Le migliori frasi di Luciano Spalletti, al secondo posto…

Luciano Spalletti, oltre che per essersi distinto come allenatore, si è fatto notare per il suo particolare personaggio. Personalità, saggezza, pochi peli sulla lingua… Sono alcuni degli aggettivi che possono descriverlo. Le sue dichiarazioni hanno spesso diviso. Per alcuni è un fenomeno della comunicazione, talvolta anche un meme. Per altri appare come una figura insopportabile. Però, è un dato di fatto che quel che pronuncia resta al centro dell’attenzione per giorni, mesi, anni. Il tecnico toscano si è distinto in questo suo aspetto anche nella sua avventura al Napoli. Sono venute fuori massime che, nel bene o nel male, resteranno scolpite. Ma quali di queste hanno rilasciato il maggior impatto?

Al secondo posto troviamo…

“Ero scarso da giocatore e da allenatore, poi mi sono fatto il mazzo e mi è capitato di vincere contro squadre e allenatori più forti”.

Al termine di Napoli-Cagliari, parlando del suo gruppo, Spalletti se ne è uscito così. In più, aggiungendo che quando nota che qualcuno non dà il massimo, gli girano. In queste dichiarazioni, risalta immediatamente quanto l’impegno, la devozione e il lavoro siano al centro del lavoro praticato dall’allenatore.

Il duro lavoro può portare a crescere anche chi non nasce con il “dono”. Non capita a tutti di avere il talento naturale, quello che anche giocando in ciabatte porta nell’Olimpo di questo sport. Perciò, quel che resta, è allenarsi quanto più possibile e battere chi ti è superiore per guadagnare fiducia e consapevolezza. Non ci si poteva aspettare altro da un uomo come Spalletti, cresciuto nei campi di provincia e arrivato in alto solamente con il suo impegno. Della sua carriera da allenatore in pochi ricordano il passaggio all’Udinese, dove portò uno dei più virtuosi club di provincia in Champions League. Impresa non da poco.

Il mister pretende dai suoi giocatori fame, voglia, cattiveria. Per giungere al risultato sono elementi essenziali. Altrimenti il rischio è quello di incappare in esiti poco soddisfacenti. E, in questo senso, non c’è nulla di più negativo di chi in campo non dà mai – o solamente in certe occasioni – il massimo. Perché è sì vero che possedere un talento innato porta ad entrare nei cuori di chi più ama il calcio, ma è altrettanto vero che non saperlo sfruttare può portare tanti rimpianti. E, con i se e con i ma la storia non si fa. Dunque, non resta che mettere tutto quel che si ha per dimostrare il proprio valore.

Sono tanti gli esempi di chi, senza mai smettere di impegnarsi, è riuscito ad arrivare lontano. Giovanni Di Lorenzo è uno di questi. Dai campi della Serie C ha raggiunto la Serie A, poi il Napoli e la Nazionale, vincendo una Coppa Italia e un Europeo da titolare. A riprova che il lavoro paga, anche nelle situazioni difficili e quando tutto sembra dare contro. E, non a caso, a non dimostrare del tutto il proprio talento, è chi si oppone a questa etica. Non è bello vivere con il rimorso di non aver dato di più quando era necessario, di non averci provato, di non aver rischiato. Così nel calcio come nella vita.

Discorso che vale anche per gli allenatori. Ad avere poche stagioni di livello è di solito chi non riesce ad aggiornarsi, chi resta fermo nelle proprie idee e smette di “crescere”. Infatti, in questi due anni di pausa, Spalletti non ha mai smesso di focalizzarsi sul calcio. Ha imparato dai suoi colleghi, appuntando su vari quaderni il cambiamento di un gioco sempre più in evoluzione. Ne è uscito un tecnico con idee moderne e rinnovate. Anche questo è un segno di grande impegno, di non voler restare indietro.

È questo ciò che vuole l’allenatore dalle sue squadre: farsi il mazzo. Perché è così che si cresce, si raggiungono e si meritano i traguardi migliori. Perché nel calcio di oggi chi smette di lavorare non riuscirà ad ottenere successo. Se non si dà tutto quello che si ha, non arriverà mai il proprio momento. Sta lì il segreto per vincere.

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