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Dinamismo e duttilità: il nuovo Napoli firmato Gattuso

4-3-3 o 4-2-3-1: questo è il dilemma. Gennaro Gattuso sta lavorando senza sosta per dare al suo Napoli un equilibrio che mancava ormai da troppo tempo. La squadra sembra seguirlo, il mercato di gennaio e questo attuale hanno dato vita ad una rosa dalle mille sfaccettature tecniche e tattiche. Con l’addio di Allan il centrocampo è attualmente formato da 5 giocatori più o meno simili fra di loro, con Demme ormai unico regista, vista la trasformazione di Lobotka in mezzala. Serve probabilmente qualcuno con un po’ di muscoli a fare da diga, soprattutto se si opta per un centrocampo a due con Mertens, solitamente, fra le linee in coppia con Osimhen. Indissolubile la difesa a 4 o, meglio, come definita dal mister 1 + 3 con l’esterno basso che scende sulla fascia. Le peculiarità del nuovo numero 9 si confanno per lo più con quest’ultimo schema di gioco, perché prima punta atipica e bravo a dialogare con i compagni.

La gara contro il Parma è stata un banco di prova poiché abbiamo assistito a due volti e a due modi di giocare in soli 90 minuti, con l’ausilio dei 5 cambi introdotti nell’era Covid-19 che, tutto sommato, rappresentano una novità positiva per chi ha una panchina lunga come il Napoli. Si è partiti con il classico 4-3-3 con l’ex LIpsia centrale e il trio Mertens-Insigne-Lozano schierati nel tridente. Nessun nuovo acquisto rispetto la precedente stagione e perciò si sono palesati i problemi gravi sotto porta ormai conosciuti, causati dall’incapacità dei piccoletti di creare palle gol pericolose fuori l’area di rigore ben protetta dai difensori crociati e i deficit fisici li penalizzano nei contrasti. Male Fabìan Ruiz e lo stesso Demme, inoperosi in una zona che, con quel determinato modo di giocare, ha un ruolo fondamentale, fungendo fa fulcro fra difesa e reparto offensivo. Diversa è stata la musica non appena ha tolto l’italo-tedesco sbilanciando con l’ingresso del numero 9 tutto il peso in attacco con il 4-2-3-1 che nella fase passiva si trasforma in 4-4-2. “Roma non è stata costruita in un giorno” e nemmeno il Napoli può essere già definito completo e con una identità precisa. Servirà tempo ed esperienza empirica per determinare l’ossatura partenopea, oggi in “work in progress” per il ritiro veloce e l’impossibilità di poter provare formazioni chiave visti gli avversari di livello molto inferiore testati finora.

Al Tardini Gattuso ha dato il via alla sua fase di sperimentazione, che non significa immobilità. Infatti dinamismo e duttilità saranno le parole chiavi, elementi che non sono mai stati il pezzo forte degli azzurri in passato. Oggi la crescita dell’ex Milan si vedrà proprio da queste scelte, le quali determineranno le sorti della stagione. Un lavoro tutt’altro semplice però importante. Studiare i giocatori che si affrontano, trovare i punti deboli e colpirli. Insomma al di là dei numeri, della valutazione tattica, gli azzurri dovranno essere capaci di non apparire libri aperti, bensì continue scoperte.

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