Spalletti in conferenza: “Scudetto? Ce lo stiamo trezziando. Ringrazio anche i calciatori che sono andati via”

Luciano Spalletti, tecnico del Napoli, è intervenuto in conferenza stampa alle ore 12:30 alla vigilia di Udinese-Napoli. Queste le sue parole.

“Cosa le viene in mente del suo percorso e di poter festeggiare a Udine? Io ho molte persone a cui sono legato affettivamente. Quando torno indietro a quel che è stato il mio percorso, ci sono molte squadre dove sono rimasto per molti anni. Alla Roma ad esempio sono stato 7 anni. Sono stato 5 anni a Udine, 5 a Empoli e San Pietroburgo. Quando si parla di carattere difficile non è semplice vedere chi si è consumato in una squadra. Fui chiamato dall’Udinese quando eravamo in lotta salvezza, l’anno dopo poi mi lasciarono andare. Poi mi ripresero e ci rimasi a lungo. Lì mi sono legato a Pierpaolo Marino. Sono d’accordo quando dice che questo Napoli è partito dalla Serie C. Lo ritengo giusto perché è un totem del calcio e conoscitore della materia. Con la famiglia Pozzo ho un ottimo legame, mi davano consigli di continuo. Ho avuto come calciatore Sottil, che già quando giocammo in amichevole contro l’Ascoli si vedeva che avrebbe avuto un futuro. Già nell’Udinese era quello delle discussioni in campo su cosa fare o meno. Sono ricordi bellissimi e mi fa piacere incontrarlo in un momento che può determinare per la nostra storia e passare questa partita con pensieri belli”.

“Che sentimento prova nei confronti dei suoi ragazzi? Ce lo stiamo trezziando… Dal mio punto di vista ho saputo che avevo a che fare con una squadra di purosangue. Mi fa piacere che abbiano fatto vedere quello che è la loro qualità, il loro carattere. Ci sono stati anche momenti difficili, dove c’è stato da esibire personalità. Secondo me questo scudetto se avvenisse è un qualcosa che esce dagli schemi. Un evento da cui ne trarrebbero i vantaggi non solo il Napoli e la città, ma gli addetti al sistema. I nostri calciatori lo meritano per il loro lavoro. C’è quest’ultimo scatto da fare. Si continua come abbiamo sempre fatto, sapendo che anche se avvenisse dovremmo ripeterlo. Nessuna divagazione o deconcentrazione, nessuno sguardo che ci porti fuori dalla nostra volontà o lavoro”.

“Ragionare così ti costringe a prendere il meglio dei comportamenti e pensieri che devi avere. In tutto questo periodo abbiamo visto come vedere gente dispiaciuta all’uscita del campo. È una cosa che non verresti mai vedere. È l’opposto della felicità interiore che la gente ti offre da quello che fai. Il pensiero è vedere la gente felice, già domenica il pubblico mi ha fatto capire quale sia l’impresa che stiamo portando a termine. È quel che sognavo quando sono arrivato: vedere uno stadio pieno di bandiere e sciarpe con tutti che festeggiavano, con molti bambini dentro e a coinvolgere gli altri perché deve essere la festa di tutti”.

“Gara con l’Udinese? Siamo sempre un po’ timorosi e insicuri perché a volte le scelte che fai durano pochi istanti e te le porti dietro per tutta la vita. Ti vengono sempre dei pensieri, ma c’è da considerare cosa abbiamo fatto fino ad adesso. La squadra ha sempre creato episodi nuovi nelle gare, non dobbiamo perdere la consapevolezza di poterci misurare con chiunque. Ci misureremo con l’Udinese, sappiamo che sono bravi a fare tante cose. Sottil ha mestiere addosso, ha esperienza per il mestiere perché in campo già era allenatore. Sono una delle squadre che arriva con più uomini in area di rigore avversaria a livello europeo. Di questo ci sarà da prenderne atto e stare attenti. Poi massimo rispetto, ma il timore è un’altra cosa, devono imporcelo”.

“Contratto? Ci sono da fare altre belle cose, più belle assai del contratto che è giocare queste partite fino a fondo, di completare questo discorso che non è completo. Poi penseremo a festeggiare se succedesse. Poi a rimettersi in gioco ponendosi la domanda di poter dare la felicità che merita a questo pubblico?”

“Momenti chiave della stagione? Non è una partita, ma un modo di ragionare. Parte tutto dall’anno scorso che è il primo tempo, questo è il secondo. Io ho avuto un contributo anche dai calciatori che oggi non ci sono, ed è un discorso che va fatto dal primo momento. Il rammarico è non aver corretto qualche cosa andando contro a cosa si è detto. Però mi viene sempre il dubbio che avrei compiuto un’opera di dissuasione. Faccio difficoltà a fare questi ragionamenti, ma parte da calciatori come Insigne, Ghoulam, Koulibaly, Mertens che ci ha dato tanto come personalità. Non dipende da una partita sola, ma si lavora in profondità e si mette a posto con la ricerca della postura quello che è il risultato precedente”.

“Futuro? Devo sempre avere a che fare con me stesso. Non mi devo domandare cosa possono darmi gli altri. Devo sempre avere a che fare con me e sapere se posso dare a Napoli cosa merita altrimenti bisogna fare un passo indietro. Aver avuto la disponibilità e poterci lavorare a testa bassa è ciò che mi ripaga al di là di un successo finale. Questo dipende da una situazione di gioco, fortuna o sfortuna. Devo essere convinto che le cose che mi succedono passano dalla volontà di ricerca, di lavoro e di impegno al di là di eventi e persone. Se riesco a lavorare bene mi ripaga il lavoro e non il risultato. Vincere uno scudetto a Napoli sarebbe un extra, un super lusso che sportivamente mi farà stare comodo in qualsiasi posizione”.

“Lo sguardo che feci quando De Laurentiis parlò di scudetto? Lo feci per dire che giocatori arrivavano. In generale siete dei deformatori. Si ritorna a quello che avevo detto. Se mi cerca il Napoli io dico di si per quale motivo? Vincere. Ci sono stati allenatori come Sarri, Benitez, Ancelotti, vengo qua per portarmi lo stipendio a casa? Ce l’ho già, sono un uomo fortunato… io sono pronto a vincere. L’anno scorso mi avete attaccato gli striscioni dicendomi di andar via. Tutt’ora ci sono critiche che è sì una cosa che ci sta, però c’è chi si diverte. Poi bisogna chiederci se si vuole fare il bene del Napoli. Poi io ho una famiglia dove parlo delle cose, ho due figli con cui parlo di cosa accade. Io sono venuto con la convinzione di fare qualcosa di importante, poi non ci si riesce, ma l’intenzione è quella. Napoli è molto stimolante come città e come bellezza”.

“Voi sapete quanto Napoli sia bella? A dirlo posso essere meglio io che sono ospite. Voi avendocela sempre vicino magari non capite, ma chi viene da fuori e ne viene folgorato come me un giorno all’improvviso”.

“Cosa provoca in un non napoletano l’essere immortale a Napoli? Provo la soddisfazione di aver creato questo sentimento. È difficile che i napoletani reagiscano così. Il mio pensiero va a cosa ha scatenato questo pensiero. È segno che ho fatto cose importanti. Non il titolo finale, ma il percorso, è questo che mi dà soddisfazioni”.

“La squadra migliore che ha allenato? Difficile dirlo. Ci sono evoluzioni nel calcio. Accostare squadre del passato non so cosa si possa fare. Ho allenato calciatori fortissimi, poi bisogna saper far venire fuori un discorso collettivo che dia entusiasmo nello spogliatoio e negli allenamenti per qualità e lo stare insieme. Questo è un altro fattore fondamentale. Probabilmente qui aiuta molto il sentimento della città, secondo me i calciatori sapranno dare tutto, per la percezione di cosa si percepisce. Se incontri qualcuno e lo vedi al semaforo rimani sottoposto a prendere qualcosa”.

“Il segreto del gioco è nel gruppo? Lo abbiamo sempre cercato di dire. Noi abbiamo sempre detto che Kvaratskhelia è un calciatore stupendo. Un top come qualità nonostante sia giovanissimo. Lui ha ancora tante cose da imparare e le imparerà. Quando lo farà diventerà micidiale e in questa scuola c’è il ragionamento che ha fatto. Nella situazione in cui abbiamo preso gol dalla Salernitana sta vicino alla palla da attaccante, in quel momento bisogna essere difensori. Se poi trovi un terzino come Di Lorenzo pensi solo al dribbling? Quando arriva Di Lorenzo sulla fascia chi ci va? È un discorso di completamento di atteggiamento”.

Lozano e Politano? Siamo contenti del loro lavoro in fase offensiva e difensiva. Se ci scambiamo un’idea io e lei è lo stesso discorso. Se loro riescono a scambiarsi le loro qualità si ha una totalità di idee. Poi bisogna essere bravi e metterla al servizio dell’altro, ma si acchiappano più cose. Di Di Lorenzo ce n’è uno solo e che arriva alla stessa maniera. Non lascia pezzetti di cuore in giro, ha solo il suo obiettivo, non cala davanti a cosa si trova. Queste partite necessitano 22 calciatori forti, poi quando ci metti mano. Poi se non sono abituati si fa come con la Cremonese in Coppa Italia. Il livello deve essere quello di essere tutti uguali”.

“Lottare per un altro scudetto? Finché ci sarò io tirerò la corda, poi toccherà a lei”.

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