Home Rubriche Lo sapevi che...? Napoli – Dal grande addio sono trascorsi già sette giorni!

Napoli – Dal grande addio sono trascorsi già sette giorni!

Ebbene sì, sono volati via già sette giorni, 168 ore e 10080 minuti dalla separazione tra il Napoli e Mertens. Una storia che nessuno, voleva finisse così, senza un finale. O meglio dire un finale amaro. Come una tragedia è iniziata bene, amore e attaccamento ai primi anni e poi un crollo sentimentale. Partiamo dall’inizio però, dal lontano 2013. Il Napoli di De Laurentiis, pronto a stravolgere la piazza, manda via Mazzarri, Cavani, Campagnaro, De Sanctis, Gargano e tutti i membri di quel Napoli aggressivo e cattivo. Arriva Benitez, insieme a lui un certo Gonzalo Higuain. Tanti colpi, i quali si riveleranno affaroni ad esempio Raul Albiol, Josè Callejon e Dries Mertens. L’ultimo nome citato, non era un usato garantito come gli altri e quel 24 giugno si rivelerà una delle date più amate dai tifosi con il passare degli anni. Approda nel capoluogo campano come un oggetto misterioso. Qualche sprazzo in Olanda c’è stato con il Psv ma niente di eccezionale per far sognare la piazza. La cifra sborsata dal patron azzurro tocca i 10 milioni. Il pensiero dei tifosi è uno: “Questo qui è l’ennesimo flop”. Esordisce alla prima gara valida, contro il Bologna, al posto di Hamsik, il 25 agosto del 2013. Alla fine del primo anno azzurro si può dire soddisfatto con una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana in bacheca, si incammina verso il secondo anno coi partenopei. Poi arriva Sarri alla guida del “ciuccio”, l’allenatore portafortuna di Trilly Mertens, con la poca stabilità fisica di Milik, serve una punta in grado di mettere a segno gol a raffica. Il belga si carica tutta la piazza sulle spalle, si entusiasma come un bambino quando vede lo stadio in visibilio. Si trasforma in modo miracoloso, magico, quasi leggendario, da esterno a numero 9 puro. Fisicamente non ha quella stazza di bomber, ma se è vero che l’abito non fa il monaco, allora Dries può scalzare tutte le difese d’Europa. L’anno più prolifico, duella con un certo Edin Dzeko per il titolo di capocannoniere. Quella sfida la perderà, certo, i gol non andranno mai persi. Con ventotto colpi entra come una lancia nel cuore dei napoletani. Come possiamo dirlo? Perché inizia ad essere etichettato con il nome “Ciro”, tipicamente napoletano. I tifosi lo considerano un loro figlio adottivo. Gli anni passano, l’età avanza, Ciro rimane quel giocatore fastidioso, che sa stare fermo un’intera partita e poi all’improvviso ti inventa la giocata vincente. Dopo le difficoltà nel trovare l’intesa per il rinnovo lo scorso anno, quest’anno ADL ha deciso di non prolungarlo. Per quale motivo? Perché era diventato talmente popolare tra le strade di Napoli al punto di essere irritante? Oppure perché è stato usato negli anni migliori ed ora gettato come vecchia spazzatura? Non conosciamo gli oscuri segreti dietro la trattativa saltata, siamo solo felici di poter raccontare una delle avventure più emozionati dell’ultimo decennio nonostante quel mancato finale tanto desiderato.

Exit mobile version