Stellini: “Vi spiego come si prepara un allenamento di Conte”; Gianluca Conte: “Match Analysis? Non tralasciamo nulla, vi racconto”; Coratti: “Con o senza coppe non è importante, cerchiamo di dare sempre il massimo”

fonte foto: Il Mattino

Cristian Stellini, vice allenatore di Antonio Conte, Costantino Coratti, preparatore atletico del Napoli e Gianluca Conte, capo match analyst e collaboratore tecnico, hanno rilasciato un’intervista a Radio Crc, emittente partner della società. I tre collaboratori, hanno svelato com’è lavorare nello staff del Napoli, come è organizzata la loro mansione e cosa chiede loro il mister. Di seguito, le loro dichiarazioni.

Stellini: “Com’è lavorare 15 anni con Conte? Si sta molto bene, mai comodi nel senso che bisogna sempre farsi trovare pronti e lavorare sodo. Soprattutto, avere rispetto di giocatori, allenatore e staff, perché l’aspetto più importante che vede il mister è il rispetto che si da alle persone”.

“Com’è cambiato il ruolo del vice allenatore? Il ruolo è molto cambiato, io ho smesso di giocare nel 2010. Gli staff sono cambiati, sono più numerosi e ogni ruolo ha la sua funzione. Il secondo oggi è un tramite tra l’allenatore e lo staff. Oggi il mister pensa a molte più cose, quindi spende più energie in cose che magari prima poteva dedicare alla squadra. Gli staff erano piccoli e c’era poco lavoro per l’allenatore fuori, oggi fuori si lavora tanto, quindi ho il compito di creare questo legame. La cosa a cui sono più affezionato? Ho iniziato come collaboratore tecnico, mi occupavo di vedere le nostre partite. Vedere i nostri allenamenti è l’aspetto a me più caro e sul quale mi concentro tanto, visto che abbiamo bravi analisti che se ne occupano”.

“Come si prepara un allenamento di Conte? Il mister dedica una parte alla tattica, ad alcune esercitazioni che ama seguire. Una volta faceva tutto, era molto presente. Oggi ci sono tante cose da fare, quindi lo staff fa più cose, noi inseriamo le nostre parti sapendo che lui ha una parte che è il core dell’allenamento a cui è molto legato. Ci sono meeting che facciamo nello staff, ognuno ha le sue responsabilità, poi ci troviamo insieme e mettiamo l’allenamento in base a quel che lui vuole fare. Più ci si avvicina alla partita, più Conte entra in gioco. Noi ci incontriamo e parliamo in giornata, poi si costruisce il tutto”.

“Chi di questi giocatori vedi come futuro allenatore? Di base, in passato ho notato che quelli che sono diventati allenatori erano quelli con più interesse per il nostro lavoro, prendendo appunti sul nostro lavoro. Oggi i calciatori sono molto più interessati, visto che il calcio è cambiato e ci sono molte più cose da sapere. Per il Napoli vedo che Di Lorenzo conosce il calcio e il gioco. Simeone è molto interessato e attento al gioco, non solo alla fase offensiva. Per intelligenza e comunicazione, anche Zerbin è un ragazzo che sa comunicare ed è molto intelligente”.

Gianluca Conte: “Oggi qual è la funzione della match analysis? Serve a studiare un avversario e a trovare le strategie per metterlo in difficoltà. Il match studio è il post match, si studiano pregi e difetti della partita, ma anche le situazioni partite. Il team studio invece è quello che prepara le gare, studia gli avversari. Qui si valutano le componenti e così comprendere come sfidare gli avversari nella maniera giusta”.

“Com’è cambiata l’analisi delle partite? Noi analizziamo i singoli e degli avversari. Ogni giocatore sa come affrontare il diretto avversario con pregi e difetti. Il calcio moderno prevede molti duelli individuali, e questi predispongono un giocatore a capire come si comporta un avversario. Così, si può preparare con dei video come affrontari, il calciatore capirà come affrontarlo e adeguarsi a lui”.

“Su cosa il mister ti chiede di soffermarti nell’analisi di una partita? Noi non tralasciamo nulla. Tutto lo staff studia l’avversario, abbiamo analisti come Giuseppe Maiuri ed Ettore Prota che ci danno una grossa mano, poi con lo staff cerchiamo di trovare le giuste strategie. Il mister vuole l’eccellenza, quindi cerchiamo di dare quante più informazioni possibili, anche se il mister studia gli avversari guardando le loro partite. Poi, se vuole, riferisce di una determinata caratteristica, vengono presentati dei video, o si studia con più attenzione una certa situazione. Tutto lo staff predispone una certa preparazione per cercare di mettere in difficoltà gli avversari, ma allo stesso modo di non trovare sorprese in gara. Oggigiorno a livello tattico è cambiato tanto, si è passati dal calcio posizionale a quello relazionale, quindi possono esserci sorprese in partita. Ecco perché l’avversario va studiato a 360 gradi, entrare nella testa dell’allenatore avversario, e così afferrare la contromossa”.

“Che consiglio vuole dare ad un ragazzo o ragazza che vuole approciarsi alla match analysis? Bisogna avere passione. Io sono anche allenatore Uefa Pro quindi so stare anche sul campo. Questa richiede tempo e passione. È un lavoro impegnativo e serve essere in contatto con l’allenatore. In base a questa, trovare i giusti video. Sembra semplice ma non lo è. Poi con l’esperienza si migliora e si diventa più professionali. Serve anche voglia di aggiornarsi e di rimettersi sempre in gioco”.

Coratti: “Cosa è peculiare del metodo di preparazione? Mi sono incontrato con Conte nel 2006. Il metodo lo porta l’allenatore, noi cerchiamo di valorizzare quello al massimo. Il mister ha creato questo in base alla sua esperienza da calciatore, alla sua laurea in scienze motorie e al suo lavoro con alcuni professionisti come Ventrone, un grande maestro. Io ritengo che la prima cosa è basata sulla professionalità richiesta dal mister. Lui dà tanto rispetto e noi facciamo altrettanto, ma lo esigiamo anche. Siamo applicati con professionalità sulle cose da fare e che vengono fatte giornalmente”.

“Come si gestisce una stagione con e senza coppe? Gestione è una parola antipatica, la escludiamo. Noi scendiamo in campo e cerchiamo di tirare fuori il massimo dai ragazzi, giorno per giorno, che ci siano 6 giorni liberi o 3, ma l’obiettivo è tirare fuori il meglio di volta in volta. Non c’è programmazione, si cerca di fare sempre il meglio”.

“C’è un’incidenza di maggiori infortuni in chi gioca più competizioni? Ovviamente, facendo più partite qualcosa cambia. La partita è il miglior allenamento, e noi cerchiamo sempre di lavorare su quel momento. L’equilibrio tra queste cose dà il 100% della condizione. Bisognerebbe trovare equilibri sia di squadra che individuali. C’è chi sa reggere 3 partite tranquillamente e chi fa più fatica. È un discorso di sopportazione e di attitudini”.

“Come incide l’intensità nei carichi di lavoro? La ricerca di una performance migliore è all’ordine del giorno. Siamo alla ricerca di metodi innovativi per migliorare le prestazioni. La cosa importante è migliorarle senza andare a discapito delle prevenzioni, questo è l’equilibrio che dobbiamo trovare. Ma, aiutati dalla match analysis che conta chilometri percorsi, gli sprint ecc, è un incremento notevole. Si darà sempre più importanza alla performance superiore”.

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