Calcio e social, un nuovo modo di vivere lo sport: perché il Napoli non sfrutta le piattaforme digitali per la crescita del brand?

Nel corso degli anni il calcio ha subito un’evoluzione mostruosa, passando da semplice attività sportiva a vero e proprio business, capace di generare ingenti somme di profitto per le società calcistiche che si stanno assimilando sempre di più al modello d’impresa tradizionale. Prima di analizzare nel dettaglio la questione relativa al social media marketing, è necessario comprendere chi sono i ‘protagonisti’ che ne permettono il successo, ovvero, i tifosi. Fino al decennio passato, era consuetudine per un appassionato conversare di calcio all’interno di bar o lungo le strade del paese, mentre già da qualche anno la discussione si è quasi completamente spostata sui social network. La causa? Sicuramente la tempestività di questi mezzi, che permettono di commentare un evento sportivo in tempo reale direttamente da qualsiasi posto, talvolta, ricevendo anche riscontri da altri utenti.

I social network hanno notevolmente contribuito ad avvicinare calciatori e tifosi, colmando quel divario che fino a poco tempo fa sembrava irraggiungibile. Al giorno d’oggi le piattaforme di maggiore rilievo sono tre: Instagram, Twitter e TikTok. Ognuna di esse svolge una funzione precisa ed è gestita da un social media manager, ma tutte hanno un concetto che le accomuna: l’interazione. Come anticipato nelle righe precedenti, il coinvolgimento dei tifosi sta alla base del successo dei profili social sportivi e ciò risulta determinante per un club calcistico. Tramite queste piattaforme è possibile scambiare opinioni e confrontarsi con altre persone, con cui si condividono gli stessi interessi. Chiaramente, la funzione fondamentale è svolta dalle squadre, le quali rappresentano il ‘tramite’ che rende possibile il flusso. I compiti di un club all’interno dei social possono essere tanti, dall’aggiornamento dei risultati, a notizie societarie, fino a giochi interattivi con i followers.

Inoltre, con questi innovativi mezzi di comunicazione, una squadra di calcio può tranquillamente trarre guadagno attraverso sponsorizzazioni di grosse multinazionali, che attirate dalla buona gestione del brand, formalizzano accordi con le società sportive. Un esempio può essere la collaborazione tra Real Madrid e Audi, che va avanti da 17 anni, in cui la casa automobilistica tedesca fornisce modelli costosissimi ai calciatori in cambio di visibilità all’interno delle piattaforme social. Un ulteriore contributo importante alla crescita social di un club sportivo è costituito dalla sponsorizzazione, delle volte non pattuita, da parte di VIP o personaggi influenti. C’è, però, da mettere in chiaro una cosa, “non pattuita” non vuol dire illecita. Quante volte ci sarà capitato di scrollare la ‘home’ di Instagram e beccare un attore, uno sportivo o un rapper indossare capi di squadre di calcio? Sicuramente centinaia di volte e tutto ciò, in maniera indiretta, contribuisce alla crescita del brand e, talvolta, all’aumento delle vendite di quel determinato capo o accessorio.

Nel caso del Napoli, possiamo fare tanti esempi di influencer che hanno dimostrato passione per i colori azzurri: uno su tutti Tony Effe, rapper italiano, che spesso è ripreso con capi d’abbigliamento partenopei, in particolare prodotti della collezione Napoli-GCDS. Un altro nome grosso è quello di Lil Nas X, uno dei più importanti rapper statunitensi, il quale ha pubblicato un tiktok con una felpa targata, anche in questo caso, Napoli-GCDS. Restando nel campo della musica è sicuramente da segnalare anche Kim Jennie, cantante del famoso gruppo coreano ‘Blackpink’, la quale ha partecipato ad una sfilata di moda con un prodotto, ancora una volta, della collezione Napoli-GCDS. Potremmo andare avanti a menzionare tanti altri personaggi, come, ad esempio, i due campioni di Formula 1 entrambi tifosi azzurri, Nico Rosberg e Sebastian Vettel, quest’ultimo, ai tempi della RedBull, ha corso un Gran Premio con uno sticker dello stemma azzurro incollato sulla livrea. Infine, il Napoli avrebbe a disposizione una proposta di marketing che probabilmente nessun club italiano ha mai avanzato. Andrea Petagna, attaccante azzurro, è il migliore amico del rapper italiano più famoso al mondo: Sfera Ebbasta, con il quale gestisce una catena di ristorazione all’insegna del cibo sano. Un’ipotesi potrebbe essere quella di “sfruttare” la grossa immagine del cantante per una collezione di indumenti o accessori, ma, come al solito, il Napoli sembra essere totalmente estraneo a questo genere di politica.

Perché il Napoli non si impegna nella crescita del brand? La risposta sta nel metodo che la società ha sempre utilizzato, cioè uno stile classico e inefficiente, con cui si limita a fare il necessario. Il Napoli, purtroppo, è gestito da una mentalità leggermente retrograda che non è capace di stare al passo con i tempi, almeno per ciò che concerne il mondo dei social. La società ha perso e continuerà a perdere tante chance per l’espansione del brand, che al momento sembra procedere a rilento e, soprattutto, solo per meriti sportivi, quando club di minore rilevanza conducono un’amministrazione di gran lunga migliore dei social media rispetto a quella partenopea, raggiungendo risultati sorprendenti.

In allegato foto e link dei personaggi citati:

Tony Effe –

Kim Jennie –

Nico Rosberg –

Sebastian Vettel –

Sfera Ebbasta –

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