Victor Osimhen, l’eroe del terzo scudetto, il simbolo di una Napoli che ha rivissuto il sogno calcistico più bello, lascia il club azzurro per unirsi al’ex compagno di squadra – Mertens – al Galatasaray. Una notizia che, se da un lato chiude un capitolo indimenticabile, dall’altro apre una ferita nei cuori dei tifosi partenopei.
È difficile non percepirela delusione tra le strade di Napoli. La cessione di Osimhen non è solo un addio sportivo, ma una separazione emotiva. Lui, che con i suoi gol ha risvegliato l’orgoglio di un’intera città, oggi sembra voltare le spalle a quei colori che lo hanno reso una leggenda. Una separazione che non nasce nel modo più sereno, complicata da tensioni, fraintendimenti e gesti che hanno lasciato molti con l’amaro in bocca.
Osimhen è stato, è, e resterà figlio di Napoli. La città non dimenticherà mai i suoi gol, la sua grinta, la sua capacità di portare la squadra in cima all’Italia calcistica dopo 33 anni di attesa. Ma proprio per questo, l’addio avrebbe meritato altri toni. I tifosi non chiedono che un giocatore resti a vita, ma desiderano che parta con dignità. La dignità di chi riconosce il valore dei colori che ha indossato, la lealtà di chi sa che dietro ogni maglia ci sono milioni di cuori che battono.
Nostalgia di un amore perduto
Oggi Napoli piange, non tanto per la cessione di un campione – il calcio è fatto di cicli, e i campioni vanno e vengono – ma per il modo in cui questa storia è finita. Osimhen era, ed è, uno di loro. Perché l’amore, quando è vero, non finisce mai. Ma lascia un segno, e un rimpianto, difficile da cancellare.