“Il Napoli è destinato a crollare a gennaio”. Ma è davvero così?

Introduzione

Il Napoli di Luciano Spalletti è considerabile come una realtà della Serie A 2021/22. Si può percepire il lavoro del tecnico toscano sin dalle prime uscite dei partenopei. Il suo Napoli è una squadra che gioca bene, ma allo stesso tempo in grado di adattarsi a più situazioni di gioco. A vittorie di dominio come quelle contro Udinese e Sampdoria, si possono ammirare varie dimostrazioni. Genoa e Torino sono stati gli esami che hanno testato il carattere degli azzurri. Il difficile derby contro la Salernitana ha mostrato una squadra in grado di saper soffrire. Non sono mancate le ottime prove nei match di cartello. Juventus, Roma e soprattutto Leicester sono un monito per le altre big: battere questo Napoli sarà molto difficile.

Eppure, aleggiano delle voci pessimiste riguardo l’andamento dei partenopei. L’idea è quella che il Napoli sia una squadra di passaggio. Si pensa che questo rendimento iniziale non sia altro che una sgasata tipica delle compagini allenate da Spalletti. La magia, a causa delle prestazioni storiche dell’allenatore di Certaldo e non solo, sparirà nei mesi invernali. Gli azzurri si vedranno ridimensionati, pronti a lasciar strada alle più attrezzate Milan, Inter e a un eventuale ritorno della Juventus. Queste considerazioni avvengono nonostante i partenopei abbiano dato prova in più occasioni di essere pronti a disputare una grande stagione. Ma sarà davvero così? È corretto dire che il Napoli sia destinato a cedere il passo?

Luciano Spalletti è un tecnico le cui squadre crollano a metà stagione?

L’argomentazione principale di chi sostiene il futuro calo del Napoli è quella basata sui risultati conseguiti in carriera da Luciano Spalletti. Si parla di lui come un tecnico poco incline a vincere. Si fa appello alla sua predisposizione ad allenare squadre che alla lunga perdono efficacia. La risposta a queste affermazioni è una e una sola: No. Non esiste affermazione più falsa riguardo al tecnico. Sono parole che rivelano solamente una memoria piuttosto corta o una scarsa conoscenza della sua carriera. Le squadre di Spalletti generalmente hanno reso bene per tutta la durata delle varie stagioni. Anzi, la tendenza è quella di crescere progressivamente. Tener conto delle esperienze antecedenti alla Roma conta fino ad un certo punto. Gestire una squadra che non parte come una corazzata può portare a dei cali di livello nel corso di un’annata.

La sua prima esperienza a Roma, in cui non aveva la squadra più forte, ha sempre visto i giallorossi concludere il girone di ritorno con un maggior numero di punti rispetto a quello d’andata. Un periodo difficile per ottenere soddisfazioni in Serie A, visto il dominio dell’Inter. E visto quanto realizzato in quegli anni dai nerazzurri non solo in campo nazionale, fare di meglio era probabilmente impossibile. L’esperienza allo Zenit ha confermato quanto visto a Roma. Qui il tecnico parte con l’obiettivo di vincere il campionato, riuscendoci in due occasioni su tre. In ogni stagione, alla lunga la squadra ha fatto vedere il meglio di sé.

Il ritorno sulla panchina della Roma vede il tecnico toscano realizzare uno dei suoi migliori progetti. La squadra veniva da una prima parte di stagione molto altalenante, e la Champions sembrava un obiettivo complicato da raggiungere. Il suo apporto ha permesso ai giallorossi di arrivare addirittura a insediare il secondo posto occupato dal Napoli. La stagione 2016/17 vede i capitolini conquistare la bellezza di 87 punti. E il rendimento nel girone di ritorno fu favoloso. Vennero ottenuti 46 punti, due in meno dell’inarrestabile Napoli di Sarri, permettendo di tenere sia la seconda posizione, sia di arrivare a soli 4 punti dalla Juventus arrivata in finale di Champions League.

Alcuni dubbi attorno alla figura dell’allenatore sono sorti durante la sua esperienza all’Inter. Tuttavia, bisogna contestualizzare quel che è accaduto in quelle due annate. La prima, ovvero la 2017/18, è l’unica occasione senza enormi alibi o problemi in cui una squadra di Spalletti è calata di livello nella seconda parte di stagione. Certo, la squadra non era fortissima, ma dopo una buonissima partenza ci si poteva aspettare di più. La stagione 2018/19 può essere invece contestualizzata. La situazione societaria, il caso Icardi e le voci di un approdo di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra renderebbero difficile a chiunque il compito di allenare una squadra. In questo caso, bisogna sottolineare la bravura dell’allenatore di non aver perso la bussola in un periodo molto difficile e di esser comunque riuscito a portare la beneamata al quarto posto.

I riscontri dell’allenatore smentiscono il luogo comune secondo cui le sue squadre subiscano un calo di rendimento dopo la prima parte di stagione. Ci sono state delle partenze false, così come un calo nella stagione 17/18. Tuttavia, cambiare opinione su un tecnico per una sola stagione è sbagliato, perché Luciano Spalletti ha dato numerose dimostrazioni. E non sarà certamente una sola annata a parlare per lui.

Quali problemi porterà la Coppa d’Africa?

La seconda argomentazione quando si parla di un “Napoli destinato al crollo” è l’avvento della Coppa d’Africa. La manifestazione vedrà partecipi tre pilastri dei partenopei: Kalidou Koulibaly, André-Franck Zambo Anguissa e Victor Osimhen. In forse la convocazione di Adam Ounas. Dunque, per circa un mese, il Napoli perderà parte della sua spina dorsale. Però, prima di parlare di una squadra ridimensionata, bisogna fare più di un ragionamento.

La vera criticità che può portare la Coppa d’Africa non è vedere i propri giocatori lontani per un mese. Il vero rischio è quello che la condizione dei suddetti non sia ottimale per le partite successive. La manifestazione prevede ritmi molto differenti dal calcio europeo, motivo per cui è capitato spesso di vedere ottimi atleti trascorrere dei periodi incostanti. Un caso degno di nota è quello di Gervinho, al ritorno dalla Coppa d’Africa del 2015. L’ala, allora in forza alla Roma, giocò una prima parte di stagione su livelli molto alti. Poi, la manifestazione, che vinse con la sua Costa d’Avorio, nonostante un’espulsione alla prima partita. Segnerà due gol nelle fasi ad eliminazione diretta ed entrerà nella squadra del torneo. Tornato a Roma, nei mesi successivi avrà un calo di rendimento, rivelandosi spesso incostante.

Si potrebbero fare altri esempi, come quello di Kalidou Koulibaly dopo la Coppa d’Africa del 2019, nella quale venne inserito nella squadra del torneo. Stessa cosa per Ismael Bennacer, che addirittura fu eletto miglior giocatore. Entrambi vissero una prima parte di stagione molto infelice.

Stando a questi riscontri, per il Napoli ci sarebbe un enorme problema da affrontare. Ma il punto è proprio questo: davvero una squadra, sapendo della Coppa d’Africa, non si è attrezzata studiando soluzioni differenti a quelle tipiche? Le assenze peseranno come un macigno, ma il crollo dei partenopei non è garantito. Luciano Spalletti ha studiato e messo in pratica alcune soluzioni per il periodo che verrà.

La trasferta a Varsavia, contro il Legia, è un esempio. In quella partita, Andrea Petagna, grazie alle sue sponde, ha permesso a chi dietro di lui di potersi inserire e far male. Gli azzurri dispongono di esterni o trequartisti perfettamente in grado di raggiungere la doppia cifra realizzativa. Non è un caso che nella scorsa annata Lorenzo Insigne, Dries Mertens, Hirving Lozano, Matteo Politano e Piotr Zielinski abbiano raggiunto la quota di almeno 10 gol in tutte le competizioni disputate. Mancherà il peso di Victor Osimhen lì davanti, ma i gol sicuramente no.

A centrocampo, si sentirà la mancanza di André-Franck Zambo Anguissa. È difficile trovare un centrocampista con la sua intensità e bravura nel tenere il pallone. Tuttavia, in questo caso, il Napoli ha le giuste alternative. Uno su tutti è Diego Demme. Da quando è arrivato dal Lipsia, raramente ha sbagliato una partita. E certamente, il tedesco non è uno che dimentica come si gioca a calcio da un giorno all’altro. Fabian Ruiz ha dimostrato di avere un’ottima intesa anche con lui. Non va sottovalutata la sua presenza in campo.

Da segnalare anche la voglia di riscatto di Stanislav Lobotka. Nelle primissime uscite stagionali lo si è visto in gran spolvero, e sembra che Spalletti abbia intenzione di sfruttarlo al meglio. Potrebbe risultare un valore aggiunto. Inoltre, è possibile un intervento sul mercato, con il possibile arrivo di Matias Vecino, pupillo del tecnico. Ma al momento, è una possibilità e non una certezza. Come invece lo sono Demme e Lobotka, due calciatori che sapranno dare il loro contributo alla causa.

È in difesa che il Napoli rischia maggiormente. Koulibaly è un vero e proprio leader, e la sua sola presenza fa bene a tutto il reparto. Nonostante Amir Rrahmani abbia dimostrato di meritare il posto, serve qualcosa in più per non far rimpiangere il senegalese. Kostas Manolas potrebbe partire a gennaio, motivo che potrebbe spingere la società a intervenire sul mercato. Acquistare un difensore pronto per questa situazione è più che necessario. Il periodo è abbastanza intasato, e il rischio di rimanere numericamente contati è altissimo. Nonostante Juan Jesus abbia dimostrato la sua utilità, non può bastare per rimpiazzare Koulibaly. Il colpo giusto in difesa può essere la ciliegina sulla torta per completare questa squadra.

Dunque, i problemi per i primi mesi del 2022 ci sono e vanno affrontati. Ma il Napoli non parte sprovveduto. Le carte per rimpiazzare i calciatori impegnati in Coppa d’Africa ci sono. Bisogna saperle giocare al meglio. Non sarà l’avvento di questa competizione a frenare i partenopei. E non può risultare un alibi per l’economia della stagione.

La rosa del Napoli è inferiore rispetto a quella delle rivali?

Altra voce riguardo un presunto crollo degli azzurri, è quella secondo cui la rosa non sarebbe al livello delle altre contendenti. Un’altra voce che può essere tranquillamente smentita. La caratteristica principale di questo campionato è la seguente: non esiste un vero padrone. Nessuna squadra è nettamente superiore o inferiore alle altre. Ci sono varie formazioni in grado di poter sognare e altre col rischio di crollare. Motivo per cui ciò che conta davvero in questo campionato è trovare la giusta alchimia all’interno del gruppo. Non a caso, al momento in vetta ci sono Napoli e Milan, squadre che giocano bene e con un gruppo unito.

Inoltre, gli azzurri vantano di elementi di assoluto livello. Si tratta dell’unica squadra ad aver conservato la base dello scorso anno senza dover ricorrere a cessioni obbligate o a mercati rivoluzionari. Un vantaggio rispetto ad altre big che si sono viste scippare via alcuni dei migliori giocatori o sono intervenute massicciamente sul mercato, col rischio di compiere qualche passo falso di troppo o non trovare il giusto ordine.

Ovviamente, ai partenopei non mancano elementi di primo livello. Fabian Ruiz è diventato il centrocampista di cui questa squadra aveva bisogno. L’attacco è una giostra, le partite possono essere risolte da chiunque. Certo, qualche ritocco qua e là in difesa servirebbe per completare una rosa di primissimo livello. Ma il lavoro compiuto parla di un Napoli a cui non manca nulla per conquistare il terzo scudetto, specie in un torneo che non ha una favorita vera e propria, e che dunque, può avere ogni tipo di risvolto, e non un copione scritto come negli anni scorsi.

E le avversarie?

Infatti, le avversarie non hanno punti di forza considerevoli che possono lasciar parlare di mantenere il rendimento per tutta la stagione o di concludere il campionato al di sopra degli azzurri. Ad esempio, il Milan di Stefano Pioli, considerata una delle grandi favorite per la conquista del tricolore. I rossoneri dispongono di un gruppo unito e di un gioco di squadra di cui pochissimi possono godere in tutta Europa. Tuttavia, la maggiore criticità consiste nella durata. Infatti, lo scorso anno, dopo una gran partenza, il Diavolo è rallentato, tanto da rischiare di perdere il posto in Champions League nel finale di stagione. In questa stagione sicuramente si sarà fatto tesoro della precedente esperienza. Però, parlare di un Milan destinato a restare in alto fino alla fine è una forzatura.

I numerosi infortuni e le notevoli energie spese in questo inizio di campionato potrebbero farsi sentire nelle fasi successive della stagione. E, il precedente della scorsa annata non può essere considerato come un semplice incidente. Le ragioni dell’affievolimento sono le stesse che si stanno riscontrando nelle partite di questo torneo. Dunque, il Milan è sicuramente una squadra forte e con un gruppo unito che può andare avanti fino alla fine. Però, la strada non è quella che tutti immaginano. Mantenere un ritmo del genere fino a maggio, con queste problematiche e condizioni, è sovraumano.

Nemmeno per l’Inter è tutto rose e fiori. L’organico della Beneamata è probabilmente il migliore di questa Serie A. In più, la vittoria della scorsa stagione può tornare fondamentale ai nerazzurri. Motivo per cui, oltre a essere spesso collocati davanti a tutti nelle ipotetiche graduatorie, si parla di loro come una squadra che verrà fuori alla lunga mantenendo un passo più costante delle rivali. C’è però una criticità. Gli uomini di Simone Inzaghi hanno spesso fatto fatica nei big match, infatti non ne hanno ancora vinto uno in quest’annata. In un campionato simile, non ci si può permettere di perdere punti nei big match. Inoltre, vi sono ancora dei punti interrogativi sul reale valore interista. Ancora non si è certi se questa squadra possa ripetere le grandi gesta dello scorso anno. È necessario risolvere queste problematiche per poter puntare seriamente allo scudetto.

Va fatto un focus anche sulla Juventus. I bianconeri sono la delusione di questo avvio di Serie A. I punti di distanza dalla vetta sono tanti e il gioco espresso non convince. Visto il ritorno di Massimiliano Allegri, grande conoscitore dell’ambiente, la Vecchia Signora era stata inizialmente designata come la favorita. Ignorando però i numerosi problemi da risolvere. Una squadra che sembra inallenabile, schiava del percorso degli anni precedenti che difficilmente può essere replicato.

L’ipotesi di ripetere la rimonta del 2015/16 è parecchio fantasiosa. Il contesto era completamente diverso da quello attuale, con una Juve che prima dominava dal punto di vista psicologico, poi sul terreno di gioco. Oggi non è più così, ed è probabilmente la condizione mentale il più grande limite dei bianconeri. Questo è forse il miglior esempio riguardo l’idea di essere schiavi di un glorioso passato ormai andato. Tutti si aspettano di rivedere le stesse cose, anche quando qualsiasi problematica te lo impedisce. Nonostante la Juve venga cancellata dai vari discorsi solamente dall’aritmetica, è difficile pensare che il titolo possa arrivare in questa annata.

Conclusioni e considerazioni

Ne consegue che, in questo campionato senza padrone, emettere sentenze in anticipo è un errore. Tutti si aspettavano una Juventus di primo livello, e non è stato così. L’Inter ha delle lacune da colmare, e non è così dominante come si immaginava. Il Milan è partito bene ma rischia di ripetere gli errori degli scorsi anni. Inoltre, ci si dimentica dell’Atalanta, data leggermente indietro rispetto alle altre. Ma, se gli uomini di Gian Piero Gasperini dovessero ingranare alla loro maniera, le dirette rivali avrebbero una bella gatta da pelare. Darli per esclusi a priori è un errore costante commesso spesso in questi ultimi anni. E in tutto questo, il Napoli non è altro che una vittima sacrificale destinata a crollare dopo un ottimo inizio.

Molti dei giudizi pronunciati alla vigilia della stagione 2021/22 sono stati smentiti dal campo. Perché quest’annata si è dimostrata imprevedibile. Chiunque può ambire a conquistare la gloria, anche un Napoli inizialmente snobbato dai più e che invece si sta dimostrando come una delle realtà più vigorose. Magari alla fine il crollo avverrà per davvero e i partenopei risulteranno ridimensionati. Ma qual è il motivo per cui ciò debba accadere solo agli azzurri? È scontato che il Milan duri un’intera stagione a tali ritmi? O che l’Inter venga fuori alla lunga? Ancora, che la Juve compia l’ennesima rimonta? Si può parlare di un’Atalanta fuori dai giochi per lo scudetto? Anche in questi casi, sarà il pallone ad emettere il verdetto. Non dei giudizi che non hanno né capo né coda. 

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