Spiragli tattici Vol.50: Perseverare è diabolico

Fonte foto: SSC Napoli

Se Gattuso sperava di ribaltare il 2-0 dell’andata, in 90 minuti, con un modulo totalmente inusuale dal solito, si sbagliava di grosso e sono bastati 45 minuti per dimostrarlo. Dopo essere passato subito in vantaggio grazie ad un’ottima transizione offensiva, il Napoli mostra di nuovo tutti i suoi limiti mentali e, in maniera statica e disattenta, concede la rete – che pesa come un macigno – agli ospiti.

La seconda frazione di gioco ha comunque fatto intravedere buone cose, con un Ghoulam sempre molto attivo e partecipe a sinistra e un Mertens che, al netto della scarsa condizione, ha dato comunque un buon contributo alle manovre offensive del Napoli. Manovre offensive nate in maniera semplice: con i giocatori al loro posto. Ciò però non è bastato a far passare agli ottavi di finale, neanche con troppa fatica, la nona squadra del campionato spagnolo.

La non-propensione all’attacco

Se c’era una cosa che il Napoli avrebbe dovuto fare sin da subito, questa era attaccare. Più semplice di così, si muore. La rete di Zielinski, però, si è rivelata un’ennesima illusione e il Napoli è tornato a faticare, a perdere palloni, a non avere idee nella metà campo avversaria. Anche l’uscita dalla propria metà campo era un problema, dal momento in cui con un modulo abbastanza difensivo, c’erano solo appoggi all’indietro e non c’erano molte possibilità per andare subito in verticale. Il pallone spesso veniva affidato ai difensori, che se non lanciavano lungo, scaricavano sui terzini, che poi o tornavano indietro o appunto lanciavano lungo.

Il Napoli ha appena recuperato palla e Bakayoko, come unico appoggio in avanti, ha Piotr Zielinski. Il pallone verrà affidato a Di Lorenzo, che cerhcerà Politano in profondità ma in maniera imprecisa, perdendo il possesso.

Questi problemi si proiettavano di conseguenza anche nell’altra metà campo. Lorenzo Insigne non ha sicuramente giocato una grande partita, ma nel primo tempo non è stato quasi mai cercato dalla squadra con il pallone a terra. Molti, troppi lanci lunghi verso di lui e Politano, spesso sbagliati, che hanno solo fatto il solletico agli avversari. Quando invece il 24 aveva il pallone tra i piedi, si palesava lo stesso problema visto in precedenza: nessun opzione verticale, solo appoggi laterali o verso la porta azzurra.

Tra le poche cose da salvare in questa partita – e anche negli ultimi tempi – è la gestione del pallone sull’azione del primo gol, partita con un recupero palla e proseguita con un’ottima transizione offensiva, finalizzata da un calciatore speciale, come Zielinski.

Il Napoli recupera palla a centrocampo con Bakayoko e Insigne, poi parte Zielinski palla al piede centralmente. Nonostante l’inferiorità numerica, accompagnano molto bene attaccando i giusti spazi nel tempo giusto, Insigne e Politano, che lasciano al polacco una gran fetta di campo da poter ancora attaccare, per poi concludere. Fonte foto: Sky Sport.

Come detto in precedenza, però, la prima frazione di gioco è stata per l’ennesima volta spenta e ha mostrato una squadra ormai piatta e senz’anima. Per non farsi mancare nulla, c’è stato un altro errore plateale dei centrali azzurri sulla rete del Granada. Le immagini, parlano da sole.

Al momento del cross, Di Lorenzo stringe bene in area di rigore mentre Rrahmani e Maksimovic sbagliano completamente, perdendo ogni riferimento e lasciando libero di staccare e insaccare di testa Montoro. Fonte foto: Sky Sport.

Giocare uno di quattro tempi non basta

Con l’ingresso di Ghoulam per Maksimovic e il conseguente passaggio a un modulo più adatto agli interpreti in campo – ad esempio, Elmas ha smesso di giocare a tutta fascia, cosa folle per uno come lui – il Napoli ha effettuato il 72% dei tiri totali del match (22). In totale, ha prodotto 2.2 xG, dato in crescita rispetto ad altre sfide ma che non è bastato.

Giocando con un baricentro più alto – concesso anche dall’arretramento evidente del Granada, che infatti non è mai stato pericoloso nella seconda frazione di gioco – il Napoli era padrone del campo, la difesa recuperava meglio il pallone che riusciva anche a viaggiare per vie centrali, cosa che invece nel primo tempo non è mai riuscita. Proprio grazie ai varchi centrali, è arrivata la rete del 2-1, anche questa purtroppo solo un’ennesima illusione.

Grazie a una semplice imbucata centrale, il Napoli rompe la linea di centrocampo di un Granada non messo perfettamente in campo e Insigne riceve in una zona di campo dove può girarsi e puntare. Accompagnano bene ai lati Fabian che finalizzerà e Elmas che da ampiezza dall’altro lato.

Anche l’ingresso di Mertens, seppure non al meglio della sua condizione, ha aiutato il Napoli ad avere un riferimento e a organizzare meglio le manovre offensive. Altra tesi che conferma il buon secondo tempo del Napoli che però, dei 180 minuti, ne ha giocati solamente 45. E ovviamente non sono bastati.

Errare è umano, ma…

In questo spazio, abbiamo sempre precisato come le colpe, in casa Napoli, siano di tutti. Trovare in Gattuso l’unico capro espiatorio è sbagliato, come è, arrivati a questo punto, non ammettere i suoi tanti errori. Come detto dopo la partita contro l’Atalanta, questa stagione è ormai da considerarsi fallimentare, e perseverare in un non-progetto, con una squadra ormai che non ha la minima impronta del proprio allenatore che anzi, continua a proporre moduli e schemi che rendono ancor più confusa la situazione tecnico-tattica, è diabolico. Anche se, dalle ultime indiscrezioni, pare che il Napoli abbia deciso di continuare con il tecnico calabrese fino a giugno, ed è ora chiamato a centrale l’ultimo obiettivo di questa stagione: il quarto posto.

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