Napoli torna campione, ad Udine il percorso dell’era De Laurentiis arriva al suo apice con lo storico terzo Scudetto

Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti, fonte foto: SSC Napoli

Il Napoli di Luciano Spalletti dopo 33 anni ritorna alla vittoria della Serie A e ad essere sul tetto d’Italia. Nel 1990 l’ultimo Scudetto, in un Napoli con un fenomeno assoluto come Maradona e nel segno del numero 9, Careca, che portano il secondo ed ultimo trionfo agli azzurri. Tra il 1991 e il 2004 tanti problemi per la società calcio Napoli, fino al fallimento, che fa ripartire gli azzurri dalla Serie C. Arriva a Napoli Aurelio De Laurentiis, che acquista il club azzurro e che in 4 anni riesce a riportare in Serie A il club, che il 2 settembre 2007 ad Udine trova la prima vittoria nel massimo campionato italiano nell’era De Laurentiis. Dopo pochi anni si ritorna in Europa e dal 2010 in poi la squadra azzurra gioca costantemente nelle competizioni europee, a cui non manca da ben 14 anni, con una semifinale di Europa League e un quarto di finale di Champions League come picco massimo nelle due competizioni. Nel corso dell’era De Laurentiis a Napoli tanti sono gli allenatori che si sono succeduti, come colui che ha riportato gli azzurri in Serie A, ovvero Edy Reja. Il primo trofeo azzurro della nuova gestione arriva nel 2012 ed è Walter Mazzarri a portarlo a casa, con una vittoria in Coppa Italia per 0-2 contro la Juventus, e si inizia nello stesso anno a lottare per lo Scudetto. Dopo Mazzarri arriva a Napoli Rafael Benitez, con lui una coppa Italia ed una supercoppa italiana, e l’arrivo di pedine che saranno fondamentali per la crescita azzurra, come Higuain, Mertens, Callejon, Albiol, Koulibaly e Jorginho. Successivamente il Napoli porta sotto l’ombra del Vesuvio dall’Empoli Maurizio Sarri, che sfiora due volte il tricolore, fino alla dolorosa sconfitta dell’aprile 2018 in casa della Fiorentina, con tripletta di Simeone che spegne le speranze azzurre. A Napoli arriva prima Ancelotti e poi Gattuso, gli azzurri non riescono a fare molto bene, ma portano a casa una coppa Italia, la terza della gestione De Laurentiis, ma due sanguinose annate senza Champions. L’arrivo di Luciano Spalletti sembra far cambiare qualcosa, con gli azzurri che nella passata stagione hanno più volte sfiorato il tricolore, fino alla sconfitta di Empoli, e al successivo smantellamento della rosa azzurra, con gli addii di Mertens, Insigne e Koulibaly nel mercato estivo. I tifosi azzurri più volte in estate hanno contestato la squadra e il presidente, che nel frattempo non aveva ancora acquistato i sostituti dei partenti, tranne un georgiano, pagato 10 milioni e in arrivo dalla Dinamo Tiblisi, lo sconosciuto Kvicha Kvaratskhelia. Nello stesso mercato estivo arrivano Kim Min Jae dal Fenerbache, muro coreano, però non conosciuto dai tifosi azzurri, che criticano il suo acquisto, poi Mathias Olivera, Giacomo Raspadori, Tanguy Ndombele, ma soprattutto Giovanni Simeone, colui che 4 anni prima ha spento ogni speranza di tricolore azzurro, e che porta 9 punti fondamentali con gol pesantissimi contro Milan, Roma e Cremonese. La squadra parte subito forte, in Champions un 4-1 contro il Liverpool e un 1-6 contro l’Ajax e arriva alla pausa per il Mondiale di novembre con 8 punti di vantaggio sul Milan secondo e in Champions si qualifica da primo nel girone. Alla ripresa la sconfitta con l‘Inter sembra far vacillare qualcosa, ma dopo 10 giorni arriva un perentorio 5-1 contro la Juventus che fa capire quanto la squadra azzurra faccia sul serio e sia la favorita al titolo. Nei mesi successivi arrivano tante vittorie, il passaggio del turno agli ottavi contro l’Eintracht Francoforte e i primi storici quarti di finale di Champions, mai raggiunti prima dal club azzurro. Ad aprile arriva un calo, la pausa delle nazionali taglia le gambe al Napoli, che perde 0-4 contro il Milan in campionato, e in Champions viene eliminato dai rossoneri di mister Pioli, anche se il vantaggio in campionato aumenta sempre più. I punti di vantaggio sulla Lazio seconda crescono continuamente, fino ad arrivare a un +20 che sa sempre più di Scudetto, fino alla vittoria per 0-1 a Torino in casa della Juventus. Contro la Salernitana la possibilità di festa, ma il gol di Dia cambia tutto, e i tifosi avversari fanno festa, ma è una festa che si farà poco dopo, si deve solo aspettare la matematica. Ad Udine si chiude definitivamente un cerchio aperto quel 2 settembre 2007 col 0-5 contro l’Udinese, e sempre in casa del club bianconero, con l’1-1 firmato Lovric e Osimhen, il club azzurro può finalmente fare festa, e la sua gente può finalmente esplodere di gioia, in una felicità attesa per ben 33 anni. Caroselli in tutta la città, anche nelle altre città d’Italia gli azzurri si fanno sentire, Milano e Torino diventano azzurre, così come tutto il resto d’Italia, che vede finalmente i tifosi del Napoli esultare e festeggiare. Questo Scudetto nasce nel 2004, quando il presidente De Laurentiis acquista il Napoli, lo riporta in Serie A, successivamente in Europa, parte di un percorso durato 19 anni e che durerà ancora, come dichiarato dallo stesso presidente azzurro. Il percorso ha visto arrivare tanti giocatori sotto l’ombra del Vesuvio, dal pocho Lavezzi a Marek Hamsik, passando per Cavani, Higuain, Insigne e Mertens, ma anche Callejon, Reina, Cannavaro, Maggio, Jorginho, Ghoulam ed Albiol, con allenatori come Edy Reja, Walter Mazzarri, Benitez e infine mister Spalletti, il primo dopo Alberto Bigon a vincere il tricolore. Dopo Maradona il capitano azzurro che alzerà la coppa sarà Giovanni Di Lorenzo, fino a pochi anni fa in Serie C col Matera, che si è conquistato tutto in pochi anni, fino allo Scudetto col club azzurro. Napoli ora può finalmente festeggiare, in un’esplosione di gioia che è iniziata ieri e che durerà nel corso dei mesi, perché i tifosi azzurri e i giocatori di questo club meritano di poter festeggiare tutto questo. In estate le critiche a Kvaratskhelia e Kim, i due fenomeni insieme ad Osimhen e Lobotka che portano definitivamente gli azzurri alla vittoria, passando per il tanto criticato Meret, rivelatosi portiere affidabile e importantissimo per la vittoria finale. Zielinski e Mario Rui nel 2018 facevano parte del club azzurro, sanno cosa vuol dire perdere uno Scudetto, considerando la scottatura di quei 91 punti senza vittoria finale dopo l’incredibile vittoria di Torino. Tutti i giocatori meriterebbero una menzione d’onore, come Rrahmani, Anguissa, ma anche Politano e Lozano, così come tutti coloro che hanno giocato meno ma hanno dato il proprio contributo per il club. Anche se Diego non c’è più, sappiamo che di questo Scudetto, anche se da lassù si sarà goduto il cammino e anche l’esultanza dei suoi tifosi e della sua gente, in giro per il mondo. Ora Napoli e i napoletani festeggiano, e l’anno prossimo sulla maglia azzurra ci sarà di nuovo quel tricolore che in tanti hanno potuto vedere solamente sulle maglie delle altre squadre e che ora arricchirà la splendida maglia del club partenopeo.

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