Napule è mille paure

Niente più alibi adesso: l’uscita dall’Europa League contro il Granada, che ai sorteggi sembrava a tutti una squadra abbordabile, porta via anche l’ultima competizione possibile dopo la Supercoppa e la Coppa Italia, facendo crollare sempre più l’orgoglio e le motivazioni per il futuro. Una partita che ha molto da raccontare perché sul piano di gioco si è vista una parvenza di idea, in particolare in fase offensiva con i centrocampisti che sono scalati più avanti ed hanno mostrato le qualità tecniche, in particolare quelle Zielinski e Fabían Ruiz si sono palesate al momento del gol.

Di tutt’altra pasta, invece, la difesa che ben schierata non ha saputo chiudere su Montoro annullando, dopo alcuni minuti, l’ottima rete del numero 20 avvenuta dopo appena 3 minuti. Atto che l’organizzazione sotto quel punto di vista è davvero pessima e su questo Gattuso ha le sue colpe, ma non è il solo. Quanto è facile, infatti, per gli azzurri complicarsi la vita quando c’è da far la partita. La mancanza di personalità è uno dei problemi principali della squadra, perché se da una parte l’allenatore deve sapersi prendere le proprie responsabilità – e ne sono tante – bisogna anche fare ‘mea culpa’ per la scarsa abnegazione nei momenti difficili. 22 tiri totali e 7 nella porta avversaria: numeri importanti ma, al contempo, si denota in primis l’assenza di una prima punta e, in secundis, la scarsa lucidità quando si può fare la differenza. Vero è che il lavoro di Insigne e Politano è dispendioso perché devono tornare puntualmente in difesa, perdendo così energie per l’attacco, al contempo alcuni uomini, come Elmas, privi totalmente di sicurezza, non apportano nulla, ma anzi rendono monca la costruzione di gioco.

Un buon secondo tempo grazie all’ingresso di Ghoulam: l’algerino è apparso in forma anche mentalmente, servendo ottimi cross e la gittata lunghissima dalla rimessa laterale ormai ha scritto la storia. Con tutta probabilità sarà più facile vederlo titolare nelle gare successive, avendo la possibilità di riposare e avere così un minutaggio tale da riuscire quantomeno a riprendere il giocatore e, chissà, finanche quest’ultima parte di stagione. Restano vividi l’amaro e i rimpianti di una annata nettamente negativa sia per i risultati che per i continui infortuni.

La dea bendata ha abbandonato il Napoli, ma – come diceva un famoso motto latino – audentes fortuna iuvat ossia “il destino favorisce chi osa” e appunto sono mancati gli eroi senza macchia e senza paura che sapessero affrontare gli avversari a viso aperto e con il sangue agli occhi. Il veleno, tanto decantato da Gattuso, è rimasto solo nelle sue parole.

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