Home Editoriali Il Napoli si fa male da solo: cos’è successo contro il Genoa?

Il Napoli si fa male da solo: cos’è successo contro il Genoa?

Il Napoli perde con il Genoa, e questo lo sappiamo, forse il giorno dopo fa ancora più male. Partendo dalle considerazioni di Gattuso a fine partita: “Questa è una sconfitta che brucia, ma non ci pesa” – forse è vero, questa sconfitta brucia, brucia per il modo in cui è arrivata, ma soprattutto brucia sapendo come poteva andare a finire; se Petagna e Insigne non avessero preso due legni, oppure se a fine partita a Mario Rui fosse stato concesso un calcio di rigore che avrebbe quindi salvato la faccia al Napoli, troppo brutto ed impreciso. Continuando con le considerazioni di Gattuso, a fine partita ha definito la gara ‘una fotocopia‘; ebbene si perchè partite con questo stampo ne abbiamo già viste. Ad esempio contro lo Spezia, e i numeri parlano chiaro, di occasioni ce n’erano – anche tante – e lì qualche palo di troppo e un rigore non concesso fecero da cornice; e il risultato? Sempre 2-1.

Qui a confronto i dati delle due partite. Il possesso palla è quasi lo stesso, più del 60% a favore del Napoli, una valanga di tiri realizzati e solo una decina nello specchio. Allo stesso modo la sconfitta bruciò e condannò Gattuso e i suoi a critiche pesanti, relative soprattutto alla mancanza di gioco e all’anima spesso rivendicata dal tecnico che è sembrata assente. In realtà ieri sera un po’ di quel fuoco e di quell’anima il Napoli l’ha mostrata, provando a rimontarla ma sbattendo contro il muro impetuoso della sfortuna; meno presente invece il gioco sempre caotico e disordinato, con cambi di modulo improvvisi, alcuni impensabili, come il 4-1-4-1 visto nella seconda metà.

Ma a proposito di gioco, quello che molti avranno notato sarà stata la scarsa e quasi effimera costruzione dal basso, stampo che sembrava indelebile del gioco di Gattuso. L’assenza di Koulibaly però ha evidenziato come questo tipo di costruzione diventi in pochissimo tempo distruzione. Ebbene si perchè il primo gol del grifone è arrivato proprio a causa di un errore di Maksimovic in fase di costruzione che sbaglia il passaggio, troppo forte, per Demme che viene prontamente agganciato da Badelij, apre il corridoio per Goran Pandev che deve solo metterla dentro di fronte ad Ospina.

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Il secondo gol dei liguri arriva dopo circa 15 minuti dal primo. Un assedio vero e proprio quello dei rosso-blu, che con un azione pirotecnica composta da 21 passaggi e una conclusione al bacio, che vale la doppietta per Goran Pandev, affonda la flotta azzurra nel primo tempo.

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Il primo tempo termina 2-0 per il grifone, il Napoli non gira e le assenze si fanno sentire. Il 4-3-3 non riesce a ristabilire il tanto ambito equilibrio, e nel secondo tempo regna la confusione. Dopo pochi minuti dall’inizio del match Gattuso decide di optare per un doppio cambio, Insigne e Osimhen prendono il posto del poco ispirato Zielinski e di Petagna. Il Napoli si schiera quindi con il 4-1-4-1 con ben 3 esterni d’attacco. La catena di sinistra funziona è quella di destra che non è collaudata e Insigne e Mario Rui non riescono a combinare. Il gol infatti arriva proprio dall’esterno accentrato Politano, che inizia l’azione battendo l’angolo; appoggia per Lozano che prova a metterla dentro, Portanova sbaglia il rinvio e di forma la mette dentro Politano.

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Gli azzurri dopo il gol prendono fiducia, provano incessantemente a metterla dentro e vogliono provare a salvare la faccia. A questo Napoli la sconfitta non sta bene. Elmas butta al vento una palla gol, azione fotocopia di quella poco prima sprecata da Osimhen e nel finale un rigore non concesso a Mario Rui, su una sbracciata di Scamacca, pesa più di un macigno. La Dea bendata quindi decide di interporsi fra il Napoli e i vani tentativi di portare a casa almeno un punto che in un campionato così complesso ed enigmatico come non mai vale oro.

Morale della favola:

la difesa è ballerina, qui i difensori preferiscono il tango alle chiusure tempestive, Maksimovic non rende ed è troppo impreciso – ma questo lo sapevamo – e come se non bastasse mercoledì a contenderci la finale di Coppa Italia con l’Atalanta potrebbe non esserci Manolas uscito nel secondo tempo per un trauma contusivo. Il centrocampo ha provato l’impossibile ma se gli interpreti e difensivi e offensivi non sono in giornata, la mediana può ben poco. In attacco si ritrova Politano, dimostra che sa anche segnare non entrando dalla panchina e finalmente Osimhen è in una condizione accettabile ma non basta, Insigne è ancora condizionato da quel rigore sbagliato che vuoi non vuoi lascia ancora qualche strascico.

Come se non bastasse ad essere ancora appeso ad un filo c’è Gennaro Gattuso, fra voci che confermano di una sua permanenza fino a fine stagione, per poi lasciare consensualmente il Napoli, e chi invece ipotizza uno scenario più drammatico e pensa ad un addio dopo le prossime due gare (se non dovessero andare bene sia sul piano realizzativo che del gioco) contro Atalanta e Juventus. Resta il fatto che questo Napoli non ha ancora un’identità ben precisa e continua ancora a farsi del male da solo, perdendo punti e consensi.

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