Come diventare arbitro di calcio? Il percorso non è immediato e far carriera non è per nulla scontato. La prima cosa da fare è iscriversi ad uno dei corsi tenuti ogni anno dall’AIA, l’Associazione Italiana Arbitri. L’iscrizione è gratuita e le lezioni si svolgono nelle sezioni presenti in ogni capoluogo di provincia o nelle città dove sono presenti almeno 40 arbitri.
Per potersi iscrivere al corso d’arbitri occorre avere dei requisiti obbligatori:
- cittadinanza italiana
- 15 anni compiuti e non avere superato i 35 nel momento dell’iscrizione
- titolo di studio della scuola dell’obbligo
- irreprensibile condotta civile e sportiva
- essere in possesso del certificato di idoneità alla pratica sportiva generica e della dichiarazione di attitudine specifica, che viene rilasciata dalla commissione medica arbitrale.
Una volta iscritti al corso, sono previste varie lezioni da frequentare in circa tre mesi. Al termine dell’apprendimento bisogna sostenere un esame scritto ed orale. Una volta superato, ci sono da effettuare i test fisici sullo scatto e sulla resistenza. Ottenuta l’idoneità, avviene l’affiliazione alla sezione presso cui si è sostenuto il corso.
Una volta ottenuto il patentino, si iniziano a dirigere le partite. Inizialmente si viene assegnati ai campionati giovanili minori. Ogni direttore di gara deve dirigere annualmente un numero minimo di gare e non mancare per più di quattro volte alle riunioni di sezione.
Nelle partite di competenza AIA, si inizia ad arbitrare dagli Esordienti. Le prestazioni di ogni arbitro sono giudicate da commissari speciali, che osservano le partite e danno una valutazione. A fine anno, in base ai giudizi emessi, si può ottenere la promozione.
Un arbitro impiega almeno dieci anni prima di poter ambire alle maggiori categorie. Solitamente la carriera dei direttori di gara dura fino ai 35 anni, ma con deroghe speciali si può andare avanti fino ai 45. Si può decidere anche di optare per la carriera da guardalinee, iniziando quindi il percorso da assistente di gara.