una cosa simile, questo tipo di tifosi che trascinano il club che per me era una cosa completamente nuova. Li ho visti in ogni condizione atmosferica, ma non era solo per me, anche per il resto dei calciatori”.
“Maradona lì è come un Dio. È così grande che ad essere onesti non c’è nessun altro calciatore che possa fare quelle cose al Napoli. Puoi vincere 5 Champions League o 10 scudetti, non potrai mai eclissarlo. Sarà sempre sul piedistallo. Andare nella città e vedere murales dedicati a lui ovunque. Quindi quando io, Kvara, Kim, quelli che hanno vinto lo scudetto con Spalletti, siamo entrati nel percorso per farlo, vedevi persone adulte piangere e chiederci di vincere lo scudetto, che quando hanno visto l’ultimo erano stati portati allo stadio dal nonno. Spalletti ci ha sempre parlato tanto della città, su come sarebbe diventata se avessimo vinto lo scudetto. Ogni volta che noi calciatori ne parlavamo, pensavamo di potercela fare. Una volta che eravamo sopra di 6, 8 punti, sapevamo di avere una chance. Quando battevamo le big, pensavo avessimo la possibilità. Spalletti dormiva al centro sportivo, penso che sia stato lui l’architetto principale dello scudetto. Ricordo quando vincemmo in casa della Juventus per 1-0. Tornammo da Torino e credo ci fossero oltre 2000 tifosi. Alcuni ti seguivano con la motocicletta dietro il bus. Ogni tanto li rivedo e penso cosa significhi il calcio. Da calciatore del Napoli non è semplice uscire e fare un pasto fuori, appena ti vedono vogliono una foto con te, chiamare la nonna per mandare un saluto. Da calciatore è un grande orgoglio”.
“Kvaratskhelia? Lui è un ragazzo fantastico. Sapevo che sarebbe andato in una grande squadra, lo merita, era solo questione di tempo. Ci parliamo, gli ho detto quando è andato lì che lo meritava”.