Fermo a guardare

Il Napoli vince contro la Juventus, ed è uno spettacolo restare qui fermo a guardare. Si è vero questo è assodato, anzi è stato metabolizzato, forse non da tutti ancora, probabilmente neanche dai protagonisti stessi per assurdo. Quasi non sembra vero, il Napoli è a punteggio pieno dopo tre giornate, per di più battendo la Juventus alla terza giornata con l’ennesima rimonta che certifica la forza del gruppo. Per un attimo neanche Koulibaly voleva riprendere in mano il cronometro, sarebbe rimasto lì, fermo a guardare dall’obiettivo della fotocamera il suo pubblico, forse anche seduto per riprendere le forze, ma quello spettacolo è impagabile.

Una vittoria importante, non soltanto per la storica rivalità fra le compagini, bensì per la grande risposta che nel secondo tempo è arrivato da tutto il gruppo, un gruppo fiero, forte e ben saldo, bello da guardare se gioca ma soprattutto forte dentro. Spalletti però ce lo aveva detto, si forse lui era uno dei pochi che ci credeva, ma nei suoi cervellotici ragionamenti pre-stagione diceva ‘mente forte, squadra forte’; e si vede benissimo che prima di un lavoro sul campo qui c’è un forte lavoro mentale. Non a caso le tre vittorie, tutte molte sofferte, sono arrivate dopo che il gruppo era chiamato ad una reazione, forte e diretta con lo scopo unico di metterla dentro, e che gli azzurri non ci abbiano provato con forza non lo si può affermare. I dati della partita sono fortemente indicativi, 24 tiri totali e 7 nello specchio, con una media alta, anzi altissima anche sui corner e le occasioni create.

“Non mi fare mai più del male, ora non voglio più parlare, perché non so restare ferma a guardare”

Una canzone bellissima, forse una delle più belle scritte da Ernia, ma gusti musicali a parte Ferma a guardare‘ riassume concettualmente quanto visto in Napoli-Juventus. Una partita così come quell’amore travagliato e sofferto, ma destinato a terminare nel migliore nei modi. Tutto ciò non perchè il copione era già scritto, ma semplicemente perchè in certe storie del copione non c’è bisogno e tutto riesce naturale. Chiaramente le giocate del Napoli non erano forzate, ogni affondo era accompagnato dal rumore avvolgente del pubblico, che spingeva ancor di più la squadra.

Forse proprio in quell’amore certe cose dovevano accadere, se vogliamo mettere sullo stesso piano – per quanto valga – il gol di Morata con i tradimenti, scritti nella canzone con I pinguini tattici nucleari, simboleggiati come eventi forti, chiaramente possiamo allora dire, meglio che è accaduto. Un gol arrivato nei primi minuti e che poteva decidere l’intero scorrere della partita. In verità per i primi 45 minuti è sembrato proprio così, il Napoli era condizionato, frenato da qualcosa. Quel qualcosa però andava estratto da dentro e fatto fuoriuscire come solo un vero gruppo sa fare. Infatti nel secondo tempo qualcosa è naturalmente cambiato. A dimostrazione che le riunioni in spogliatoio, se costruttive, fanno bene. Un po’ come le discussioni fra due innamorati, discussioni apparentemente futili, scaturite per motivi spesso banali o superflui, ma che nascondono lacune e insicurezze.

Probabilmente questo Napoli lo era. Insicuro e ricco di lacune. In difesa sulle fasce si faceva fatica, a centrocampo Anguissa è dappertutto e tappa i buchi – quelli lasciati da Fabian – e in attacco solo la palla lunga a cercare Osimhen non funziona. Fortunatamente però inizia il secondo tempo, Spalletti rimette a posto i pezzi spaiati e la macchina ricomincia a correre, Juve schiacciata ora lo spartito recita ‘Napoli arrembante‘. Prima Politano, su un pallone innescato da Insigne, e poi Koulibaly, su un mezzo regalo di Kean e Szczesny, la rimettono in piedi, e la foto – quella finale – è tutta da guardare.

Ora testa ai prossimi match. Il prossimo subito in Europa League, si apre con il Leicester, poi Udinese e Sampdoria distanti da casa e dal pubblico. Ma ora non possiamo più farci del male, bisogna lottare e soprattutto vincere. Ma questo Spalletti lo sa, ma nel frattempo anche lui può restare a guardare il suo Napoli, bello e risolutivo.

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