BUTTO IL VECCHIO, PRENDO IL NUOVO – IL CONFRONTO: Lozano vs Younes

Il gioco tendenzialmente spumeggiante e creativo del Napoli dell’ultimo decennio ha sempre spinto la società a ricercare sul mercato la figura chiave di un gioco dinamico e votato allo spettacolo: un esterno di qualità, che sappia fare la differenza.

Senz’altro consci della qualità dell’attuale pacchetto offensivo della squadra di Rino Gattuso, è bene tenere in mente anche la ricchezza e l’abbondanza di uomini attualmente a disposizione del tecnico calabrese per ricoprire le fasce nella porzione di campo più affascinante: l’attacco.

Di questa abbondanza, almeno momentaneamente, non ne fa parte Amin Younes. Il tedesco, arrivato a Napoli nel luglio del 2018 dopo una lunghissima e paradossale querelle, è attualmente in prestito al Francoforte con scadenza nel 2022.
Atterrato a Capodichino a parametro zero, l’ex Ajax fu ingaggiato per alternarsi sulla sinistra con Lorenzo Insigne: fisico brevilineo molto simile all’attuale capitano azzurro, rapidità di movimenti ed un destro molto educato facevano del 27enne con origini libanesi il giusto candidato per la posizione di esterno sinistro d’attacco.

Tecnicamente simile anche a Mertens, Amin Younes rientrava nella schiera dei cosiddetti ‘piccoletti’ dello sgusciante quanto affilato attacco azzurro che – vuoi per innovazioni tattiche, vuoi per esigenze numeriche – spesso mutava forma e progetto di gioco. Proprio sulla base di questa continua mutevolezza, il tedesco fu spesso impiegato da Ancelotti come quarto di un centrocampo a quattro, oppure interno dello stesso o addirittura punta accanto a Milik o a Mertens.

Trovare una spiegazione oggettivamente comprensibile del suo scarso successo sul prato dell’attuale stadio Maradona sembra piuttosto complicato: 21 presenze e ‘solo’ quattro reti per un complessivo di 725 minuti sono relativamente pochi rispetto alle rosee aspettative maturate sull’allora promettente esterno tedesco, ma non è difficile intuire che proprio la ricchezza di reparto di cui si parlava ha indotto la dirigenza azzurra ad operare una selezione, un ‘taglio’ che – nel caso di Younes – non è stato ancora netto: prestito biennale al Francoforte con scadenza nel giugno del 2022 e possibilità, dunque, di poterlo riassoldare in gruppo in un momento più propizio.

Discorso diametralmente opposto vale invece per Hirving Lozano: detentore della palma di <<Acquisto più costoso della storia azzurra>> fino all’arrivo di Osimhen, la parabola del messicano nella città partenopea ha creato una traiettoria tanto tortuosa quanto interessante.
Probabilmente gravato dal peso dell’etichetta con cui è stato accolto da giornalisti e tifosi, il venticinquenne di Città del Messico ha faticato – e non poco – a mettersi in mostra e scalare le gerarchie partenopee.
Acquistato dal Psv come esterno destro d’attacco, è stato provato da Ancelotti in varie posizioni del campo che, il più delle volte, sembravano strette o comunque non totalmente adeguate alle sue qualità tecniche.

Conosciuto dai tifosi tramite i vari video che lo immortalavano in repentini cambi di direzione ed ubriacanti dribbling con le maglie di Psv e della Nazionale messicana, il giovane esterno sembrava aver portato a Napoli la sua controfigura peggiore, perdendo la piena fiducia del tecnico: molte partite da subentrato, poche casacche da titolare e soprattutto sostituzioni anticipate per la scarsa incidenza sulla gara.

Non quello che ci si aspettava, dunque, dal secondo acquisto più oneroso della storia azzurra che in pochi mesi è passato da ‘colpaccio’ a ‘bidone’ di cui liberarsi.
Tutto fino all’arrivo di Gattuso.

Il tecnico ex Milan e Pisa ha immediatamente incontrato il parere favorevole della società a tenerlo ancora in squadra per tentare una nuova riformulazione, una rigenerazione di quello che molti critici avevano ormai già riposto nello scatolone dei ‘flop’ di mercato: detto fatto!

La seconda metà di stagione, fatta agli ordini di ‘Ringhio’, è stata solo un riscaldamento, un’anticipazione di quello che poi avrebbe realmente fatto – nel corso di questo inizio di stagione – l’attuale capocannoniere del Napoli.
Mica poco.

Schierato su entrambi i fronti dell’attacco azzurro sia quando la punta veniva fatta da Osimhen sia quando è subentrato Mertens, Lozano si è reso autore di prestazioni ben al di sopra della media sia quando la squadra vinceva e giocava bene (vedi la gara con la Roma), sia quando gli azzurri hanno subito e perso gare importanti (vedi contro Inter e Lazio).

Non solo goal (come detto) per lui, ma anche e soprattutto una straordinaria capacità di spaccare la partita: la sua continua ricerca della profondità e le sue funamboliche discese palla al piede stanno garantendo al Napoli finora sia la possibilità di ‘rompere’ le difese più rigide, sia quella di attrarre sul messicano l’attenzione delle retroguardie opposte ‘liberando’ spazi e marcature su uno degli altri quattro attaccanti.
Non è un caso, tra l’altro, che la maggior parte delle ammonizioni ricevute dalle altre squadre contro il Napoli siano figlie di goffi tentativi di terzini e centrali di rallentare o bloccare il messicano negli ‘uno contro uno’.

A ciò si deve necessariamente aggiungere il fattore decisamente più sorprendete di questo ‘Lozano-bis’. Gattuso ebbe a dire, sul finire della scorsa stagione, che <<sia Lozano che Politano sanno fare molto bene la fase offensiva ma, per come giochiamo, ho bisogno che imparino a fare anche quella difensiva. Devono coprire>>: detto fatto!

Giunti alla boa della prima metà di  stagione è ancora difficile trarre una conclusione sulla prima ‘vera’ stagione di ‘mister quaranta milioni’, ma sfogliando le formazioni che finora ha messo in campo Gattuso un dato è certo: lui c’è (quasi) sempre.
Un motivo ci sarà. Claro, no?

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