Mal di gola

“Mi sveglio, ho il mal di gola”

Questa mattina il mal di gola è forte, in realtà riprendere un pezzo di Coez non è mai facile, ma qui davvero sembra azzeccato. Uno stadio intero canta, a squarcia gola e il mal di gola è inevitabile. Ma che bello è svegliarsi con questo Napoli primo in classifica, a punteggio pieno e anche il mal di gola non sembra poi così male.

Finisce 2-0 al Maradona, ma lo spettacolo non muore al triplice fischio in campo, no. Non vi azzardate minimamente a pensarlo, sugli spalti la festa continua, prima con ‘l’abbraccio’ forte fra la curva e la squadra, poi con i cori che accompagnano i ragazzi nello spogliatoio.

Quasi non vogliono lasciare il campo, Osimhen trascina tutti verso i festeggiamenti ed Insigne e Koulibaly lo seguono a ruota, insieme a tutto il resto del gruppo. Proprio loro che quest’estate potevano lasciare Napoli e ora lì, sotto quella curva cantano a festa, quasi a volersi godere ogni momento per non pentirsene, e chissà che anche loro questa mattina non abbiano un po’ di mal di gola.

Allora io vado. Non è stato male ma neanche bene

Ripartendo da queste parole di Coez, ma anche da quelle che sono state un po’ le parole di Spalletti, alla fine non è stato fatto ancora niente. Si lascia il campo fra gli abbracci, di certo quello che abbiamo visto non è stato niente male, ma per Spalletti si può ancora lavorare e fare bene.

Il tecnico a fine gara mette i ‘puntini sulle i’ , qualcosa non va. Eppure nessuno se lo riesce a spiegare, i tre punti ci sono, la testa della classifica anche, l’entusiasmo trascina tutti in un tornado di emozioni; ma Spalletti non sembra del tutto contento. “Noi non abbiamo fatto nulla, abbiamo già perso“, forse un po’ di scaramanzia, diciamo anche di concentrazione per ciò che è stato, e tanta ma tanta mentalità da infondere. Sì, perché lo ripetiamo senza sosta ma bisogna dirlo ancora, Spalletti oltre che un grande lavoro sul campo ha ricostruito la mentalità di uno spogliatoio. Uno spogliatoio distrutto dalle incomprensioni, dagli ammutinamenti e da continue sceneggiate che poco bene facevano all’ambiente. Con allenatore costretti a giustificarsi anche quando bastava semplicemente voltare pagina senza ritornare sugli eventi.

Ma Spalletti è anche questo, un qualcosa di differente e anche lui sa di essere un valore aggiunto, crede nel suo lavoro e nel suo staff, oltre che nei suoi calciatori ai quali trasmette la stessa passione e le stesse ‘good vibes’ diremmo. Per stessa ammissione anche di Giuntoli nel pre gara, la società sente la stessa passione, ADL e figlio sempre presenti allo stadio, questa volta con il sorriso. ‘Allora vado’, Spalletti esce di scena, saluta prima i suoi pupilli oltre che i marcatori del match, Osimhen e Insigne, e poi corre negli spogliatoi per parlare con tutto il resto del gruppo. Si, per parlare e dirgli di continuare così, almeno così ce lo immaginiamo.

Mi basta un quarto d’ora”

A questo Napoli è bastato un quarto d’ora, forse anche meno per mettere le carte in tavola. 10 minuti, la macchina deve solo carburare. Anguissa scucchiaia in profondità per Zielinski che è un treno, la mette forte in mezzo è poi la solita zampata la mette Victor Osimhen. Vittorio è inarrestabile, si sta prendendo quanto perso la passata stagione, ora ha voglia di rifarsi ripartendo da quanto di buono è stato fatto alla fine della passata stagione. 7 gol solo nelle ultime gare di campionato, 5 in questo inizio senza coppe chiaramente, e chissà senza squalifica quanti sarebbero stati. 10 minuti nel primo, e 13 nel secondo per siglare il 2-0, questo Napoli è concreto, domina senza paura ogni avversario e anche quando soffre gestisce la partita mentalmente.

La gestisce anche a meno 10 dalla fine, si perché quello più che giocare il finale di gara sembra un allenamento mentale, mantenere la giusta concentrazione, continuare a giocare senza perdersi e snaturarsi. La ‘spina dorsale africana’ aiuta tantissimo in questo il gioco degli azzurri. Koulibaly, Anguissa e Osimhen lavorano assieme, anche solo con i movimenti. KK recupera, Anguissa si fa trovare pronto e trova gli spazi e il compito di finalizzare è del ‘gazzellone’.

In attacco qualcosa però non sembra cambiato, lo spirito arrembante degli interpreti. Cattivi e propositivi con Gattuso, ora con Spalletti più cinici e sgaloppanti potremmo dire. Si, perché il pallone si muove veloce e si muove tanto, tutti la toccano e la fanno scorrere, nessuno la trascina più di tanto, Fabian e Ounas compresi. Questo perché tutti hanno lo stesso obiettivo, e l’egoismo non è concesso.

Ora per soaleleti testa a giovedì con il match, impegnativo, con lo Spartak Mosca, nel segno di un grande Napoli.

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