Manita Napoli!

Il traguardo Champions si inizia ad intravedere in questa corsa forsennata che ha visto il Napoli accelerare sulle avversarie come mai aveva fatto prima. Settimo risultato consecutivo positivo, cinque vittorie e due pareggi, da quando Gattuso ha potuto contare di nuovo su Osimhen, probabilmente l’uomo che più è mancato nel reparto offensivo. La crescita personale del nigeriano è palese, si nota innanzitutto dalla fame che ha quando ha la palla fra i piedi, capace di saper saltare due, tre difensori come fossero birilli, complice un miglioramento nei movimenti che talvolta apparivano più come un deficit tattico che una qualità dell’attaccante. Pur non avendo segnato, ha creato gioco è fatto salire la squadra, favorito il primo gol di Zielinski con un tiro liberandosi di Bonifazi in modo sublime. Cresce lui, ma insieme cresce anche la squadra e con la squadra. Sta diventando il punto di riferimento dei compagni, altra cosa da non sottovalutare.

L’Udinese, bisogna dire, è arrivata al San Paolo con poco da dire e con diversi infortuni importanti dando sicuramente un vantaggio agli azzurri, spronati invece dal desiderio di tornare a sentire quella musichetta tanto amata il prossimo anno. Sarebbe delittuoso, arrivati a questo punto, non vedere il sogno realizzarsi. Gattuso sa cosa significa avere delle ambizioni e soprattutto come si rispettano; un campione come lui può aver solo giovato ai suoi ragazzi, talvolta arrendevoli dinanzi alle occasioni che il destino ha donato loro. Certi treni, si sa, passano una sola volta e la debacle della Juve in un punto cruciale della stagione andavano prese a volo.

La gara di stasera, per di più, ha regalato momenti di alta scuola calcistica: indubbiamente il gol di classe di Fabìan Ruiz è quello che ha illuminato la partita per beltà e fattura tecnica, il sinistro dello spagnolo è una peculiarità eccezionale di cui dovrebbe servirsene più spesso. Nel secondo tempo una sinfonia forte e decisa, con i soliti direttori d’orchestra che hanno creato, a suon di gol, il concerto più bello per i tifosi azzurri. Solo applausi, perché quando una squadra, nonostante le mille pressioni, riesce finalmente a divertire e a divertirsi può dire di aver vinto a prescindere.

L’allenatore ha sicuramente ampi meriti per non essersi mai arreso e aver cercato di superarsi in queste continue sfide lavorative, affinché possa andar via, eventualmente, con meno rimpianti possibili. Ora mancano solo due partite. 180 minuti verso quel sogno che fino a poco tempo fa sembrava un’utopia.

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