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Piotr Zieliński, un meraviglioso e lucente raggio di Sole

La figura di Piotr Zieliński è una delle più discusse degli ultimi anni. Non solo del Napoli, ma della Serie A in generale. Si è parlato di lui come un calciatore con delle abilità ma non in grado di sfruttarle. Il dibattito su di lui ha fatto nascere molte opinioni, tra chi lo considera devastante e chi un calciatore senza la giusta mentalità per giocare in una grande. Un’altra delle cose che si è dette, è quella di “stiamo ancora ad aspettarlo ora che ha quasi 27 anni”. Quell’attesa, ha ripagato le aspettative, perché oggi possiamo parlare di un calciatore affermato e dal livello indiscutibile.

Il polacco ha tutto di quel che ha bisogno un moderno centrocampista offensivo: ambidestro, progressione, tiro dalla distanza, inserimento, passaggi smarcanti e una buona dose di sacrificio. Sia chiaro, non è lui quello che deve difendere, ma quando si tratta di dare una mano, è assolutamente in grado di dare il suo aiuto alla squadra. Il tutto, con una dose di luce accecante, ma tra le più belle che si possano trovare.

Infatti, Zieliński è uno di quelli con un tocco di palla diverso. Quello che i giocatori normali non hanno, che sognano di avere per fare quelle cose lì. È talmente bello vederlo giocare, che possono bastare anche poche prestazioni di alto livello per fartene innamorare. Ora è arrivata anche la testa, quello che gli serviva per farlo stare lì dove merita, tra i più grandi. In quel posto dove a stringersi la mano solo coloro che regalano magie col pallone, numeri da arte circense, che sono inimmaginabili per una persona comune.

Il percorso per arrivare alla sua affermazione, non è stato dei più semplici. Appena arrivato al Napoli, deve battagliare per un posto con Marek Hamšík, uno a cui non è facile strappare il posto. In quell’anno però, quel che era stata la meravigliosa squadra di Sarri, inizia ad afflosciarsi. Così, arrivano dei cambiamenti, e uno di questi riguarda proprio Zieliński: giocherà titolare al posto di Allan. Quel che poi succede, è magia. Il polacco emana la sua luce di partita in partita, cresce la sua valutazione, arriva il corteggiamento dei migliori club in Europa.

Poi arriva quell’ottavo di Champions contro il Real Madrid, contro una big. Una delle migliori occasioni per dimostrarsi come un astro nascente del calcio. Ma le cose non andranno per il verso giusto. Piotr è stato uno dei peggiori in campo del Napoli. Proprio sul più bello, la sua luce si è spenta, è andata via come in quelle lunghe notti dove il Sole sembra non spuntare mai più.

Nella stagione successiva, giocherà da comprimario, subentrerà spesso ad Hamšík, sostituirà Insigne in alcune occasioni. Forse non manca la qualità, ma il tempo che ha a disposizione per mostrarla. Però, in questa annata, mette in scena quello che probabilmente è lo spettacolo più bello della sua carriera: Napoli-Lazio 4-1. Fa il suo ingresso all’intervallo, e decide che dev’essere lui a vincere quella partita. È uno show, sembra di essere tornati bambini e andare a quelle feste di compleanno dove vedi quel mago che fa sparire oggetti. Lo si guarda con gli occhi aperti a dismisura, mentre va a vincere una partita.

Con l’approdo all’ombra del Vesuvio di Carlo Ancelotti, avrà modo di giocare in più di un ruolo. Giocherà esterno e in un centrocampo a due. Manterrà costante il suo livello, seppur risultando come quel calciatore pronto ad esplodere, che purtroppo, finisce per non esplodere mai. Le cose cambiano con Gennaro Gattuso, che lo prova prima come mezz’ala, per poi testarlo nel ruolo di trequartista, la posizione di quelli che hanno un po’ più luce degli altri da mostrare.

È in questo momento che ha capito che era ora di fare sul serio. Appena è stato schierato nella zona del numero 10, ha iniziato non solo ad emozionare col suo calcio, ma anche trovare quella continuità tipica del giocatore di alto livello. Non è più il fantasma che si risveglia solo in alcune occasioni, è un bellissimo raggio di Sole che illumina il Diego Armando Maradona e tutti i campi della Serie A.

Dunque, sorge spontanea una domanda: cosa ha frenato la maturazione di Zieliński? Una delle prime cose da dire, è che non è stato facile trovargli la giusta collocazione. Infatti, in ogni ruolo in cui è stato schierato, si è sempre comportato bene, senza far mancare il suo apporto lucente. Perché un calciatore può sì essere polivalente, ma deve avere un ruolo di base, altrimenti finirà per essere spaesato.

Il lavoro di Gennaro Gattuso su di lui è stato molto importante. Tra le cose, il tecnico che è un fantastico motivatore, è riuscito a trasmettergli quella cattiveria che gli mancava. Ora Piotr non è solo abbagliante, ma sa anche essere duraturo nel suo gioco. Non è più quel giocatore discontinuo, ma è un grosso punto di forza del Napoli, uno di quelli da cui ripartire. E, in caso arrivasse un’offerta, questa andrebbe prontamente respinta. Privarsi di un valore simile è un grosso errore.

Oggi possiamo considerare il polacco come un calciatore affermato, che ha affrontato un lungo percorso dal quale è uscito per quello che è. Ora è in grado di unire il suo talento a quella concretezza di cui ha bisogno un top player. Anche i paragoni lasciano il tempo che trovano. I giocatori hanno troppe particolarità per essere accostati a dei loro pari. Non stiamo parlando di un piccolo Kevin De Bruyne, ma di uno stupendo Piotr Zieliński. E va vissuto nel modo più bello possibile: emozionandosi davanti al suo calcio.

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